(la prima parte)

Non si stava meglio quando si stava peggio. Che sarà mai il morbillo? Ce lo siamo presi tutti da piccoli e mi ricordo quanto ero buffo pieno di puntini rossi. A parte il fatto che io il morbillo me lo sarei volentieri evitato, smettetela di frugare nella scatola dei ricordi. Il morbillo non è una buffa malattia della nostra infanzia ma una patologia che secondo l’Oms miete circa 140.000 vittime l’anno, quasi tutti bambini sotto i cinque anni e può complicarsi con polmonite (1 caso su 20), encefalite (1 su 2000 casi) o morte (1 su 3000 casi). Prima del vaccino ogni anno morivano negli Usa oltre 400 bambini per questa malattia, scomparsa grazie alla vaccinazione dal 2000 al 2013, tranne in casi importati. Eppure ci sono tantissimi siti dove si elargiscono consigli su come curare il morbillo in modo naturale, addirittura con i fiori di bach e prodotti simili.

Altro esempio: nel 1998 in Inghilterra si verificarono circa 1500 casi di meningococco C. Nel 2008, dopo dieci anni di vaccinazione a tappeto, i casi sono stati 14. In Olanda la vaccinazione a tappeto è iniziata nel 2001 e i casi in soli 4 anni sono passati da 276 a 4. Ripeto, vi sembra poco? Un altro mito da sfatare è quello secondo cui è meglio prendere la malattia naturale piuttosto che vaccinarsi. Anche in questo caso la cosa migliore è ragionare su basi scientifiche e statistiche. I dati a confronto ci dicono, ad esempio, che l’infezione naturale da Hib (Haemophilus Influenzae di tipo b) provoca mortalità dal 3% al 6% dei casi, mentre gli effetti collaterali del vaccino sono reazioni allergiche, convulsioni, sincope e altri effetti in meno di un caso su 10mila. Ve la sentireste di correre questo rischio?

Vaccini e autismo. Ovvero come prendere una malattia di cui ancora non si conoscono dettagliatamente le cause, fare leva sul dolore profondo di genitori sprofondati in un baratro, strumentalizzarlo e lucrarci sopra. Niente di più facile. La tesi che la vaccinazione Mpr (Morbillo-Parotite-Rosolia) potesse essere associata ad autismo è stata sollevata verso la fine degli anni Novanta dal gastroenterologo inglese Wakefield che pubblicò su Lancet un articolo intitolato “Ileal lymphoid-nodular hyperplasia, nonspecific colitis, and pervasive developmental disorder in children”. Potrei farvela breve dicendovi di quando si scoprì che era una vera e propria truffa: Wakefield era stato pagato per alterare i risultati al fine di supportare una serie di cause giudiziarie intentate da un avvocato contro le case farmaceutiche produttrici dei vaccini. Inoltre si scoprì che Wakefield aveva brevettato un sistema di vaccini separato per sostituire il trivalente che aveva additato come causa dell’autismo. Sappiate comunque che nel 2010, il Gmc (British General Medical Council) lo ha riconosciuto colpevole di una trentina di capi d’accusa, tra cui disonestà e abuso di bambini con problemi di sviluppo, e radiato dall’Ordine dei medici. Il suo studio su Lancet è stato ritirato.

Il bene comune e l’immunità di gregge. Nessun vaccino è efficace al 100% e proprio per questo è necessario vaccinare tutti i bambini inducendo quella che si chiama immunità di gregge: in questo modo saranno protette anche tutte quelle persone che non possono ancora vaccinate (i bambini immunodepressi, persone affetti da gravi patologie, i malati di tumore più esposti di altri al contagio). In questo caso, la loro salute dipende dalla comunità che li circonda. La percentuale di vaccinati che garantisce la migliore protezione a tutta la popolazione deve essere superiore al 95%, come indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Per questo la vaccinazione dei soggetti sani è una responsabilità collettiva.

Vaccinarsi non è una scelta che attiene solo alla sfera individuale, perché la salute pubblica è un bene comune. Il pericolo che si cerca di scongiurare rendendo obbligatorie le vaccinazioni per i bambini dei nidi è quello di impedire la riduzione della cosiddetta “immunità di gregge”, tutelare chi non può ancora essere vaccinato e scongiurare la ricomparsa di malattie già debellate. Una recente sentenza del Tar del Friuli Venezia Giulia, nel respingere il ricorso presentato da alcune famiglie, ha evidenziato che “non è in discussione la potestà genitoriale, ma come quest’ultima deve cedere il passo all’interesse comune. L’iscrizione a un asilo comporta di necessità la convivenza dei bambini in un ambiente ristretto, per cui la mancanza di vaccinazione si ripercuoterebbe sulla salute degli altri, anche quelli con particolare debolezze e fragilità immunitarie” per cui “il pur rispettabile e tutelabile interesse individuale deve regredire rispetto all’interesse pubblico, in particolare ove si tratti di tutela della salute”.

Le recenti proposte di legge questo ci dicono: non obbligano i genitori a vaccinare i bambini, li obbligano a farlo solo se frequentano uno spazio di convivenza come il nido, a tutela dell’interesse comune, della salute pubblica e di tutti coloro che non possono essere vaccinati. Vi sembra una limitazione nella libertà? La stessa cosa potrebbero dirlo i genitori dei bambini immunodepressi, che in presenza di tanti bimbi non vaccinati non potrebbero iscriverli al nido.

Articolo Precedente

Terremoto, la sofferenza degli allevatori e dei loro animali. ‘Gelo, stalle crollate e troppa burocrazia. Aiuti o andiamo via’

next
Articolo Successivo

Sharing Economy, ecco come funziona un home restaurant. Ma chi lo fa di mestiere non ci sta: “Modo furbo di guadagnare”

next