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Minzolini, Craxi e il padrone delle televisioni

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La grande campagna mediatica per riabilitare Bettino Craxi prosegue. Dopo Gianni Minoli su Raidue ieri sera è stato il turno di Augusto Minzolini, il direttore del Tg1 che ha approfittato della sua poltrona per spacciare una falsa ricostruzione sulla carriera e la fine del leader socialista. Nessuno mette in discussione il diritto di Minzolini di dire quel che vuole (anche se un giornalista dovrebbe sempre basare le proprie considerazioni su dei fatti: in questo caso i conti esteri personali di Bettino). Ma l’ennesima sortita di Minzolini dimostra come in questo paese, su Craxi e su una ormai lunghissima serie di vicende, tutti i tg (con la fin troppo timida eccezione del Tg3) suonano il medesimo spartito. Il perché è evidente. Sia Rai che Mediaset hanno come editori dei politici. Mediaset risponde a Berlusconi, la Rai al parlamento dove Berlusconi ha una salda maggioranza e dove anche nel centrosinistra Craxi ha tantissimi estimatori. Per garantire la pluralità d’informazione e far si che le notizie non vengano nascoste o manipolate c’è, però, un un unico metodo. Avere più reti di proprietà di più editori, in reale concorrenza tra loro. Editori che abbiano un unico interesse: quello economico. Solo così, fermo restando le varie linee, i Tg alla lunga possono tornare a dire la verità, o almeno una parte della verità. Perché quello che sarà nascosto da un canale, troverà spazio su un altro. E alla fine saranno i telespettatori a decidere chi seguire. È esemplare in questo senso la vicenda di Annozero criticato da quasi tutta la Casta politica, ma sempre al vertice delle rilevazioni Auditel. Purtroppo in Italia il monopolio-duopolio sulle tv è quasi assoluto. Per questo i Minzolini hanno campo libero. Anche per questo la figura storica di Craxi è molto è più che discutibile. Se un unico imprenditore ha messo le mani sulle tv senza che nessuno facesse niente per fermarlo, almeno fino al 1992 è stata soprattutto colpa sua.

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