Finalmente si fa. Tyson Fury e Oleksandr Usyk sabato sera nella Kingdom Arena di Riyadh unificheranno il titolo dei pesi massimi dopo venticinque anni, l’ultimo a riuscirci era stato Lennox Lewis. Il match, saltato qualche mese fa a causa di un infortunio dell’inglese durante l’allenamento, mette in palio le cinture delle cinque principali sigle della boxe mondiale. Imbattuti entrambi, trentacinque anni Fury, due in più Usyk: chi vincerà questa sfida che tutti gli appassionati attendono da quasi tre anni, cioè da quando Usyk sconfiggendo Joshua è diventato campione del mondo? Ilfattoquotidiano.it lo ha chiesto a Giovanni Scuderi e Guido Vianello, due gran bei pugili italiani che si stanno costruendo la carriera negli Stati Uniti e che hanno avuto l’occasione di fare da sparring uno con Usyk e l’altro con Fury.

Giovanni Scuderi è un massimo leggero (anche se talvolta combatte da peso massimo) proveniente dalla Sicilia. Oggi vive a New York dove ha messo in piedi il suo team. Ventinove anni, ha dieci vittorie su dieci, l’ultima molto convincente al Madison Square Garden. Ha trascorso recentemente due mesi a Valencia, nel training camp di Usyk, dove insieme ad altri colleghi ha potuto vederlo da una posizione privilegiata. Si allenavano tutti i giorni al palazzetto e poi a seguire giocavano per divertirsi a pallavolo, a tennis, a calcetto. L’ucraino è bravo e competitivo in tutti gli sport. Scuderi avrebbe avuto l’opportunità di essere a Riyadh a seguire il match dal vivo a bordo ring, ma a causa di un piccolo intervento al naso ha deciso di seguire la riunione in tv nella sua casa di New York. Tiferà per l’ucraino. “Per vincere Usyk lo dovrà dominare al cento percento o ai punti daranno la vittoria a Fury, per poi fargli fare il match tutto inglese con Joshua, una questione di business – spiega Scuderi a ilfattoquotidiano.it – Usyk non lo butta giù ma può pian piano demolirlo, lui non è più forte e più veloce degli altri ma dalla sua ha una forza mentale incredibile. Puoi andare bene con lui qualche round, ma lui prosegue sempre come un treno fino alla fine sia a livello fisico che psicologico. Tiene sempre lo stesso ritmo. Braccia alte senza fare mai errori, è una macchina. L’ho visto fare 15 round prendendosi gioco di 6 sparring diversi di 2 metri e passa e 120 chili”. La differenza fisica con Fury è però evidente. “Può essere un problema come un vantaggio, Fury non è abituato a dare pugni verso il basso. Soprattutto non gli piace combattere contro i mancini, anzi secondo me cambierà guardia durante il match. Nel 2019 Otto Wallin, che non è un fenomeno, l’ha messo per questo in difficoltà”.

Guido Vianello è un peso massimo romano di 30 anni con residenza a Las Vegas. Proprio negli States seguirà il match in tv: tifa e pronostica Fury. “Troppa differenza fisica tra i due – dice a ilfattoquotidiano.it – il match con Ngannou gli ha dato una svegliata, l’ha fatto tornare il Fury di un tempo, lo ha insomma fatto incazzare”. Passato professionista a fine 2018, Vianello è rimasto imbattuto per undici match di fila prima della sconfitta con Jonathan Rice, incontro che stava vincendo ma che è stato costretto ad interrompere per un taglio sopra l’occhio. Altre due vittorie e ad aprile scorso una sconfitta ai punti (per decisione non unanime) con Efe Ajagba, uno dei migliori pugili della categoria. Una sconfitta che non ha ridimensionato il romano, anzi Vianello ha dimostrato di poter stare a quei livelli, soprattutto perché la vittoria la meritava. “Tyson Fury – racconta Vianello – è stato il mio primo sparring in Usa, mi trovavo a Big Bear Lake con Abel Sanchez, il coach di Golovkin, per il mio debutto al Madison Square Garden l’8 dicembre 2018. A fare da sparring c’era anche Joe Joyce, quando in palestra arrivò Fury, il suo coach Ben Davison e tutto il team. È così lo abbiamo aiutato nel match di rientro, il primo episodio con Wilder. Un onore averlo conosciuto. Io avevo appena firmato con Top Rank, lasciato la Nazionale e mi ero dimesso dai Carabinieri. Mi sono detto, adesso sono qui e gioco forte pure io senza trattenermi. Facevo tre round e scendevo, tre round e scendevo. Sono andato forte, Tyson Fury ha apprezzato la mia voglia di combattere. Abbiamo iniziato a seguirci sui social ed è nato il nostro rapporto, sviluppato con altri due Training Camp. La sua qualità maggiore è l’aspetto mentale: fare dieci round come li fai lui, quella è la differenza! In un’altra sessione del 2019 sono andato particolarmente bene, mi alternavo con altri sparring quindi riuscivo a recuperare, anche perché negli anni sono migliorato e ho cominciato a prenderlo. Secondo me si è infastidito e così mi ha richiamato in palestra: ero da solo, abbiamo fatto sei round, ma già il quarto fu difficilissimo, non so neanche io come mi sono salvato, ho girato, ho perso tempo, ho inventato qualcosa. Secondo me, voleva mettere le cose al loro posto. Mi colpiva in maniera rapida e poi si muoveva subito, difesa e rapidità di mano sono tra le sue caratteristiche principali. Poi lui è 205 centimetri, io 198: la fisicità farà la differenza anche con Usyk”. Conclude Vianello: “Sono stato una settimana a casa sua, è una persona eccezionale, ti chiede in continuazione se vuoi qualcosa. È lui che si fa sentire per primo. Mi fa sempre strano che il campione del mondo scriva a un ragazzetto alle prime armi come sono io, è questa la sua bellezza!”.

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