Il candidato a sindaco di Modena per il Partito Democratico si chiama Gian Carlo Muzzarelli. L’assessore regionale alle attività produttive ha vinto le primarie del Pd sotto la Ghirlandina con il 48% (6093 preferenze), contro il 43% (5382 voti) della grande rivale Francesca Maletti – attuale assessore comunale alle politiche sociali – e al 9% (1134) dell’outsider Paolo Silingardi. Scarsa l’affluenza alle urne, rimaste aperte dalle 8 alle 20, dove si sono registrati 12673 votanti. Il calo vertiginoso di quasi il 50% si era già registrato attorno alle 12 quando rispetto agli 8 mila 100 votanti nella tornata per scegliere tra Renzi, Cuperlo e Civati, alle urne si erano recati soltanto 4mila 411 modenesi. “Ringrazio le tante elettrici ed elettori che ancora una volta hanno assicurato partecipazione, in un momento difficile della vita del paese”, sono state le prime parole di Muzzarelli da vincitore dalla sede del suo comitato elettorale di Piazza Mazzini, “il calo rispetto alle primarie dell’8 dicembre c’è comunque stato, ed è stato generale a livello nazionale, e questo dimostra che bisogna recuperare consenso e legame tra i cittadini e la classe politica, riallacciare i fili e ricercare sintonia con la città”.

Finito in primo piano nell’ultimo anno e mezzo sul tema della ricostruzione post terremoto Muzzarelli si è candidato alle primarie Pd non più di due mesi fa. Il 25 maggio 2014 sfiderà il candidato ancora non designato del centrodestra e quello del Movimento 5 Stelle. “In poche settimane, la ‘marcia in più’ (lo slogan scelto da Muzzarelli per la sua candidatura ndr) ha ottenuto tanto consenso, suscitato nuovo entusiasmo ed assicurato aria nuova. E’ finito il tempo delle divisioni. E’ il momento di indossare una sola maglietta: quella del Partito democratico e di una Modena con la “M” maiuscola. Ora si parte verso il Gp del 25 maggio, a partire dalla costruzione di un’alleanza larga di centrosinistra, all’insegna del buon senso e della responsabilità”. Classe 1955, Muzzarelli è un bancario in aspettativa: sindaco di Fanano (Mo) negli anni ’80, poi negli anni ’90 assessore provinciale e infine vicepresidente della provincia di Modena. Sostenitore di Bersani e poi di Gianni Cuperlo, di lui si è parlato più volte come il successore di Errani alla guida della Regione Emilia Romagna. Ad attendere i risultati delle primarie nella sede elettorale di Muzzarelli erano arrivati anche gli ex sindaci di Modena: Pighi e Barbolini

La grande sconfitta però è Francesca Maletti. L’assessore comunale era partita in quarta fin dall’estate scorsa fino alle 20 di domenica 2 marzo quando, nonostante l’appoggio del deputato Matteo Richetti e di tutta la cosiddetta area renziana modenese ha dovuto cedere le armi al candidato di ‘continuità’ del Pd. “Dovremo porci qualche interrogativo perché abbiamo seminato tanto in questi giorni, eppure c’è un tempo della semina e uno della raccolta, e oggi qualcosa di più ognuno di noi poteva farlo”, ha spiegato la Maletti dal suo quartier generale, “abbiamo però costretto Modena e il Pd a fare un percorso: superare il candidato unico, obbligarlo a non creare il programma in tre dentro una stanza. Rimane il fatto che Muzzarelli non ha il 50% dentro al Pd, quindi per vincere in maggio bisogna fare un discorso serio sui punti di programma e sulle alleanze”. 

La giornata delle primarie non è stata priva di polemiche: Paolo Silingardi aveva presentato un esposto al collegio di garanzia, spiegando che al collegio ‘Ex Macello’ si sono recate intere comunità di stranieri che hanno votato, a suo parere, molto probabilmente istruiti e pilotati sul nome da scegliere. “Sono stato a vedere il voto al seggio stranieri – aveva scritto a metà domenica pomeriggio Silingardi su Facebook – pulmini e auto che scaricano gente, alcune persone che organizzano la fila e danno chiare indicazioni su chi votare, la percezione di un voto di etnia, filippini, ghanesi, marocchini, ecc. La sensazione, per me brutta, ma che non posso documentare, del rimborso dei 2€. Un dato è evidente, le comunità di stranieri non votano scegliendo tra le idee il candidato, ma esprimono un voto compatto, di appartenenza alla loro comunità, guidato e orientato dal loro leader”. Lo stesso Silingardi ad urne chiuse ha tenuto a ribadire che il voto al collegio Ex macello, a conti fatti, non avrebbe mutato l’esito finale della vittoria di Muzzarelli.