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Il giudice che non credeva in Tremonti

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A Milano c’è una signora di 61 anni che ha visto improvvisamente naufragare il sogno di presiedere la sezione fallimentare del Tribunale perchè è finita sotto inchiesta per abuso d’ufficio e tentata concussione. Si chiama Maria Rosaria Grossi e la sua storia è ampiamente raccontata oggi da Repubblica. In estrema sintesi, la nostra cara toga avrebbe legato la concessione di ricche consulenze tecniche alla garanzia di essere assunta tra due anni presso lo studio di un noto civilista milanese. Il particolare più fastidioso dell’intera vicenda è che il giudice amministrava un ricco patrimonio immobiliare – si parla di almeno 8 appartamenti – che poi affittava regolarmente in nero. La sua linea difensiva finora è stata quella di negare tutti gli addebiti, salvo ammettere “eventuali violazioni fiscali”.

Ora va bene che in Italia l’evasione fiscale non è praticamente reato, ma uno sport nazionale. Però fa una certa impressione vedere un giudice sottostimare così tanto la gravità del non pagare le tasse. In altri Paesi, un giudice simile si sarebbe già dimesso da un bel po’.

Poi, però, c’è un dettaglio di questa storia che fa quasi tenerezza: gli appartamenti affittati in nero erano tutti in Italia. Se la giudice avesse avuto più fiducia in Giulio Tremonti, li avrebbe comprati all’estero. E oggi, con lo scudo-condono, non dovrebbe neppure ammettere il peccatuccio fiscale. Resterebbe tutto anonimo, come si conviene a un sincero Stato di diritto.

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