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Si dimette Minio, presidente della Fondazione Agrigento 2025: “Avvicendamento politico”. Le mire di Schifani sulla capitale della cultura

Il numero uno lascia tra le polemiche. Il Pd: "Deve farsi da parte l'unico competente". In pole c'è un ex assessore di Lombardo che ha già incarichi dalla Regione
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“Lascio la Fondazione, anzitempo, su richiesta del sindaco, Francesco Miccichè, per favorire un avvicendamento squisitamente politico”. Con questa stoccata polemica Giacomo Minio ha presentato le dimissioni da presidente della Fondazione Agrigento 2025. Un avvicendamento “squisitamente politico”, sottolinea lui, voluto dal presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani che avrebbe pressato il primo cittadino per ottenere il passo indietro di Minio. La sua è la prima – e per il momento l’unica – testa a cadere dopo le tante gaffe inanellate fin qui per Agrigento capitale della cultura italiana 2025.

I cartelli sbagliati, l’acqua che cade sul palco del Teatro Pirandello, le strade rifatte in fretta e furia comprendo i tombini, ma anche una fondazione nata in ritardo e con nomine prettamente politiche: lo statuto è stato depositato a febbraio del 2024 e il consiglio d’amministrazione è stato composto da 8 membri tutti collegati con la politica, e, manco a dirlo, nessuno con specifiche competenze in ambito culturale, come scritto da Il Fatto Quotidiano lo scorso 9 gennaio. Ed è ancora la politica a pressare sulla manifestazione culturale, secondo indiscrezioni, pretendendo le dimissioni di Minio e scatenando le polemiche.

“Oggi a doversi fare da parte è uno dei pochi componenti dell’attuale Cda della Fondazione Agrigento 2025 ad avere titoli, competenze e spessore istituzionale. Questo consentirà al presidente della Regione Schifani di aumentare il proprio controllo sulla gestione di un evento, che è purtroppo già una catastrofe. Alla fine la Regione stanzia i soldi e la Regione li gestirà con propri uomini e a proprio esclusivo beneficio. Va via Giacomo Minio, che ringrazio da parlamentare e da agrigentina per quanto fatto fino ad oggi, ma resta un consiglio di amministrazione composto da impiegati pubblici, medici, avvocati, sulle cui competenze in materia di cultura – condizioni imposte dallo statuto della Fondazione – in tanti hanno posto legittimi dubbi”, polemizza la deputata agrigentina del Pd, Giovanna Iacono.

Di certo non sembra esserci pace per l’anno della cultura di Agrigento dove anche incombe lo spettro della siccità: l’erogazione idrica sempre a singhiozzo è stata, infatti, aggravata dalla crisi patita dalla Sicilia nell’ultimo anno. Intanto Minio se ne va tra le polemiche, sottolineando anche come per tutte le gaffe finora registrate nulla c’entra la Fondazione: “È superfluo sottolineare – ha scritto Minio nella nota in cui annuncia le dimissioni – come tutte le critiche in questi giorni emerse sui mass media, nulla hanno a che fare con le attività proprie della Fondazione Agrigento 2025, la quale, ai sensi del dello statuto vigente, deve esclusivamente occuparsi della realizzazione di attività culturali. Esulano infatti dagli scopi della Fondazione le manutenzioni del territorio, dei siti e la sua infrastrutturazione a vari livelli (cartellonistica, reti stradali ed altro)”.

Adesso in pole position per il suo ruolo ci sarebbe Giovanni Ilarda, ex magistrato, già assessore alla presidenza per Raffaele Lombardo e nominato nel 2022 da Schifani, su proposta di Edy Tamajo, come liquidatore del Consorzio Asi Sicilia orientale. Dalla carriera in magistratura fino alla liquidazione di un ente per lo sviluppo industriale: il curriculum perfetto per la presidenza della Fondazione per Agrigento 2025.

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