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Dagli americani copiamo tutto, anche il disinteresse per la politica. Vedi i numeri dell’astensione

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È veramente difficile svincolarsi dai modelli americani in campo culturale, economico-finanziario, socio-politico. Alle ultime elezioni Comunali, Elly Shlein ha esultato: “risultato storico”. Lo stesso dicevano nel centro-destra un paio di settimane prima. I media si accodano a dare grande rilevanza ma il vero dato politico è la maggioranza sempre più ampia che non partecipa al voto. La politica per come la conoscevamo ha perso credibilità, prestigio, è condannata all’irrilevanza. Solo poche decine di anni fa in Italia avevamo una delle più alte percentuali di elettori al mondo.

In diverse tornate ho fatto il presidente di seggio e posso certificare che votavano praticamente tutti, anche vecchi e infermi. Quella residua percentuale di astensione era dovuta unicamente, nelle Regioni meridionali colpite dall’emigrazione, alle tante pagine delle liste elettorali occupate dai “residenti all’estero”. Il voto era un rito domenicale, per cui mettersi il vestito della festa. Si parlava di politica ovunque: non solo nelle sezioni e nelle parrocchie, ma nei bar, in strada, nei posti di lavoro. Era appassionante schierarsi, credere in visioni alternative.

C’erano diversi partiti che andavano a rappresentare tutte le diverse sfumature di opinione presenti nella società, dall’estrema destra alla sinistra radicale, passando per un variegato centro. Ognuno poteva trovare la propria rappresentanza e sfoggiava con orgoglio la propria appartenenza, anche solo con un giornale sotto il braccio. Faceva impressione leggere di un mondo lontano, l’America, in cui la percentuale dei votanti era ed è incredibilmente bassa; i pochi elettori divisi sostanzialmente tra due soli partiti, che tra l’altro non divergono di molto su temi cruciali come la politica estera e militare, le scelte di fondo sul piano economico. La politica rimane una questione per addetti ai lavori, la lotta sindacale praticamente sedata, mentre i cittadini sono interessati soltanto all’arricchimento privato individuale in vista del consumismo più sfrenato.

Ebbene, come e peggio di certo cinema, certa tv e certi fast food, oggi anche quel modello americano è penetrato profondamente tra noi. Negli ultimi ballottaggi le due forze che si sono confrontate nei vari capoluoghi avevano programmi (?) praticamente indistinguibili. Anche a livello nazionale si cerca in tutti i modi di ridurre lo “scontro” a Meloni e Schlein. A capo di due forze politiche che hanno lo stesso identico atteggiamento di fronte alle scelte veramente importanti in politica estera e in politica economica, etero-dirette rispettivamente da Washington e Bruxelles. E nonostante qualche timida esitazione derivante dall’eredità ideologica della destra, non si diverge neanche sui temi imposti dal politically correct sui diritti civili.

Abbiamo assimilato un atteggiamento che, nella nostra immaturità dal punto di vista civico e democratico, può avere effetti devastanti. Non dimentichiamo che nella storia, oltre a tantissime cose buone, siamo stati capaci di creare il fascismo e, più recentemente, il modello del riccone invischiato in faccende di truffe e donne ma che, impunito, porta avanti la sua lotta politica. Questo sì, ben interpretato dal prossimo presidente Usa.

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