“Non fermate la rivoluzione digitale”, ha detto il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza stamattina all’inaugurazione del liceo “Socrate” a RomaUn appello ai docenti, a chi di fronte ai figli di Zuckerberg spesso parla ancora solo con il linguaggio della generazione Gutenberg. Chi insegna alla scuola primaria dovrebbe aver intuito la necessità di stare al passo con i tempi, di usare più tablet e lavagne multimediali e meno libri. Basta pensare a cosa chiedono i ragazzi al maestro appena entra in classe. Fino a qualche anno fa – come scrivo nel mio libro Tutti in classe da poco in libreria per Einaudi – i miei alunni domandavano: “Hai la fidanzata? Sei sposato? Hai dei figli?”. In questi giorni è, invece, tornata una domanda che si ripete ogni anno quando entro in aula per la prima volta: “Maestro, sei su Facebook?”.

Lo dico con chiarezza: ho un profilo, accetto l’amicizia dei miei allievi e non ho alcuna intenzione di demonizzare il social network di Zuckerberg. Anzi credo che sia compito degli insegnanti educare ad usare Facebook, Twitter o Instagram.

Il dibattito in corso in molti istituti italiani è se essere amici o meno su Facebook dei propri alunni ma in realtà abbiamo l’urgenza di avere maestri e professori che sappiano essere docenti anche quando suona la campanella dell’ultima ora, magari via chat, magari in Twitter. Chi insegna non ha né giorno né ora per essere maestro, deve esserlo in ogni momento della sua vita senza nascondere agli occhi dei suoi alunni il suo credo, la sua appartenenza politica. Chi dice di non voler influenzare i ragazzi in realtà è ipocrita, è come chi afferma di non avere una tendenza politica. Il nostro modo di insegnare, di stare in classe, persino il nostro abbagliamento, il giornale che abbiamo sottobraccio parla di noi. Semmai chi insegna deve aver cura di indicare le diverse strade possibili. Non è certo un social network a smascherare il maestro.

Che piaccia o no, il 74% dei ragazzi tra i 13 e i 16 anni e il 34% dai 9 ai 12 anni (Atlante dell’Infanzia Save The Children) ha un profilo sui social network. Chi invece stenta ancora ad usarli sono proprio gli insegnanti. Lo ha compreso bene il ministro Carrozza visto che stamattina li ha invitati a formarsi, a seguire la rivoluzione digitale in atto nella società e il loro dovere di stare al passo con i tempi. Un’urgenza, quella di educare all’uso di questi strumenti, soprattutto davanti ai dati sul cyberbullismo sempre più in crescita anche in Italia.

Ecco la vera rivoluzione deve partire dalla scuola: abbandoniamo i gessi impariamo a far lezione di storia e geografia con il tablet, con la lavagna multimediale già alla scuola primaria. Iniziamo a parlare con i nostri allievi anche via chat. Vi accorgerete che spesso non vi chiederanno nulla di assurdo ma vi chatteranno per dirvi: “Domani maestra interroghi?”

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