Ho commentato le indiscrezioni sulle modifiche dei programmi di formazione redatti da una commissione presieduta dall’ottima prof. Loredana Perla. Ho espresso un giudizio critico. Ripensandoci, alla luce della libertà di insegnamento, penso che potrebbero offrire spiragli verso la trattazione di argomenti funzionali alla conversione ecologica, predicata da Francesco in Laudato Si’, e alla transizione ecologica, programmata nel Pnrr: la Bibbia ne contiene le premesse, e anche il latino.
Nella Genesi, infatti, il Creatore assegna un solo compito ad Adamo: gli porta gli animali perché dia loro un nome. Dare il nome agli animali, un incarico divino, significa conoscere la biodiverstità. Un concetto inserito in Costituzione in tempi recentissimi. Nel Giardino dell’Eden Adamo ed Eva hanno a disposizione il mondo naturale, ma il Creatore pone un limite: il frutto proibito, il frutto della conoscenza del bene e del male: l’etica. Ma è anche un limite all’uso del Giardino. Infranto il limite i due vengono cacciati dall’Eden e, da allora, devono guadagnarsi il pane col sudore della fronte: è il passaggio da cacciatori-raccoglitori ad agricoltori!
Nella torre di Babele gli umani parlano diverse lingue e non riescono più a comprendersi. Linneo, col Systema Naturae, pone fine alle ambiguità e inventa la nomenclatura binomia, in modo che, qualunque sia la lingua, le piante e gli animali abbiano un solo nome. Noi siamo Homo sapiens. Ma c’è di più: il nome è in latino. E qui arriva l’ora di latino. Come si usa il latino per costruire il nome delle specie? Usare una lingua non più di uso corrente la rende indipendente dalle specificità linguistiche di ogni paese. Si può arrivare lontano partendo da questi concetti.
Ne volete ancora? Innervosito dal nostro comportamento, il Creatore decide di spazzarci via, con il Diluvio Universale. Poi ci ripensa e ci dà un’ultima occasione. Dice a Noè di costruire un’arca, per salvarsi con la sua famiglia. Probabilmente, quel giorno, il Creatore era pigro: avrebbe potuto ricreare tutto, invece dice a Noè di mettere una coppia di tutti gli animali nell’arca, in modo da ricominciare con loro una nuova vita. Una coppia di tutti gli animali significa, ancora, la biodiversità. Non solo la dobbiamo conoscere, dando il nome agli animali, ma è anche essenziale per la nostra sopravvivenza: la dobbiamo salvare se ci vogliamo salvare.
Ovviamente chi ha scritto la Bibbia aveva una passione per la zoologia (lo capisco) ma a questo punto bisogna spiegare che gli animali non bastano, ci vogliono piante, funghi, gli unicellulari e i batteri. Altrimenti gli ecosistemi non funzionano. La Bibbia ci permette di sviluppare concetti e ragionamenti modernissimi.
Quando Jean Baptiste Lamarck, nel 1809 (l’anno di nascita di Charles Darwin) pubblicò il suo Trattato di Filosofia Zoologica introdusse il concetto di Trasformismo, quella che oggi chiamiamo Evoluzione. Gli fu suggerito dall’osservazione dei fossili negli strati geologici. Identificò sequenze di modificazioni che, dagli animali del passato, arrivano a quelli di oggi: le specie si trasformano! Georges Cuvier vide le stesse cose ma le interpretò in modo diverso. Non parlò di serie di trasformazioni ma di “catastrofi” con cui il Creatore spazzava via le creature che aveva creato e ne creava altre. Il Diluvio Universale era solo l’ultima catastrofe, ed eccoci di nuovo alla Bibbia.
Se fossi un insegnante di scuola sarei entusiasta di insegnare la Bibbia e il latino per introdurre questi argomenti, e da questi spunti ricaverei argomenti per una quantità infinita di lezioni, arrivando anche a leggere Laudato Si’, per mostrare come siano moderne queste cose, questi concetti, e come la nostra religione sia talmente matura da chiedere la conversione a una scienza. La conversione ecologica è la conversione all’ecologia! La chiede un Papa.
Spetterà ai docenti decidere cosa leggere della Bibbia, e come attualizzare il latino, magari anche il greco, sconfinando nell’etimologia. Forse la commissione aveva questo in mente. Da notare, tornando a Lamarck, l’uso della parola “filosofia” nel titolo del libro dove pose i primi fondamenti della teoria dell’evoluzione. Filosofia significa amore per la sapienza, e la libertà di insegnamento permette ai docenti di parlare di sapienza di cose di natura, magari per arrivare a Darwin che, ne L’Origine dell’Uomo, rispose alla domanda cosmica: da dove veniamo?
Nella mia esperienza con gli insegnanti di ogni ordine e grado, avendo gestito due Musei frequentati in modo intensissimo dalle scolaresche, ho avuto modo di vedere quanta passione mettano e trasmettano nel “formare” i giovani umani a loro affidati. Non tutti, però. Ho accolto all’università migliaia di studenti usciti dal percorso di formazione pre-universitario, e ho anche constatato i danni di certi modi di insegnare. E qui sorge il problema di formare i formatori. Ho avuto pessimi insegnanti di matematica: me l’hanno fatta odiare. E li ho odiati quando ho capito l’importanza della disciplina. Non sono mai riuscito a riprendermi dai traumi generati da certi modi di insegnarla. Traumi che possono essere generati anche dalla zoologia, se viene insegnata come sequenze di nomi di animali da imparare a memoria.
Ho avuto la fortuna di avere eccellenti docenti di zoologia ma ho conosciuto colleghi con visioni letali della disciplina. Come forse ha avuto Valditara che, infatti, ritiene inutile imparare i dinosauri.