Ieri mattina, sul sito di Charlie Hebdo appariva la scritta “Danger”, “Pericolo”, parola premonitrice non della strage di qualche ora più tardi, ma della precaria condizione finanziaria del settimanale satirico (comune alla stampa più piccola e più libera) costretto a chiedere aiuto ai propri lettori. La stupida ferocia dei terroristi inneggianti e bestemmianti il Profeta fa sì che dalle ore 11 di mercoledì 7 gennaio 2015, Charlie Hebdo sia diventato il giornale più importante del mondo.

E che il blitz sanguinario che avrebbe dovuto uccidere quella testata insieme ai suoi giornalisti (“Charlie Hebdo è morto” gridavano stoltamente gli assassini) abbia avuto l’effetto diametralmente opposto con milioni di persone che in queste ore diffondono un tweet globale: “Je suis Charlie Hebdo”. A che prezzo, si dirà. Certo, il prezzo della stupidità. Che, attenzione, nella capacità di fare danni sviluppa una potenza di fuoco gigantesca, trasversale e interplanetaria tanto che parafrasando la storica frase, oggi si potrebbe ben dire: “Coglioni di tutto il mondo unitevi”.

Vogliamo parlare del governo francese che pur sapendo da anni come quella redazione fosse sotto tiro, la faceva piantonare da due poveri poliziotti annientati in pochi secondi? E la ridicola apparizione del presidente Hollande, andato a perlustrare il luogo del macello quando di lui non c’era più bisogno?

E cosa dire dell’album delle figurine nostrane che adesso straparlano (Maroni) chiedendo l’impossibile e inutile chiusura delle frontiere, o delle patetiche ministre (Boschi) spedite in Parlamento a dire due paroline in croce di cordoglio? Oddio, e chi ci libererà delle tenzoni anti e pro Islam, di chi nulla sa e che già ammorbano i salotti televisivi dove si evoca la fine del mondo occidentale e si regolano conti con gli arabi del piano di sotto?

E veniamo a quelli che sparano, tre tagliagola armati che hanno tranquillamente ammazzato dodici persone, ferendone otto, senza essere disturbati e diventati per questo, nella stupidità mediatica imperante, gli eroi malvagi di una “geometrica potenza di fuoco” (che le Br dovrebbero sporgere querela). Qualche giorno fa, un esperto inglese ha definito i volontari andati a ingrossare l’esercito dell’Is, “degli sfigati”. E ne ha dipinto un sommario ma suggestivo ritratto: ragazzotti frustrati che hanno visto nell’esercito del Califfo un’opportunità per sfogare i propri istinti animaleschi: sgozzare altri essere umani come in un videogioco, stuprare donne indifese, arraffare piccoli bottini di guerra derubando le proprie vittime. Non sappiamo ancora se sia questo l’identikit dei tre macellai di Boulevard Richard-Lenoir, ma se fossero, come si comincia a dire, lupi solitari che agiscono senza collegamenti con strutture organizzate tipo al Qaeda, che senso ha parlare di “rischio di una guerra civile interna” in Francia quando sarebbero bastate elementari misure di sicurezza e di intelligence a bloccare in tempo i criminali?

Non è un caso, infine, se la macchina della stupidità collettiva stia lavorando a pieno ritmo per il Front National di Marine Le Pen, che alle prossime elezioni regionali si accinge in questo bel clima a fare il pieno. Del resto, che un movimento radicato in una ideologia primitiva con una mescola di intolleranza e finto patriottismo si avvantaggi nei consensi grazie ai delitti compiuti da bande ispirate da una finta religiosità sanguinaria, spiega come il vero pericolo che oggi minaccia la nostra civiltà non siano i kalashnikov, ma il buio della ragione. Quello che spara all’intelligenza e alla libertà di un gruppo di giornalisti coraggiosi e quello molle e balbettante delle classi dirigenti inaffidabili.

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il Fatto Quotidiano, 8 Gennaio 2015

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