Teheran, due giudici della Corte Suprema uccisi in un attacco armato davanti al Palazzo di Giustizia. Ferito un terzo, morto suicida l’assalitore

Due giudici della Corte Suprema iraniana, Ali Razini, 71 anni, e Mohammad Moghiseh, 68 anni, sono stati uccisi in un attacco armato avvenuto questa mattina davanti al Palazzo di Giustizia di Tehran nel centralissimo Park-e Shahr. Un terzo giudice, Miri, è rimasto ferito insieme a una guardia del corpo. L’assalitore, identificato come un dipendente del Ministero della Giustizia, si è suicidato subito dopo l’attacco.
Secondo quanto riportato dall’agenzia Tehran Times e rilanciato dal sito della magistratura iraniana Mizan Online, l’assalto è avvenuto intorno alle 10:45 ora locale: l’uomo, armato di un’arma da guerra, ha colpito i tre giudici mentre si trovavano all’esterno della Corte Suprema. Successivamente, ha rivolto l’arma contro sé stesso, togliendosi la vita prima che le forze di sicurezza potessero intervenire.
Le vittime erano giudici di alto profilo, noti per il loro coinvolgimento in processi legati a casi di sicurezza nazionale, spionaggio e terrorismo, riferisce l’agenzia Isna. Ali Razini, già sopravvissuto a un tentativo di omicidio nel 1998, e Mohammad Moghiseh erano figure centrali nel sistema giudiziario iraniano, spesso al centro di polemiche per il ruolo ricoperto in processi controversi.
L’attentatore, descritto come un membro del settore giudiziario, non aveva, secondo le prime indagini, alcuna causa pendente presso la Corte Suprema. Questo dettaglio ha alimentato speculazioni sulle sue motivazioni, che restano al momento poco chiare. La televisione di Stato iraniana ha confermato che l’uomo lavorava per il Ministero della Giustizia, ma non ha fornito ulteriori dettagli sul suo incarico o sul possibile movente.
Le indagini sono in corso, le autorità hanno immediatamente intensificato le misure di sicurezza intorno ai principali edifici governativi della capitale. Un portavoce della magistratura ha dichiarato che verranno effettuate valutazioni interne per capire come sia stato possibile che un dipendente del settore giudiziario potesse avere accesso a un’arma all’interno di una zona così sensibile.