“Ho deciso di fare politica anch’io. Senza candidarmi. Ora voglio abbinare i teatri e la rete, cioè Internet. Per fare politica senza intermediari, senza politici: quelli non servono più, sono obsoleti, superflui, cadaveri ambulanti. Non rappresentano più nessuno, nemmeno se stessi”. Inizia con le parole di Beppe Grillo (tratte dalla prefazione di ‘Regime’ di Marco Travaglio e Peter Gomez) il documentario da oggi su YouTube “A furor di popolo”, sulla Woodstock di Cesena del 2010 del Movimento 5 Stelle. Un happening che si è svolto il 25 e 26 settembre dell’anno scorso e a cui hanno partecipato in 70mila, tutti delusi dai partiti tradizionali con il sogno di realizzare una nuova democrazia: partecipata, senza sprechi e dalla parte dei cittadini onesti. Il film è stato girato Stefano Aurighi, Davide Lombardi e Paolo Tomassone (in collaborazione con Giulia Bondi), giornalisti già autori di “Occupiamo l’Emilia”, il film sull’avanzata del Carroccio in Emilia Romagna.

“A furor di popolo” è stato commissionato dal Forum nazionale del Pd “Nuovi linguaggi e nuove culture”, di cui è responsabile il consigliere regionale lombardo del Pd Giuseppe Civati. 34 minuti di interviste ai simpatizzanti del Movimento 5 stelle che denunciano un sistema agonizzante in cui i politici “sono una banda di criminali”, dove il “Pd puzza di vecchia Dc e il Pdl non è neanche preso in considerazione”. Vogliono rimettere l’elettore al centro e i politici a servizio della res publica, fuori dai salotti e dalle consorterie. Un documentario, puntualizzano gli autori, realizzato in tempi ‘non sospetti’. Ma soprattutto un viaggio che non ha la pretesa di dover a tutti i costi trarre una o più conclusioni, ma documentare.

Come dice Giovanni Favia, consigliere regionale dell’Emilia Romagna per il Movimento 5 Stelle: “È un documentario non fazioso e ben fatto. Anche se tralascia la parte di approfondimento a favore della vox populi, che prende, a mio avviso, troppo spazio. L’impressione generale che ne ho avuto è che sia un lavoro rivolto più agli ambienti interni del Pd che al Movimento. Mi sembra una sorta di strumento per stimolare il rinnovamento di una vecchia classe dirigente di partito“, spiega ancora Favia. “Ma noi, ci tengo a specificare, siamo molto più di questo. Il Movimento sta lavorando per realizzare un sistema dove la rappresentanza non sia più fondata sul partito, e dove l’economia sia guidata dal benessere collettivo e non dalla crescita del Pil”.

“Abbiamo girato questo film molto prima del successo registrato nelle ultime amministrative dal Movimento 5 Stelle”, spiega Paolo Tomassone. “Dopo le regionali aveva conquistato ottimi risultati in Piemonte ed Emilia Romagna, ma non avremmo mai pensato che potesse arrivare al 10-11% come è accaduto oggi”. E specifica che il film, pur essendo stato commissionato dal Pd, è un’inchiesta “che mira a osservare e lasciare parlare i militanti, esulando dalla figura di leader di Beppe Grillo” e in cui il Pd, che ha commissionato il progetto, non ha mai interferito. Tomassone e gli altri due autori hanno poi deciso di metterlo per intero online sul loro sito per consentire al pubblico di guardarlo senza dovere aspettare i tempi editoriali. E visto che il popolo a 5 Stelle nasce e viene dalla Rete, YouTube è diventato il naturale approdo per “A furor di popolo”. “Volevamo che in breve tempo fosse disponibile sul web, visto che crediamo possa interessare in particolare al pubblico giovanile”, spiega. E aggiunge: “Nelle presentazioni che abbiamo fatto finora, spesso organizzate dal Pd, i grillini erano soddisfatti e stupiti perché la fotografia offerta dalle immagini era puramente giornalistica. Nulla di fazioso, nessuna intenzione di sottoporli a pregiudizi di alcun tipo o di contrapporli al centrosinistra”.

Nel documentario, i partecipanti della Woodstock di Cesena si definiscono “i pazzi della democrazia”, e per Beppe Grillo sono “i leader di sé stessi” uniti dalla vocazione ambientalista e dalla lotta contro il turbo capitalismo. “E’ un documentario di approfondimento su un movimento che non sentiamo affatto estraneo”, spiega Pippo Civati del Pd. “Anzi, dai militanti riscontriamo grande attenzione e sensibilità civica, che non c’entra nulla con ‘l’antipolitica’ con cui vengono etichettati dagli stessi mestieranti della politica”. E sottolinea che anche il Partito democratico, in particolare in vista del ballottaggio milanese, punti come il Movimento 5 Stelle “all’abolizione di una casta asfissiante, alla buona qualità dell’amministrazione e a una scelta attenta sul governo della città”, senza dimenticare l’urgenza del ricambio generazionale e l’impegno alla diffusione della raccolta differenziata. Eppure negli ultimi giorni il Movimento 5 Stelle a Milano ha preferito evitare indicazioni di voto chiare. “Non bisogna allearsi al secondo turno”, prosegue Civati. “Il ballottaggio consegna agli elettori la scelta tra due figure, Letizia Moratti e Giuliano Pisapia. “E il programma del Pd, sostengono i militanti, è più affine a quello del Pdl che, come dicono loro, non prendono neanche in considerazione”, conclude Civati.

L’interesse del Forum nazionale del Pd “Nuovi linguaggi e nuove culture” ha commissionato il documentario per capire per quale motivo i ‘grillini’ rifiutino i partiti tradizionali. Su questo il consigliere non ha dubbi: “Alle nuove generazioni dobbiamo dare risposte altrimenti è inevitabile che arrivino a rifiutare la politica dei partiti tradizionali, che non lotta per il loro futuro e per una società più equa. Il loro rifiuto della politica è, in realtà, un rifiuto politico. Guardiamo a cosa sta succedendo a in Spagna: i ragazzi di Puerta del Sol chiedono di essere rappresentati”.

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