Meloni a Parigi ma contraria al “formato anti-Trump”. E frena sull’invio di truppe
Meloni ha lascito l’Eliseo senza parlare facendo cenno con la mano dalla macchina che proprio non era possibile. La premier riparte da Parigi al termine del vertice “interlocutorio”, convocato d’urgenza da Emmanuel Macron e di cui – secondo quanto trapela – non ha condiviso i presupposti, e la scelta degli inviti. Perché la sede naturale dove prendere decisioni comuni dei 27 doveva essere Bruxelles. E perché andavano sentiti, seppure in un formato ridotto, quantomeno quei paesi che con la Russia condividono centinaia di chilometri di confine e più sono esposti, un concetto sottolineato dalla premier al tavolo, “al rischio di estensione del conflitto”. Non solo, non si può trattare, avrebbe sottolineato, di un “formato anti-Trump”, anzi: gli Usa lavorano per “giungere a una pace e noi – avrebbe chiarito la premier – dobbiamo fare la nostra parte”. Nessuno, a Roma, mette in dubbio l’urgenza del momento, dopo l’accelerazione inaspettata di Donald Trump e l’incontro organizzato in fretta e furia a Riad tra la delegazione americana e quella russa per esplorare le condizioni per un negoziato di pace con Kiev. Però certo, è la convinzione ai piani alti dell’esecutivo, bisognava coinvolgere i paesi baltici e pure Svezia e Finlandia, appena entrate nella Nato. La premier dopo lunga riflessione ha deciso comunque di partecipare al summit per portare tutte le perplessità dell’Italia a partire da quelle sull’ipotesi di dispiegare soldati europei in Ucraina. Una opzione che Meloni avrebbe definito davanti agli altri leader “la più complessa e la meno efficace”. Soprattutto senza adeguate “garanzie di sicurezza” per Kiev, senza le quali qualunque negoziato rischierebbe, secondo la premier, di fallire. Meloni avrebbe esortato quindi a “esplorare altre strade” e soprattutto a coinvolgere gli Stati Uniti perché, il suo ragionamento “è nel contesto euro-atlantico che si fonda la sicurezza europea e americana”. Non solo. Meloni avrebbe anche condiviso, nel merito, le critiche mosse dal vicepresidente Usa Vance. L’attuale amministrazione ha certo “lanciato una sferzata” al Vecchio continente, avrebbe puntualizzato Meloni ricordando che “analoghe considerazioni sono state già state fatte da importanti personalità europee”. In sintesi, il pensiero della presidente del consiglio italiana, “non dobbiamo chiederci cosa gli americani possono fare per noi, ma cosa noi dobbiamo fare per noi stessi”.
