Avrebbe costretto un albergatore, sotto indagine ad Aosta, a rifornirsi per 70mila euro di prodotti venduti dall’imprenditore caseario. Solo che quest’ultimo era stato messo sotto inchiesta per ‘ndrangheta dalla Dda di Torino. E’ il quadro da cui è scaturito l’arresto ai domiciliari, ieri, del procuratore capo facente funzioni di Aosta, Pasquale Longarini, e del titolare del Caseificio valdostano Gerardo Cuomo, mentre una terza persona è indagata. Gli inquirenti milanesi, competenti sui reati attribuiti ai colleghi aostani, ora stanno indagando per capire quali vantaggi possa aver tratto Longarini dal rapporto con Cuomo. Negli atti figurerebbe, tra le altre cose, una vacanza in Marocco non pagata dal magistrato. Le indagini si concentrano dunque sui rapporti amicali e d’affari tra due.

L’accusa di “induzione indebita a dare o promettere utilità” è nata dalla trasmissione ai magistrati del capoluogo lombardo di una nota della Procura generale di Torino (con allegata anche una nota del precedente procuratore di Aosta). Dalle indagini, coordinate dal procuratore aggiunto di Milano Giulia Perrotti e dal pm Roberto Pellicano, è emerso poi, e proprio a seguito della trasmissione degli atti da Torino, che Longarini avrebbe informato l’amico imprenditore Cuomo di un’ inchiesta aperta dalla Dda torinese nella quale il titolare del Caseificio Valdostano era intercettato. Un filone di quell’inchiesta sulla ‘ndrangheta, tra l’altro, era stato anche già trasmesso ad Aosta e per questo Longarini ne sarebbe stato a conoscenza.

Nell’ordinanza a carico del magistrato, firmata dal gip di Milano Giusi Barbara, si giustifica la necessità della misura cautelare con i pericoli di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio. Gli interrogatori di garanzia dei due arrestati, da quanto si è saputo, dovrebbero tenersi a Milano e non prima di giovedì prossimo.

“Le indagini hanno consentito di accertare come a fronte di questa sollecita disponibilità nei confronti dell’amico imprenditore, Longarini abbia ricevuto dallo stesso, oltre a forniture di prodotti caseari, quantomeno favori se non delle vere e proprie remunerazioni, come nel caso del viaggio in Marocco”, scrive il gip del Tribunale di Milano nell’ordinanza di custodia cautelare. Un viaggio, dal 13 al 15 settembre scorsi, in compagnia dello stesso Cuomo e di un ltro imprenditore. In cambio di che cosa? “Abusando della sua qualità di pubblico ministero”, continua il gip, “Longarini ha indotto Sergio Barathier (socio titolare di riferimento dell’Hotel Royal Golf di Courmayeur, ndr), indagato per reati fiscali e riciclaggio in un procedimento assegnato allo stesso Longarini, a concludere con Gerardo Cuomo, a lui legato da solidi rapporti di amicizia ed assidua frequentazione, un contratto di fornitura di prodotti alimentari per l’hotel e ad effettuare ordini di prodotto”. Un affare che ha portato “allo stesso Cuomo un’utilità nell’ordine di 70-100.000 euro all’anno”.

“E naturale che se in quel modo potevo fare un favore al Pm che mi aveva sotto indagine non mi sarei sottratto, come ho fatto”, ha messo a verbale Barathier, ammettendo di aver “ripreso in considerazione” la proposta dell’imprenditore “soltanto perché sollecitata da Longarini” mantenendo comunque la “convenienza per la società “.

Quanto all’imprenditore Cuomo, il legame con Longarini è emerso dall’indagine antimafia che ha dato origine al caso. Dalle intercettazioni, i carabinieri hanno evidenziato contatti con personaggi ritenuti esponenti della ‘ndrangheta, in particolare con il pluripregiudicato Giuseppe Nirta. Nel corso di un’intercettazione ambientale tra Di Donato e Strati, “due soggetti che consideriamo ‘ndranghetisti di vertice” – hanno riferito i carabinieri agli inquirenti, si legge sempre nell’ordinanza – “Strati si lamentava in dialetto del fatto che Longarini ‘era in stretta con tutti’ ma non aveva aiutato lo stesso Strati in un processo”. L’inchiesta era scaturita da un’indagine dei carabinieri coordinata dalla Dda di Torino “in merito alla presenza di esponenti di un gruppo criminale ‘ndranghetista nella regione Val d’Aosta” da cui “era emerso quale soggetto di interesse investigativo anche il noto imprenditore locale Gerardo Cuomo, titolare della ditta Caseificio valdostano”.

Le intercettazioni alle utenze del procuratore facente funzioni, continua il gip Barbara, “hanno poi consentito di verificare come lo stesso svolga le sue funzioni di pubblico ministero presso la Procura di Aosta in modo che appare quantomeno disinvolto e inopportuno, dando suggerimenti ai suoi interlocutori, con in quali intrattiene rapporti confidenziali, su come comportarsi o che strategie processuali adottare nell’ambito di procedimenti penali iscritti presso quell’ufficio giudiziario ed assegnati allo stesso Longarini o ai suoi colleghi in un intreccio di rapporti che certamente dovrà essere approfondito dagli inquirenti”.

Le indagini dovranno approfondire i rapporti fra il magistrato e altri impreditori che ne siano risultati avvantaggiati, compreso “Claudio Leo Personettaz (anch’egli partecipe alle spese del viaggio nel Maghreb), Francesco Muscianesi (autore dei due bonifici bancari per complessivi 45 mila euro) e/o di altri soggetti indirettamente intercettati, in cambio di qualche utilità per sé o per altri”.

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