Da un lato l’ordinanza del prefetto di Venezia Carlo Boffi “per l’immediata rimozione di ogni riferimento al fascismo contenuto in cartelli, manifesti e scritte” presenti all’interno dello stabilimento balneare Punta Canna a Chioggia. Dall’altro le parole del vice-sindaco pentastellato Marco Veronese, che dopo i controlli della Digos effettuati nella giornata di domenica parla di “spreco” delle “già risibili risorse di uomini della Polizia”, visto che quello del lido è a suo avviso solo una “questione folkloristica” e “un po’ borderline”.

Il day after della polemica scoppiata attorno al lido fascista di Chioggia vede da un lato la risposta del prefetto che nell’ordinanza ‘invita’ il proprietario Gianni Scarpa ad “astenersi dall’ulteriore diffusione di messaggi contro la democrazia” e rileva “il pericolo concreto ed attuale che la persistenza di tali comportamenti possa provocare esplicite reazioni di riprovazione e sdegno nell’opinione pubblica, così vivamente turbata, con conseguenti manifestazioni avverse e di riflesso, il rischio di turbative dell’ordine pubblico”.

Nel reportage pubblicato domenica da Repubblica, si dava conto delle decine di foto e poster di Benito Mussolini appese all’ingresso e all’interno dello stabilimento balneare, oltre a scritte e frasi fasciste e ai ‘comizi’ del titolare che si dichiara “anti-democratico”. L’imprenditore è stato denunciato dalla Digos, dopo che avrebbe confermato le sue dichiarazioni riguardanti “lo sterminio dei tossici, l’essere contro la democrazia e gli altri richiami legati al periodo del Ventennio”.

Ma secondo il vice-sindaco di Chioggia, che è guidato da una giunta del Movimento Cinque Stelle, “si sapeva che il titolare era un ‘personaggio’ con simpatie di destra, stravagante, eccessivamente goliardico, tutto qui”. E, ricordando di aver già dato mandato per verifiche riguardanti la concessione data allo stabilimento, sottolinea: “Ci sono cose più serie in cui impegnare le forze dell’ordine”, spiega, come ad esempio “il controllo degli abusivi in spiaggia al quale la polizia locale non riesce a far fronte”.

“Certo, qualcuno ravvede il reato di apologia del fascismo, ma è una questione folkloristica, un po’ borderline, di cui nessuno tra i turisti, che credo non siano tutti di destra, e i residenti non si lamentano”. “Se dalle indagini si prefigurano reati – ha concluso – prenderemo i provvedimenti necessari anche quello della revoca”.

Nel corso del pomeriggio di lunedì, Veronese ha specificato: “Ho condannato gli atti compiuti dal gestore, quella della nostra amministrazione è una condanna politica, perché qui siamo davanti a un reato, quello di apologia del fascismo che non possiamo non condannare”. Poi nega di aver utilizzo il termine “folkloristico o goliardico” per definire il comportamento del gestore della spiaggia. E nello stesso comunicato del sindaco Alessandro Ferro si sottolinea che l’amministrazione condanna “fermamente la condotta del titolare del bagno incriminato. Nel rispetto e nella tutela di tutte le altre attività del territorio che operano in maniera eccellente e contribuiscono a rendere Chioggia una delle spiagge più amate del Veneto, vanno presi provvedimenti immediatamente”.

Aggiornato dalla Redazione Web alle 16.18 del 10 luglio

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