Il “gioco” che aveva lanciato sui social aveva spinto al suicidio moltissimi adolescenti, ma Philipp Budeikin, lo studente russo che ha inventato il Blue Whale, non prova rimorso: “Non sono pentito di ciò che ho fatto, anzi: un giorno capirete tutti e mi ringrazierete”. Budeikin, studente di psicologia di 22 anni, è stato arrestato e si trova ora in carcere a San Pietroburgo, da dove spiega con agghiacciante lucidità la ragione del suo gioco: “Ci sono le persone e gli scarti biologici. Io selezionavo gli scarti biologici, quelli più facilmente manipolabili, che avrebbero fatto solo danni a loro stessi e alla società. Li ho spinti al suicidio per purificare la nostra società”.

Il gioco, che letteralmente significa “Balena Blu”, esiste dal 2013, ma si è imposto all’attenzione mediatica solo di recente: il 14 maggio il programma Le Iene gli ha dedicato un intero servizio, che ha suscitato allarme e sconcerto negli spettatori. Le vittime del gioco venivano reclutate attraverso VKontakte, il più popolare social network russo: solitamente adolescenti, particolarmente isolati e vulnerabili. Chi entrava nel gioco riceveva degli “ordini” da eseguire per 50 giorni: col passare dei giorni le sfide diventavano sempre più cruente e pericolose. Si cominciava con la modifica del ritmo sonno-veglia, imponendo sveglie alle 4 del mattino, poi maratone di film dell’orrore, allo scopo di destabilizzare emotivamente i giocatori. Niente in confronto all’uccisione di un animale (con tanto di prova fotografica) o alle prove che includevano il procurarsi dolore, tagliandosi le vene: sui social circolano le foto della sagoma di una balena incisa con le lame sul braccio. E infine, l’ultimo giorno, quando ormai il controllo sui giocatori era pressoché totale, l’ultima prova: trovare l’edificio più alto in città, salire sul tetto e lanciarsi nel vuoto.

Così lo scorso febbraio sono morte Yulia Konstantinova e Veronika Volkova, due studentesse di 15 e 16 anni. Così è morta Angelina Davydova, una ragazzina di soli 12 anni, che si è gettata da un palazzo il giorno di Natale del 2015. A Philipp Budeikin sono stati ricondotti direttamente i suicidi di 16 studentesse, ma solo in Russia si contano almeno 130 suicidi di adolescenti riconducibili al gioco, stando a quanto riportano i tabloid inglesi che hanno dato la notizia dell’arresto, come il Sun e Metro.co.uk.

Uscire dal gioco? Impossibile. Il Metro.co.uk riporta le parole di Anton Breido, ufficiale del Comitato investigativo russo che si sta occupando del caso: “Budeikin sapeva molto bene come raggiungere il suo scopo, da quando ha cominciato nel 2013 ha perfezionato le sue tecniche”. La chiave del gioco era far sentire apprezzati e importanti adolescenti depressi e confusi, che trovavano nelle sfide un senso di gratificazione, seppur perverso. “Ho fatto morire quelle adolescenti, ma erano felici di farlo” ha commentato lo studente, che in carcere continua a ricevere lettere d’amore dalle ragazzine adescate su VK. “Per la prima volta avevo dato loro tutto quello che non avevano avuto nelle loro vite: calore, comprensione, importanza”. Il rischio di emulazione è altissimo, avvertono gli psicologi e visto il contagio virtuale, nessuno Paese può considerarsi immune dal Blue Whale.

 

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