Tutti giurano: basta polemiche. E invece anche quest’anno il 25 aprile non riesce a essere il giorno della festa di tutta la nazione. Come annunciato, ci sono due cortei separati a Roma: uno dell’Anpi e uno della Brigata Ebraica e lo scambio dialettico a distanza non si ferma. A Milano, invece, sono volati insulti al Campo X del Cimitero Maggiore, dove sono sepolti alcuni combattenti della Repubblica di Salò: da una parte le urla di alcuni esponenti dell’ultradestra come “assassini e codardi” accompagnati anche da saluti romani, dall’altra il coro “Ora e sempre Resistenza”. Momenti di tensione che non sono degenerati anche grazie all’intervento delle forze dell’ordine. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, invece, ha deciso di celebrare la Festa della Liberazione a Carpi: nel pomeriggio visiterà il campo di concentramento di Fossoli, dove i fascisti raccoglievano i prigionieri da tutta Italia per poi inviarli ai lager nazisti. 

La giornata si è aperta con il ricordo istituzionale al Vittoriano: il presidente Mattarella e il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni hanno depositato una  corona all’Altare della patria. La sindaca di Roma Virginia Raggi invece ha aperto le celebrazioni dal Forte Bravetta, periferia sud ovest della città, e ha deciso di partecipare, insieme ai rappresentanti della Regione Lazio, a entrambe le manifestazioni: quella dei partigiani e quella della comunità ebraica. Cosa che invece non farà il Pd: secondo il presidente nazionale Matteo Orfini, infatti, l’appuntamento dell’associazione dei partigiani è “divisiva” e quindi il partito non parteciperà.

I cortei a Roma sono dunque due e il motivo della rottura è quello di tutti gli anni: la presenza alla manifestazione Anpi di associazioni e militanti filo palestinesi. Secondo gli eredi della Brigata Ebraica, che combatté in modo determinante per la liberazione di Roma dal nazifascismo, non è possibile sfilare insieme a quelli che hanno definito i diretti discendenti delle posizioni del Gran Muftì di Gerusalemme Amin al Husseini che all’epoca sostenne Hitler e Mussolini nell’operazione partita con le leggi razziali e finita con i campi di sterminio, fino a facilitare il reclutamento di musulmani in alcune formazioni delle Waffen-SS e dell’esercito italiano. Va detto che, al contrario, una notevole parte delle rappresentanze palestinesi ha cercato a lungo di avversare queste idee. “Qui non si tratta di dividere – spiega la presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello – ma riconoscere ciò che è stato, non voler tradire e non voler ricostruire e rivedere o peggio svilire ciò che è stato. La memoria è una e una sola, e a quella dobbiamo rifarci. Qui non si tratta di essere divisi: si tratta di fare delle scelte. Noi l’abbiamo fatta. Dal nostro punto di vista qui a Roma la scelta non è stata fatta da altri”. Il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, da parte sua,  vorrebbe “che questa fosse l’ultima manifestazione che si fa in questo modo. Vorrei che il prossimo anno si torni tutti quanti a fare la manifestazione insieme”.

Non drammatizza il presidente dell’Anpi di Roma Fabrizio De Santis: “E’ una bellissima giornata con un grandissimo spirito unitario per chi c’è e per chi non c’è. Noi restiamo unitari, è la nostra storia, la nostra cultura, la nostra speranza per il nostro avvenire”. Per il presidente dell’Anpi di Roma il messaggio che parte dal corteo che arriverà a Porta San Paolo è che “i valori della Resistenza e della lotta di liberazione hanno radici profonde nel nostro Paese. Oggi, insieme ai partigiani, la piazza è piena di giovani con spirito unitario, è una piazza senza polemiche, una piazza di festa che ricorda la Resistenza e che si muove per la pace e per l’applicazione integrale della Costituzione ed anche perché venga riconosciuta alla città di Roma la medaglia d’oro per i fatti della Resistenza”. Tra i molti spezzoni che compongono il corteo, c’è anche una folta rappresentanza degli studenti delle scuole medie.

Il Pd anche oggi ribadisce la propria posizione, con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi: “Oggi è il giorno della Liberazione e nessuno ha diritto di inserirci significati diversi, il 25 aprile è la festa della Liberazione, della memoria e non delle divisioni. E chi pensa che tenere fuori la Brigata Ebraica dalle celebrazioni del 25 aprile nega la verità e la storia“. La Boschi aggiunge che “non c’è nessuna giustificazione dell’attualità geopolitica per consentire di scalfire il valore del 25 aprile, questo non perché il nostro Paese non ha una posizione, ha una posizione da sempre: due popoli, due Stati. In un’epoca in cui molti Paesi negano ad Israele il diritto di esistere, noi diciamo che non solo ha il diritto di esistere ma il dovere”.

A Genova da piazza Matteotti si sono levati fischi all’indirizzo del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. Toti ha ricordato la figura di Sandro Pertini e ha sottolineato che “dobbiamo essere grati ai giovani che sono morti per permettere a tutti di esprimere idee anche molto diverse. La nostra Costituzione ha garantito il quadro e la cornice in cui poter esprimere le proprie idee”. Ma le proteste della piazza sono state subito stigmatizzate dal presidente nazionale dell’Anpi Carlo Smuraglia: “Fischi e commenti negativi sono sbagliati” ha detto prendendo la parola dal palco. “Oggi – ha detto – dobbiamo esigere che tutti partecipino liberamente a questa festa della Liberazione”.

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