La prima volta di Simone Fontecchio nei playoff Nba: cosa aspettarsi dall’azzurro
Jimmy Butler: l’X-Factor dei Warriors
Quando è in campo, recitava un vecchio spot, Jimmy Butler “si sente nella gola e anche nel naso”. È un giocatore che – se in forma e motivato – aggredisce la partita in ogni fase di gioco. È determinato, implacabile, lineare, decisivo. È stato un fattore chiave per la vittoria di Golden State sui Grizzlies. Per lui, 38 punti con 12 su 20 dal campo, 2 su 4 da tre, 7 rimbalzi, 6 assist e 3 palle rubate. Salute. Una vittoria che ha comportato l’ingresso ufficiale nei playoff per la squadra della Bay Area. Ma, in realtà, Bulter è stata la “pozione magica” per Curry e compagni da quando ha messo piede a San Francisco. Ha cambiato la squadra emotivamente. Gli ha dato personalità, prima di tutto. Tecnicamente, poi, è indiscutibile. Contro Memphis, Butler ha declamato un compendio di tutto quello che può fare sui due lati del campo. È nel novero dei migliori negli ultimi dieci anni. Il tiro da fuori non è la sua specialità. Lui lo accetta di buon grado, non si intestardisce al motto “se non segni da tre, non sei nessuno”. Non ha un primo-passo velocissimo, Jimmy Butler. Non è esplosivo o saltatore come uno Zach LaVine. Ma ha forza nella parte alta del corpo. Ti punta in palleggio, sbatte contro il marcatore (o più marcatori), assorbe i contatti e rimane in equilibrio per un tiro in avvicinamento, un floater o un sottomano. Riesce sempre a coordinarsi per un tiro. Per cui, può anche isolarsi, a volte, senza un vero e proprio blocco, e trovare la via per il canestro, perché quando fa a sportellate spesso ha la meglio anche contro gente a cui rende chili e centimetri. Grande a tagliare sulla linea di fondo. Tiratore dalla media molto affidabile. Contro i Grizzlies è stato bravo anche a servire il perimetro o a premiare i taglianti sia a difesa schierata che in transizione secondaria. In più, ha giocato senza palla come fosse Reggie Miller. Moto perpetuo.
Anthony Davis si è fatto sentire!
In una partita puoi dargli la statuetta di MVP senza nemmeno pensarci. Nella partita dopo, magari, entra nello stato d’animo del “comprimario” e sembra scomparire dal cuore del gioco. È questo, Anthony Davis. Era così anche ai Lakers. Aggiungici i continui guai fisici, gli annessi periodi di ripresa della forma ed hai il quadro di un giocatore che ogni anno lotta contro il concetto di discontinuità. Nella vittoria di Dallas sui Sacramento Kings, in verità, l’ex stella dei Pelicans ha preso in mano il proprio destino e ha fatto una prestazione degna di nota. Da totem. Ed è stato un bel vedere. Ha segnato 27 punti, catturato 9 rimbalzi e rifilato 3 stoppate. In più sa anche muoversi bene in rotazione quando chiamato ad aiutare. Tendenzialmente, ha le potenzialità per cambiare in meglio l’approccio difensivo di qualsiasi squadra. In attacco, se ispirato, può colpire in pick-and-pop (quando il lungo blocca e si apre per il tiro) e risultare imprendibile in avvicinamento a canestro, sia palla in mano che sui tagli. Visto penetrare dal centro e lanciare, lui, un alley-oop per Lively come fosse una guardia. I numeri li ha sempre avuti. Nel frattempo, però, Davis è stato segnalato come “probabile” (e non certo) nella partita di stanotte (decisiva) contro i Grizzlies per guai agli adduttori. Cosa si diceva?
Fontecchio alla prima nei playoff
È in ogni caso un traguardo emozionante. Gente come Danilo Gallinari ha giocato diverse serie di playoff, Marco Belinelli con gli Spurs ha addirittura vinto un titolo. Fontecchio è alla sua prima esperienza nella corsa all’anello. Cosa aspettarsi? Quella di Detroit è una bella storia: barzelletta della lega lo scorso anno, squadra ostica e molto compatta oggi. Si andranno a giocare la prima serie di playoff contro i New York Knicks. Compito non facile, anche se la squadra della Grande Mela ha chiuso la stagione in calando. L’italiano, dai garretti elastici, deve mirare a entrare dalla panchina e dare la scintilla con la sua duttilità. Entra e piazza una bomba. Recupera una palla e si invola in contropiede. Riceve un ribaltamento e parte in palleggio per attaccare il ferro. Giocatore sempre affidabile e positivo,statisticamente non ha avuto una stagione clamorosa (5,9 punti di media col 33,5% da tre). Tuttavia, dalla panchina ha prodotto dei lampi occasionali che, in alcuni casi, hanno anche dato un contributo concreto in fase di rimonta. Nei playoff può succedere di tutto, anche diventare protagonisti di una serie, dopo un anno in chiaroscuro. In bocca al lupo.
That’s all Folks!
Alla prossima settimana.