Uno stand piazzato tra i banconi di legno con gli spiedi per la porchetta e i gazebo che pubblicizzano – a caratteri cubitali – “l’Italia che dice “.  C’è anche un po’ di Romania alla Festa dell’Unità che il Pd ha organizzato per la prima volta in Sicilia, a Catania. Un pizzico di Europa dell’Est nella splendida cornice di villa Bellini, che, però, parla con uno spiccato accento della provincia di Enna. Sì, perché quello stand a pochi passi dal palco che il prossimo 11 settembre ospiterà l’intervento del premier – segretario Matteo Renzi, altro non è che lo spazio espositivo della facoltà di medicina dell’Università Dunarea de Jos di Galati, Romania. O meglio della sua filiale italiana, aperta un anno fa ad Enna da Mirello Crisafulli, l’ex senatore del Pd cancellato dalle liste per le politiche del 2013 perché considerato “impresentabile.

L’università rumena alla festa del Pd – È qui che l’ex parlamentare dem sponsorizza i corsi di medicina in lingua rumena aperti al centro della Sicilia, che gli sono già costati un’inchiesta per abuso d’ufficio e invasione di edificio pubblico e un’indagine (che coinvolge anche il ministro dell’Interno Angelino Alfano) per lo spostamento dell’ex prefetto di Enna, Fernando Guida. E poco importa se nel novembre del 2015 il sottosegretario Davide Faraone, luogotenente siciliano di Renzi e massimo organizzatore della kermesse democratica, annunciava sicuro: “Quei corsi non devono né possono partire, chiediamo l’intervento del prefetto”. Niente da fare. Nel luglio scorso, infatti, il tribunale di Caltanissetta ha respinto il reclamo con cui il ministero dell’Istruzione chiedeva “l’immediata interdizione alla prosecuzione dell’attività didattica” dell’ateneo, dando di fatto ragione all’università rumena di Crisafulli. Che adesso, tramite il suo Fondo Proserpina – partner dell’ateneo di Galati – ha affittato uno stand nel cuore della manifestazione simbolo del Pd.

Lo stand del paradosso – Una kermesse che – sbarcando per la prima volta in Sicilia – non poteva evidentemente rinunciare al più estremo dei paradossi: mentre sul palco si alterneranno gli interventi del ministro Stefania Giannini e del sottosegretario Faraone, nemici giurati della facoltà di medicina rumena a Enna, Crisafulli sponsorizzerà le iscrizioni al medesimo ateneo dal suo stand piazzato a pochi metri di distanza. “Quanto lo abbiamo pagato? Assai”, dice l’ex impresentabile a Repubblica, spiegando che tra i banconi della festa dell’Unità lui “si sente ancora a casa”.

Il referendum e Cardinale, l’uomo cerniera – Ma non solo. Perché nella comparsa di Crisafulli alla manifestazione del Pd con tanto di stand c’è anche chi vede anche un significato diverso rispetto alla semplice propaganda dell’univesità rumena. La convention organizzata dai dem in Sicilia, infatti, arriva proprio alla vigilia di una campagna elettorale che si preannuncia infuocata: quella per il referendum Costituzionale. L’esito per il governo è assolutamente incerto se è vero che nelle scorse settimane Renzi è arrivato ad ammettere pubblicamente di aver “sbagliato” a personalizzare troppo il voto, provando poi a fare marcia indietro persino sulle ormai note dimissioni annunciate in caso di vittoria del “no”. In questa situazione, insomma, i voti di una Regione grande e strategica come la Sicilia rischiano di diventare fondamentali. Renzi lo sa e lo sa ancora meglio il fido Faraone, che ha dedicato l’estate a preparare il terreno per la campagna elettorale referendaria. Sono diversi i comitati per il Sì che il sottosegretario all’Istruzione ha inaugurato, molti dei quali nati grazie alla spinta all’ex ministro Salvatore Cardinale, creatore di una lista-fai-da-te – Sicilia Futura – che si comporta da alleata del Pd, nei giorni pari, e da “corrente esterna” ai dem, in quelli dispari. Ex esponente del governo D’Alema, oggi vicinissimo al sottosegretario Luca Lotti, Cardinale è l’uomo cerniera che in Sicilia unisce gli storici ras del centrosinistra ai renziani moderni.

Il corteggiamento di Mirello – E infatti è stato proprio Cardinale a invitare Faraone, nella prima metà di agosto, a un pranzo con gli esponenti di Sicilia Futura, programmato casualmente ad Enna. Ospite d’onore all’ora del caffè? Ma ovviamente il padrone di casa, e cioè lo stesso Crisafulli, protagonista in passato di infuocati botta e risposta con renziani di ogni risma e livello (fu attaccato persino dal regista Pif durante una Leopolda). Al referendum, Mirello dovrebbe votare – e far votare – “no”, insieme all’altro dalemiano storico di Sicilia, e cioè Angelo Capodicasa, l’ex governatore che insieme a una manciata di parlamentari dem si è già espresso ufficialmente contro la riforma costituzionale. Per Crisafulli, però, il condizionale è d’obbligo: le visite di Faraone a Enna (voci interne al Pd raccontano di un altro “appuntamento” programmato sempre da Cardinale) sono per caso un tentativo di “corteggiamento” per trasformare in “sì” i migliaia di voti che Mirello è ancora capace di fare riversare alle urne dai suoi elettori? Il corteggiato, sornione, interrogato sul tema smentisce, ma non troppo. “Volete sapere se Faraone mi ha chiesto i voti per il referendum? Ma no, assolutamente no”, diceva Crisafulli al fattoquotidiano.it qualche settimana fa. “Con Faraone – ammetteva – ci siamo incontrati, ma abbiamo parlato di altro, non di politica e neanche di referendum: io ormai mi occupo di istruzione, università”. Come Faraone del resto. E infatti adesso Mirello è intento a promuovere il suo ateneo rumeno alla Festa dell’Unità di Catania. Sullo sfondo i maxi cartelloni recitano, netti e sicuri: l’Italia che dice sì. Senza alternative.

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