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Sbandati, un mare di tristezza senza capo né coda. E il cast sbagliato

L'idea era buona, ma l’esperimento di Gigi & Ross è fallito miseramente. Portare anche in Italia il programma francese che mastica e rimastica quello che va in onda va bene, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare e il risultato è tutt'altro che gradevole

di Domenico Naso

La televisione è una cosa seria? Sì e no. Sì, perché dietro ogni programma, anche il più stupido, c’è uno sforzo produttivo, un numero anche cospicuo di gente che ci lavora, un progetto. No, perché gran parte di quello che vediamo in tv è intrattenimento, cazzeggio puro, e come tale va trattato, senza prenderlo (e prenderci) troppo sul serio. L’idea di portare anche in Italia “Touche pas à mon poste!”, trasmissione francese che mastica e rimastica quello che va in onda in tv e lo commenta con scanzonato umorismo, era dunque un’ottima idea. È così che è nato Sbandati, in onda il martedì in seconda serata su RaiDue, condotto da Gigi & Ross.

Ma tra il dire e il fare, soprattutto in tv, c’è di mezzo il mare. Un mare di tristezza, nel caso specifico, perché il risultato è tutt’altro che gradevole. Volevano fare la versione ironica di TvTalk, è venuta fuori una roba senza capo né coda che non analizza un bel niente di quello che è andato in onda durante la settimana e, cosa ben più grave, è tutto scritto, dall’inizio alla fine. Ogni battuta, ogni frase detta in studio da conduttori e “panelist” (tra cui Giulia Salemi, la smutandata di Venezia, e Matteo Bordone) è recitata, peraltro malissimo, a costruire un dialogo fasullo, facilmente smascherabile anche da chi non mastica molta tv.

Gigi & Ross sono comici, non conduttori, e presentano Sbandati come se fossero ancora a Made in Sud (un programmaccio che, quantomeno, aveva il merito di portare a casa risultati ottimi all’Auditel). Continui sketch costruiti a tavolino, alcuni (pochissimi) persino gradevoli, molti altri fastidiosi, che lasciano basiti per la pochezza di scrittura. Scherzare sulla tv si può e si deve. Ma innanzitutto si deve saperlo fare. Il paragone con TvTalk, ma anche con Scorie e Mai dire tv, è impietoso. I panelist affrontano l’argomento tv con una spocchia che non fa per niente ridere, non è acuta, non è provocatoria. Di tv non sanno un benemerito nulla. I presenti in studio ignorano completamente la televisione e ripetono a pappagallo solo quello che qualcun altro ha affidato loro. Non c’è approfondimento, neppure in chiave ironica, non c’è un’idea innovativa. In un’ora e mezza di trasmissione, sicuramente per colpa nostra, non siamo riusciti a trovare un momento godibile, interessante, anche solo scanzonato e caciarone.

È un peccato, perché l’idea era buona e poteva essere realizzata meglio. Anche perché un contraltare ironico all’impeccabile (e imperdibile, per chi ama il piccolo schermo) TvTalk poteva funzionare eccome. L’esperimento è fallito miseramente per una serie di ragioni. Innanzitutto è sbagliato il cast: a parte Bordone e Velia Lalli, che almeno mostrano una certa, pur inefficace, spontaneità, gli altri panelist fanno il compitino, il minimo sindacale, e nemmeno con grandi risultati. Se vuoi sfottere la tv, la tv la devi saper fare. Per qualche dritta in merito, citofonare Gialappa’s Band.

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