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Omoda 5, la prova de Il Fatto.it – Il suv full hybrid che convince – FOTO

Tecnologia evoluta, consumi contenuti e dotazioni ricche per un modello asiatico ormai allineato agli standard europei
Omoda 5, la prova de Il Fatto.it – Il suv full hybrid che convince – FOTO
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Se non fosse per i colori della campagna, dal ruggine delle foglie di vite al verde scuro della roverella, non diresti mai che l’inverno è alle porte. Siamo sulle colline tra Prato e Carmignano, una mattina di novembre che profuma d’erba bagnata e luce limpida. È qui che la nuova Omoda 5 SHS-H, il full hybrid della casa cinese, si muove con sorprendente naturalezza, tra curve morbide e rettilinei brevi, dimostrando quanto la tecnica orientale abbia ormai imparato a parlare il linguaggio europeo.

Basta qualche chilometro per accorgersene: la vettura scatta bene, fluida, silenziosa. Il sistema ibrido da 224 CV, con motore 1.5 TGDi a ciclo Miller e doppia unità elettrica, privilegia la progressione e riduce i consumi fino a 5,3 l/100 km (WLTP). Il cambio DHT150 gestisce le fasi di transizione con dolcezza quasi impercettibile, mentre la trazione anteriore garantisce sempre equilibrio.

È una guida rilassata ma mai noiosa: la coppia elettrica interviene con prontezza nelle riprese e consente un’agilità che sorprende su percorsi collinari e tratti extraurbani, con le sospensioni indipendenti che assorbono bene le asperità, e la sensazione complessiva è di solidità e armonia.
 Dentro, la percezione è quella di un’auto premium. Il silenzio domina, interrotto solo dal leggero sound del rotolamento degli pneumatici e da un leggero sibilo elettrico in accelerazione. Le finiture sono curate, le cuciture a vista precise, i materiali di qualità.

Il doppio display da 12,3 pollici dialoga con fluidità, l’infotainment è rapido e intuitivo, e l’interfaccia grafica si avvicina a quella delle migliori concorrenti europee. Apple CarPlay e Android Auto wireless sono di serie, così come i sistemi ADAS di ultima generazione, dal cruise control adattivo al mantenimento di corsia.

L’abitacolo accoglie comodamente cinque passeggeri, complice la piattaforma T1X e un bagagliaio ben sfruttabile. Anche la qualità costruttiva convince: sollevando il cofano, colpisce la pulizia dei cablaggi e la precisione dell’assemblaggio, segni di un processo industriale che ha poco da invidiare ai marchi occidentali.

Sulla versione Premium, i dettagli fanno la differenza: sedili anteriori riscaldabili e ventilati in ecopelle, impianto audio Sony a otto altoparlanti, portellone elettrico, vetri privacy, ricarica wireless e una telecamera a 540° con visione panoramica che semplifica le manovre nei vicoli stretti dei borghi toscani.

La posizione di guida rialzata regala un controllo completo della strada, e poche turbolenze anche con il tetto panoramico aperto.
 Se proprio dobbiamo cercarle un difetto, è una piccola imperfezione nella parte di cielo sopra i finestrini posteriori, ma si tratta di un esemplare pre-serie: nulla che intacchi l’impressione complessiva.

Per chi vive di pregiudizi e pensa ancora “cinese no”, la miglior risposta è provarla. Perché l’Omoda 5 SHS-H è concreta, solida, ben rifinita e dotata di un carattere ormai maturo.Il listino parte da 28.500 euro per l’allestimento Pure e arriva a 31.500 euro per la Premium, con garanzia di 7 anni o 150.000 km (8 anni o 160.000 km per i componenti elettrici). Prezzi che, più che cinesi, sembrano un invito al realismo: perché la mobilità del futuro non ha più un solo passaporto.

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