L’uomo si è evoluto da un’unica specie: la scoperta, che ha conquistato la copertina di Science, riscrive la storia dell’evoluzione umana e si deve all’analisi dei resti di un ominide scoperto a Dmanisi in Georgia (nella foto gli scavi che hanno portato al recupero dei resti) e vissuto 1,8 milioni di anni fa. 

La ricerca è stata condotta dal gruppo coordinato dal paleoantropologo David Lordkipanidze, del Museo Nazionale Georgiano a Tbilisi. I nuovi dati dimostrano che, contrariamente a quanto si pensava finora, i primi rappresentanti del genere Homo (come l’Homo habilis e l’Homo erectus) appartenevano alla stessa specie. Questi primi antenati dell’uomo probabilmente avevano solo un aspetto fisico diverso. 

Scoperto nel 2005, il teschio dell’ominide che ha fatto riscrivere l’evoluzione è il più completo mai trovato. A differenza di altri fossili di Homo, i resti combinano caratteristiche diverse mai osservate tutte insieme in un ominide: una piccola scatola cranica, faccia lunga e grandi denti. Per questi tratti fisici, il fossile di Dmanisi può essere paragonato a vari fossili di Homo: a quelli scoperti in Africa e risalenti a circa 2,4 milioni di anni fa, come ad altri scoperti in Asia e in Europa, datati nel periodo compreso fra 1,8 e 1,2 milioni di anni fa. Per esempio la mascella è come quella dell’Homo habilis, mentre le spesse arcate sopraccigliari sono dell’Homo erectus. Per Christoph Zollikofer, del Museo di Zurigo che ha partecipato al lavoro, la variazione dei tratti scoperta nell’ominide di Dmanisi non è maggiore di quella che si può trovare tra cinque esseri umani moderni o cinque scimpanzé.

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