Il 24 febbraio la cronaca milanese del Corriere della Sera scrive: «Anche ieri sera le riunioni sono continuate fino a tardi […] e la questione è sempre la stessa: in ballo c’è sempre da assegnare l’ultimo posto disponibile, il sedicesimo, e la Lega insisteva – questa appunto la situazione aggiornata a ieri sera – a volerlo per sé come presenza numero sei».

Il Sole 24 Ore pubblica le liste complete il 26 febbraio 2010. La data ritorna anche nell’articolo del giorno successivo del Corriere, firmato da Elisabetta Soglio, che scrive: «Liste chiuse, intanto, l’altra notte, è stata battaglia fino all’ultimo per cercare di inserire il nome di Paolo Cagnoni». La mattina seguente, proprio sabato 27 febbraio, i Radicali depositano al tribunale di Milano la propria lista insieme all’esposto sull’incandidabilità di Formigoni per il suo quarto mandato. Allegata alla documentazione c’è un comunicato che spiega le illegalità riscontrate che non hanno consentito alla lista di raccogliere firme sufficienti. Entro la mattinata anche gli altri partiti depositano le loro liste.

Come hanno fatto in così poche ore gli esponenti dei partiti che sostengono Formigoni a raccogliere tutte le firme e i documenti necessari al deposito delle candidature, se alcuni nomi sono stati scelti all’ultimo minuto? Domenica 28, presentando una richiesta di accesso agli atti, i giudici dell’Ufficio centrale regionale accettano di farci vedere i moduli presentati da Filippo Penati (centro sinistra, Lista Penati Presidente), Roberto Formigoni (centro destra, Lista Per la Lombardia) e Savino Pezzotta (Udc).

Forniamo le nostre generalità e con quattro compagni radicali ci mettiamo, sotto la supervisione dei cancellieri, a controllare i moduli. Gli errori riscontrati sono macroscopici.

All’inizio ci mettiamo a osservare anche le calligrafie: anche un bambino vedrebbe che le “R” e le “F” di diversi moduli si ripetono uguali come un timbro, ma il lavoro è proibitivo e il tempo stringe. Ci concentriamo sui timbri e le date. Alle 8, dopo nemmeno quattro ore, ce ne andiamo, abbiamo appunti sufficienti per scrivere un esposto. Prima di andare ci viene notificato il rigetto della nostra istanza sull’incandidabilità di Formigoni. L’Ufficio si dichiara incompetente, dovremo andare al Tar una volta concluse le elezioni. La notte passa a fare i conteggi di quanto annotato a penna e a matita: 514 firme di Penati e oltre 900 di Formigoni ci sembrano irregolari. Abbastanza per farli cadere sotto la soglia minima di 3.500 firme necessarie alla presentazione della lista. È evidentemente il prodotto della fretta causata dal poco tempo a disposizione e dalla sicurezza di chi confida in controlli solo superficiali.

Ma noi abbiamo una certa esperienza: mancano i timbri e le qualifiche degli autenticatori, la data e il luogo in cui sono state prese le firme, molti certificati elettorali sono stati prodotti prima che gli interessati avessero visto e sottoscritto la lista. Vengono cioè chiesti ai Comuni i certificati di persone di cui si conoscono già generalità ed estremi dei documenti, ma che firmeranno, stando alle date, solo nei giorni successivi, ed esattamente nello stesso esatto ordine riportato nei certificati collettivi. La cosa è quantomeno sospetta. Per quello che riguarda Pezzotta i suoi moduli sono in ordine. La particolarità è costituita dal fatto che le liste dei candidati che dovrebbero essere sottoscritte dagli elettori sono compilate a mano. Non è vietato, ma perché nell’era dei computer centinaia di moduli identici che dovrebbero riportare i nomi e l’ordine dei candidati dovrebbero essere compilati a penna? La forma è comunque rispettata.

Lunedì 1 marzo deposito nelle mani dei cancellieri l’esposto per chiedere la rivalutazione dell’ammissione delle due liste viziate da irregolarità per insufficienza delle firme dei sottoscrittori. Con Marco Cappato passiamo poi all’ufficio Deposito atti della procura, per attivare anche il procedimento penale. Nell’esposto, in aggiunta alle irregolarità segnalate, si rileva anche la grave anomalia relativa alla data di chiusura della Lista Per La Lombardia, confrontata con le date delle autentiche dei moduli. Come era chiaro a tutti dalle notizie trapelate dai giornali, il listino con i candidati di Formigoni poteva essere stato definito, nella migliore delle ipotesi, il 24 febbraio, a seguito delle riunioni poi proseguite fino a poche ore prima della consegna dei documenti. Ma almeno la metà delle firme dei sostenitori di Formigoni che vengono depositate in tribunale hanno una data precedente al 24. Già il 13 febbraio, come abbiamo annotato, si stavano raccogliendo le firme sul modulo 144. Su che lista di candidati? Alla procura della Repubblica di Milano, con l’assistenza dell’avvocato Giuseppe Rossodivita, chiediamo anche «di voler procedere al sequestro in originale delle liste, al fine di conservare la prova di eventuali illeciti e di poter disporre delle sottoscrizioni in originale onde poter procedere, tramite i necessari accertamenti tecnici, ad accertare eventuali sottoscrizioni apocrife tramite opportune consulenze calligrafiche».

(Lorenzo Lipparini, “Formigoni. Biografia non autorizzata” – Editori Internazionali Riuniti)

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