L’avviso conclusa indagine lo accusa di aver dimenticato di acquisire al Comune di Agropoli appartamenti confiscati in cambio del sostegno elettorale dei proprietari di quei beni, un clan criminale a conduzione ‘familiare’ che avrebbe continuato di fatto a disporne. E’ la nuova tegola giudiziaria piombata sul capo del sindaco Pd di Agropoli Franco Alfieri, da poche settimane promosso consigliere del Governatore della Campania Vincenzo De Luca per la caccia, pesca e agricoltura, settori per i quali è una sorta di ‘assessore ombra’ (De Luca ha tenuto per sé le deleghe), con possibilità di manovra su un fondo europeo per lo sviluppo rurale di 1 miliardo e 800 milioni di euro. Prosciolto per prescrizione nel processo di Salerno sulla corruzione negli appalti dell’amministrazione provinciale (fu assessore ai Lavori Pubblici della giunta Villani), imputazione che lo aveva relegato al ruolo di ‘impresentabile’ alle ultime elezioni regionali, Alfieri deve ora difendersi a Vallo della Lucania. Come riporta il quotidiano ‘La Città di Salerno‘, il procuratore capo Giancarlo Grippo ha chiuso il cerchio dell’inchiesta sulla mancata esecuzione della confisca di tre appartamenti alla famiglia Marotta, detti gli ‘zingari’.

I Marotta avrebbero continuato a fruire di quelle case nonostante l’assegnazione dell’Agenzia dei beni confiscati al Comune di Agropoli retto dal sindaco Pd più votato del Cilento. Secondo gli inquirenti, gli appartamenti erano rimasti nella disponibilità dei Marotta in cambio del sostegno elettorale ad Alfieri della folta e variegata comunità rom di Agropoli. La scoperta avvenne in maniera causale: i finanzieri del Gico andarono ad eseguire un nuovo provvedimento di sequestro su quei beni immobili e si accorsero che il vecchio provvedimento non era stato compiuto. Ed in una di queste case, sarebbe stata persino portata a termine una pratica di condono edilizio. Alfieri è indagato insieme a tre funzionari comunali. Per questa vicenda a dicembre è stato condannato in primo grado dalla Corte dei conti a risarcire 40.000 euro di danno erariale. La sentenza non è definitiva.

L’avviso notificato nei giorni scorsi mette la parola fine a un’inchiesta iniziata dalla Dda di Salerno, sul presupposto della ‘mafiosità’ dei Marotta. Ma nel 2014 il Tribunale per le Misure di Prevenzione ha sancito che i Marotta sono un gruppo criminale familiare ma senza connotazioni camorristiche. La Dda ha raccolto questa indicazione e ha trasmesso il fascicolo a Vallo della Lucania, la procura competente su Agropoli e il territorio cilentano. Gli avvocati degli indagati perorano la tesi del disguido burocratico: mancate comunicazioni tra gli uffici. Hanno venti giorni di tempo dalla notifica per rafforzarla attraverso interrogatori o memorie difensive. Poi l’ultima parola sulla richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione spetterà alla Procura.

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