“Schiavitù e torture”. Il caso delle “Crime factories” dietro gli sponsor del betting in Germania: il Gladbach dice stop
Si può fare. La frase va pronunciata gridando come faceva Gene Wilder nel capolavoro di Mel Brooks, Frankenstein Junior. Anche se in questo caso di comico non c’è proprio niente, visto che si parla di scommesse on-line illegali e criminalità organizzata. Ma dalla Germania arriva un esempio che può innescare un circolo virtuoso, in grado di spezzare quel miscuglio di omertà e ignavia che caratterizza i club calcistici nell’ignorare il background di alcuni propri partner commerciali, specialmente quelli legati al betting.
Il Borussia Mönchengladbach, infatti, ha deciso di interrompere la propria collaborazione con uno sponsor cinese, la società di scommesse AYX, dopo un’inchiesta andata in onda sull’emittente ZDF sulle “Crime Factories” (questo il titolo del documentario), le fabbriche del crimine asiatiche che utilizzano le società di betting per attecchire ed espandersi nel mondo del calcio.
Nella serie documentaria “Die Spur”, la pista, nella quale è contenuta “Crime Factories”, i giornalisti Lucas Eiler e Sebastian Galle hanno fatto luce sulle attività criminali che si svolgono dietro le mura dei campi di lavoro forzato nel Sud-est asiatico. Il cuore pulsante è rappresentato da un’organizzazione criminale informatica cinese, il Gruppo Yabo, da cui dipendono tre società di scommesse che posseggono attualmente legami commerciali con società di Bundesliga: AYX, Kayiun e Xing Kong, partner rispettivamente di Borussia Mönchengladbach, Bayer Leverkusen e Borussia Dortmund.
Yabo è accusata di riciclaggio di denaro, tratta di esseri umani e schiavitù moderna. Uno dei luoghi citati nel documentario è il complesso Jinshui di Sihanoukville, in Cambogia, “che soddisfa tutti gli standard internazionali applicabili alla definizione di schiavitù moderna”, come affermato da Lindsey Kennedy dell’organizzazione “The Eyewitness Project”, che si occupa di violazione dei diritti umani.
In “Crime Factories” scorrono diverse testimonianze che parlano di abusi e torture. Una persona, chiamata in maniera fittizia Roy, racconta di essere stato adescato nel 2022 mediante una falsa offerta di lavoro e di essersi ritrovato nelle mani della mafia cinese. Ha parlato di percosse per chi si rifiuta di lavorare, con l’utilizzo anche dell’elettroshock. Un’altra, Lu, descrive il complesso di Sihanoukville parlando di una serie di stabili nei quali c’è tutto: uffici amministrativi e finanziari, luoghi di formazione, sale video.
Nell’inchiesta compare anche il giornalista sportivo investigativo Philippe Auclair, collaboratore del Guardian e del magazine norvegese Josimar, già citato a più riprese su questo sito per il suo instancabile lavoro di ricerca sui luoghi oscuri delle società di scommesse on-line che finanziano il calcio. “Nessuna delle aziende che collabora con i club della Bundesliga ha una licenza adeguata”, dice Auclair. “Abbiamo a che fare con persone che violano sistematicamente la legge”.
L’inchiesta della ZDF ha fatto rumore, anche se non tutti hanno reagito nello stesso modo. Il Gladbach, attraverso il proprio amministratore delegato Markus Aretz, è stato quello più reattivo. Attraverso una dichiarazione al Rheinische Post, Aretz ha detto: “Abbiamo deciso di porre fine alla nostra collaborazione con il partner, decidendo di adottare questa misura sulla base delle segnalazioni disponibili, poiché proseguire la collaborazione non è più compatibile con i principi del nostro club”.
Per ora AYX è ancora presente come partner internazionale sul sito del Gladbach, che non ha specificato quando il provvedimento entrerà in vigore. Quanto meno, però, la società si è mossa, ponendo sotto i riflettori una questione, quella della collaborazione con le società di betting asiatiche, poco sentita dal pubblico, e specialmente dai tifosi. Non solo in Germania ma un po’ ovunque questi casi vengono alla luce, dall’Inghilterra all’Italia, e dei quali ilfattoquotidiano.it ha più volte parlato.
Se il Gladbach ha cominciato ad esporsi, Borussia Dortmund e Bayer Leverkusen hanno finora attuato strategie opposte. Silenzio totale per il Dortmund, imitato anche dalla DFL (Deutsche Fußball Liga), che si è rifiutata di commentare sia le decisioni prese dalle citate società, sia le potenziali conseguenze dell’indagine. Il Leverkusen invece ha dichiarato che non farà passi indietro, in quanto i contenuti critici presentati nel programma “sono basati su prove circostanziali e dichiarazioni anonime, senza alcun riferimento diretto al nostro partner.
Inoltre, non vi è alcuna indicazione di procedimenti giudiziari o di polizia in corso per tali fatti, ne vengono riportate prese di posizione ufficiali di alcuna autorità competente”. Una motivazione banalmente preconfezionata e già sentita a più riprese. Come già scritto in passato, occhio non vede, cuore (e soprattutto portafoglio) non duole.