Liste d’attesa: ecco il modulo da compilare se i tempi massimi non vengono rispettati

Un modulo di protesta per contestare le liste d’attesa infinite nel mondo della sanità. L’iniziativa è dell’Associazione Coscioni: se la struttura sanitaria non è in grado di garantire la prestazione nei tempi massimi previsti dalla legge, i cittadini e le cittadine possono fare una protesta formale. Il documento è disponibile sul sito dell’organizzazione (si scarica qui) e di fatto chiede il rispetto delle tempistiche massime previste dalla legge: la richiesta del “percorso di tutela” va indirizzata ai Responsabili della struttura sanitaria presso cui la visita è stata prenotata dal cittadino, il Direttore Generale dell’azienda, il RUA (Responsabile Unico Aziendale per il governo delle liste di attesa) – o analoga figura a seconda della Regione -, e l’URP (Ufficio Relazioni con il Pubblico).
Le liste d’attesa, ricorda l’Associazione Coscioni, costituiscono uno dei più importanti problemi all’interno del sistema sanitario nazionale, tanto pubblico quanto privato. Un problema che non solo tiene migliaia di pazienti “sospesi”, in attesa di visite e interventi con notevole impatto sulla salute degli stessi, ma che spinge gli stessi a riparare nell’unico altro modo possibile: le prestazioni a pagamento. Secondo precise normative nazionali e regionali, è il medico (di medicina generale o specialistico) che, tramite prescrizione, assegna una classe di priorità alla visita, un tempo “massimo” entro cui la prestazione dev’essere erogata al paziente. Le classi di priorità variano – nel caso di visite e prestazioni strumentali ambulatoriali – con un’attesa massima di 120 giorni (categoria P), oppure di 30 giorni per le visite e 60 giorni per gli esami (categoria D), fino ad un’attesa di 10 giorni (categoria B) oppure di 72 ore (categoria di urgenza U). Per i ricoveri invece, le classi di priorità sono quattro: A (attesa massima di 30 giorni), B (attesa di 60 giorni), C (180 giorni) e D, la più lunga (12 mesi). La struttura sanitaria di riferimento è tenuta al rispetto di questi tempi massimi di erogazione del servizio, ma qualora ciò non avvenga, il cittadino ha tutto il diritto all’attivazione del percorso di tutela con cui ricevere la prestazione medica in regime di intramoenia (libera professione), erogata dentro la stessa struttura o presso un centro privato. In entrambi i casi non è previsto alcun costo aggiuntivo ma solo il costo del ticket se previsto dalla prestazione.
Il modulo va presentato quando la situazione appare bloccata, nel caso in cui cioè “la risposta non dovesse arrivare in tempo o non dovesse proprio arrivare” hanno affermato Marco Cappato e Filomena Gallo, Tesoriere e Segretaria nazionale dell’Associazione. Le liste d’attesa – continuano – costituiscono una delle criticità più gravi che affliggono il sistema sanitario. Ogni anno, un numero enorme di pazienti si trova ad affrontare ritardi significativi nell’accesso a visite specialistiche, esami diagnostici e interventi chirurgici, con conseguenze concrete sulla loro salute. Liste di attese ‘patologiche’ rischiano di minare il diritto di accesso alle cure e la loro gratuità, cioè le caratteristiche fondanti del Servizio Sanitario Nazionale. Questo problema non si limita al settore pubblico: coinvolge anche quello privato, dove cresce la richiesta di prestazioni a pagamento”.