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Francia, la “battaglia” sulla manovra: il premier Lecornu deve trovare soluzioni accettabili sia per i socialisti che per i conservatori

Il progetto di legge prevede di ridurre il deficit di 30 miliardi di euro in un anno, rispetto ai 44 miliardi pronosticati dal governo di François Bayrou. A sinistra France Insoumise accusa il Ps di "essersi svenduto". Il presidente Macron è sempre più isolato: anche l'ex premier Philippe lo invita alle dimissioni
Francia, la “battaglia” sulla manovra: il premier Lecornu deve trovare soluzioni accettabili sia per i socialisti che per i conservatori
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L’Assemblea di Parigi si prepara “ad una battaglia inedita”, scrive Le Monde: tutte le leggi di Bilancio dal 2022 infatti sono state adottate in Francia tramite il 49.3, l’articolo della Costituzione che permette di varare le leggi bypassando il voto dei deputati. Il dibattito parlamentare: un esercizio di democrazia a cui i deputati francesi non sono più abituati (anche la contestata riforma delle pensioni era passata per 49.3). “Adesso al lavoro”, diceva ieri il premier Sébastien Lecornu dopo aver incassato la fiducia dell’Assemblea: per soli 18 voti, la mozione di censura presentata dalla sinistra radicale, e votata anche dall’estrema destra, non è stata approvata. Il governo è salvo e il Parlamento “godrà quindi di almeno qualche settimana di stabilità per poter finalmente iniziare a lavorare dopo essere stato praticamente fermo da metà luglio”, scrive Le Monde.

Se il Lecornu bis è ancora in piedi lo si deve ai socialisti che non lo hanno sfiduciato dopo aver ottenuto la sospensione della riforma delle pensioni del 2023: il compromesso della stabilità che però spacca la sinistra. Sul Ps “pesa una responsabilità storica”, ha denunciato Mathilde Panot, presidente del gruppo di La France Insoumise in Assemblea. LFI accusa i socialisti di “essersi svenduti” a Lecornu sulla base di una promessa che per loro è un “inganno” e invitano i socialisti in disaccordo con i vertici a raggiungerli. “I francesi ci guardano – si è difeso Olivier Faure, segretario Ps – Jean-Luc Mélenchon pensa davvero che se si fosse tornati al voto, il Paese sarebbe stato meglio?” Dietro questi scontri sulla censura e le pensioni, osserva Le Monde, “si gioca ancora una volta la battaglia per l’egemonia della sinistra, in un momento in cui il Ps è tornato a essere uno dei principali attori della scena politica francese”.

“Tutti quelli che hanno rifiutato di censurare saranno responsabili delle sofferenze del Paese”, ha detto a sua volta Jordan Bardella del Rassemblement national, il partito di estrema destra che puntava alle Legislative anticipate. Rn attacca poi i repubblicani “vigliacchi” impantanati con i macronisti. Ma di fatto, da questo ultimo round politico, Rn esce sconfitto. Le Figaro mette l’accento sul “fallimento della strategia d’accelerazione” di Marine Le Pen che contava sulla sfiducia ad ogni costo (anche votare la mozione di censura di LFI) e martellava da settimane che era il momento di sciogliere l’Assemblea, sapendo di poter ottenere la maggioranza dei voti alle urne, se non assoluta almeno relativa. “Da ieri, Marine Le Pen e i suoi parlamentari sanno una cosa – scrive Le Figaro – : finché il Ps deciderà di non censurare il governo, hanno perso una parte del potere acquisito dopo lo scioglimento dell’Assemblea nel giugno 2024”.

Il dibattito sulla manovra arriva in Assemblea venerdì prossimo e rischia di essere caotico. Il progetto di legge prevede di ridurre il deficit di 30 miliardi di euro in un anno (e non più 44 miliardi come annunciato dal progetto precedente di François Bayrou), portandolo dal 5,4% al 4,7% del Pil nel 2026, ma non è escluso che lo sforzo sarà inferiore. Il sostegno dei socialisti a Lecornu non sarà incondizionato: “Se non rispetta i suoi impegni verrà censurato”, ha detto Olivier Faure. La sospensione della riforma delle pensioni si farà per emendamento e i macronisti sono tenuti a rispettare il “deal” pure se per loro è indigesto. Non è detto che tutti lo faranno. Emmanuel Macron è sempre più isolato nel suo stesso campo. La rottura ormai è consumata con l’ex premier Edouard Philippe, fondatore del movimento Horizons e già candidato all’Eliseo per il 2027. Per Philippe, Macron “è andato troppo lontano” cedendo sulle pensioni: “La decisione più degna” per lui, ha detto stamattina alla stampa francese, è di “organizzare le sue dimissioni”.

La manovra presenta anche altri punti critici: “Trovare un compromesso entro il 31 dicembre che sia accettabile per i conservatori Repubblicani e per la sinistra socialista si preannuncia un compito arduo, in un Paese non abituato a questo tipo di accordi”, scrive ancora Le Monde. Il testo prevede misure che avranno un impatto sul potere d’acquisto dei più modesti, contro cui si mobiliteranno i sindacati: il “congelamento” di tutti i sussidi sociali, delle pensioni e degli scaglioni per l’imposta sul reddito, e il taglio dei rimborsi sulle spese mediche. È prevista la soppressione di oltre tremila posti di lavoro nella funzione pubblica. Sul piano fiscale, il contributo “straordinario” sui redditi alti (oltre i 500 mila euro per una coppia, oltre 250 mila per una persona sola), introdotto nel 2025, sarebbe prolungato. Così come la sovrattassa sugli introiti delle grandi aziende. Rispetto al “piano Bayrou”, la manovra di Lecornu prevede inoltre un taglio pari a 1,5 miliardi di euro negli aiuti pubblici alle aziende e l’introduzione di una tassa sulle attività finanziarie delle holding familiari, per lottare contro l’ottimizzazione fiscale. Lecornu sperava di poter barattare queste misure fiscali con l’introduzione della “tassa Zucman” sui super ricchi, chiesta dalla sinistra. Ma i socialisti, insoddisfatti, contano di mandarla al voto con un emendamento.

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