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Aiuti umanitari trasportati su cargo
coinvolti in traffici d’armi e droga in Africa

Seconmdo lo Stockholm International Peace Research Institute il 90% dei vettori coinvolti in trasporti di armi è stato utilizzato dalle ong per spedire aiuti
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Tra i cargo utilizzati per trasportare aiuti alle popolazioni colpite dallo tsunami nel 2004 c’erano anche aerei coinvolti nel traffico di armi in Africa. E’ solo la punta dell’iceberg di un fenomeno diffuso, sommerso e inquietante: tra il 2005 e il 2009 il 90% dei vettori coinvolti in trasporti di armi e altre merci illecite è stato utilizzato anche dalle ong per spedire aiuti umanitari nelle zone di crisi. Non solo, in alcuni casi armi e aiuti hanno addirittura viaggiato insieme. A denunciarlo è un rapporto del Sipri (Stockholm International Peace Research Institute), “think tank” fondato e finanziato dal parlamento svedese che dal 1966 si occupa di guerre dimenticate.

Onu, Ue e organizzazioni non governative si rivolgono a compagnie private per trasportare cibo e medicinali nelle aree più disastrate del pianeta, senza sapere (o facendo finta di non sapere) che le stesse prosperano sui traffici illeciti: trasportano non soltanto mitragliatori e pistole (l’80% arriva a destinazione via aria), ma anche diamanti sporchi e droga. “Servono 70 carichi umanitari per riparare i danni provocati da un aereo che trasporta armi”, ha spiegato Hugh Griffiths, uno degli autori del dossier. Proprio per gettar luce sul lato oscuro degli aiuti umanitari, il Sipri ha da poco lanciato ethicalcargo.org, un sito che prova a combattere i signori della guerra con l’arma della trasparenza.

Il portale offre agli operatori umanitari la possibilità di consultare un grande database contenente informazioni su tutte le compagnie cargo che si trovano a operare nelle zone calde. Bastano pochi clic per consultare la “fedina penale” del volo che si vuole affittare, e scoprire se in passato è stato coinvolto in operazioni illecite. L’obiettivo del Sipri è togliere di mezzo l’alibi del “non sapevamo”, onde spazzar via le zone grigie dell’ambiguità e favorire un comportamento “etico” in un settore inquinato da ipocrisie e contraddizioni. Il portale dispone anche di una hotline funzionante 24 ore su 24, cui gli operatori impegnati sul terreno possono rivolgersi per sapere se stanno per affidare i loro aiuti a un paio di ali sporche.

L’idea del Sipri è semplice: documenti alla mano, indirizzare le discussioni precontrattuali non solo sul prezzo ma anche sulla storia passata della compagnia. Ethicalcargo fornisce anche notizie riguardanti la sicurezza degli aerei utilizzati. Se un aereo della compagnia è precipitato in qualche posto dimenticato da Dio, il portale lo dice. Qualche esempio? Bluebird Aviation, un vettore utilizzato da Usaid e agenzie Onu, ha visto cadere quattro aerei in meno di cinque anni. In due occasioni a bordo c’era droga vegetale, il cosiddetto khat, diretta in Somalia.

Basterà un portale per favorire l’utilizzo di cargo “puliti”? Non è detto, perché la realtà è brutta, sporca e complessa. Spesso chi opera nelle zone di crisi umanitarie è costretto a prendere o lasciare, senza farsi troppe domande. Ma a volte bisogna avere il coraggio di darsi delle risposte.

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