In un mondo dove Vladimir Putin viene candidato al Nobel per la pace e dove la Monsanto rischia di vedersi affibbiato quello all’agricoltura, non deve stupire più di tanto se – con le dovute proporzioni – l’Ant premia il Gruppo Hera. Già. La società che vede come soci numerosi comuni dell’Emilia-Romagna e che gestisce lo smaltimento dei rifiuti in mezza regione è tornata a casa da Milano con il riconoscimento speciale ‘Coscienza civile e solidarietà’. A selezionarla e consegnarle il premio è stata la Fondazione che fa capo all’associazione per lo studio e la cura dei tumori.

Il premio, spiega una nota di Hera, “sottolinea la sensibilità dell’azienda che nel 2013 ha deciso di offrire ai dipendenti di tutte le società del Gruppo un pacchetto di visite preventive gratuite per melanoma, tumori mammari e della tiroide”. Più che encomiabile. Non va dimenticato però che una buona fetta del profitto della multiservizi si basa sullo smaltimento dei rifiuti tramite combustione. E di inceneritori (“termovalorizzatori” per usare la parola edulcorata che esce a ogni presentazione pubblica) Hera ne ha costruiti otto. Sette in Emilia- Romagna (Ferrara, Ravenna, Modena, Bologna, Forlì-Cesena, Rimini) e uno a Isernia. E, per quanto l’inceneritore di Hera sia preferibile alla discarica e per quanto possa essere all’avanguardia in tema di abbattimento delle emissioni, non si può dire che respirare dai suoi camini sia come fare l’aerosol. Anzi. Che ci sia una correlazione tra insorgenza di tumori e l’esposizione a diossine e micropolveri derivanti da inceneritori e attività industriali è ormai pacifico.

Nemmeno Bersani potrebbe negarlo. Perché Bersani? Serve un breve excursus. Il Pierluigi nazionale nell’ottobre 2007 da Ministro dello sviluppo economico scrisse ai colleghi Turco (Salute) e Mastella (Giustizia? … sì Giustizia…) per chiedere provvedimenti contro i medici che si erano schierati contro l’inceneritore ferrarese. Il buon Pierluigi in realtà si era scagliato contro l’intera federazione regionale dei medici, che pregava gli amministratori locali di non concedere nullaosta alla costruzione di nuovi impianti. “Una richiesta suscettibile di procurare un grave allarme nella popolazione interessata” tuonava Bersani, chiedendo “l’adozione di tutte le misure ritenute necessarie, anche non solo disciplinari, nei confronti dei responsabili”. Perché spendere tante righe su Bersani quando nemmeno il suo partito le spenderebbe? Perché – e qui mi collego con il tema di questo post -, l’allarme nella popolazione interessata (quantomeno la preoccupazione) era già sorto.

Ferrara ad esempio, città che oltre all’inceneritore conta anche la presenza di una turbogas da far invidia a Tokyo e un petrolchimico appena fuori mura, vanta una percentuale di tumori da… nobel della statistica. “In tutto il nord-est italiano – faceva sapere Medicina democratica nel 2009 -, da Firenze a Trieste, Ferrara risulta essere al 1º posto per l’incidenza di cancro nelle femmine e al 2º per i maschi. Il primato è in particolare per i tumori ai polmoni e alle vie respiratorie, al colon-retto e alla cervice dell’utero; ma siamo ben ‘piazzati’ per molte altre patologie neoplastiche”. Un “allarme”, per rimanere nel gergo dello smacchiatore, che derivava dall’analisi dei rilevamenti dell’Airtum (dal 1998 al 2003: www.registri-tumori.it) e confermati dalla reportistica regionale della sanità dell’Emilia-Romagna, aggiornati al 2007 (quando Bersani attaccava i medici apostati). Va concesso che i dati dell’Associazione italiana registri tumori erano basati sui registri tumori attivi allora in Italia e che coprivano solo il 32% della popolazione. Chissà se la Fondazione Ant leggerà questi dati. Nell’attesa, ci aspettiamo a breve la candidatura di Bersani al Nobel per la Salute.

 

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