Nel grande e a tratti doloroso racconto giudiziario sulla strage di Ustica (27 giugno 1980, 81 morti ancora senza un colpevole) si aggiunge un insolito capitolo. Riguarda una porzione dei 330 milioni di euro che Itavia ha ottenuto il 23 aprile 2020 come risarcimento in sede civile dai ministeri della Difesa e delle Infrastrutture a causa dello stop della flotta aerea e della revoca della concessione, dopo che il Dc9 si inabissò a 3000 metri in fondo al mare. L’abbattimento dell’aereo, partito da Bologna, fu la conseguenza di uno “scenario di guerra”. E che sia stato un missile a far inabissare il veivolo è verità giudiziaria da quando proprio la Cassazione civile aveva stabilito i risarcimenti per i parenti delle vittime e gli eredi del patron dell’Itavia.

Oggi i finanzieri del Nucleo valutario di Milano hanno sequestrato 130 milioni che, secondo la ricostruzione della procura, sarebbero stati usati da due ex amministratori società, passata dall’amministrazione straordinaria alla liquidazione, non solo per coprire i debiti bancari accesi per la loro scalata alla società, ma anche per spese in boutique di lusso, soggiorni in resort in giro per il mondo, case d’asta e gioiellerie, ristoranti e negozi che si occupano delle vendita di Rolex.

Il sequestro finalizzato alla confisca, firmato dalla giudice per le indagini preliminari Angela Minerva su richiesta della pm Bruna Albertini, riguarda quasi 130 milioni di euro a carico degli ex componenti del cda di Aerolinee Itavia spa, Jacopo Di Stefano e Marco Scorzoni, e in particolare di società a loro riconducibili del gruppo Jds. Le accuse contestate nell’inchiesta, che vede indagati anche l’ex liquidatore e i rappresentanti del collegio sindacale, sono, a vario titolo, riciclaggio (che radica la competenza ad indagare a Milano), infedeltà patrimoniale e appropriazione indebita.

Per gli inquirenti i due indagati hanno ottenuto il controllo della gestione di Itavia, diventandone anche gli azionisti di maggioranza, e “avrebbero pressoché azzerato il patrimonio aziendale residuo derivante dai risarcimentiin particolare deliberando due operazioni di finanziamento pregiudizievoli del patrimonio sociale, una da 130 milioni di euro (mai restituita) e l’altra da 45 milioni di euro (quest’ultima successivamente rimborsata), in favore di società a loro riconducibile”. Un meccanismo che un testimone a verbale descrive così: “… Di fatto, il punto è stato che Di Stefano, che si era indebitato con le banche IFIS ed Unicredit per questa operazione che ho definito di rastrellamento delle azioni, aveva necessità di rientrare e l’ha fatto utilizzando i soldi della società di cui era socio di maggioranza e ciò in violazione anche dei diritti delle minoranze”. E così l’attivo della società a un certo punto era di soli 5milioni di euro.

Il finanziamento da 130 milioni di euro veniva in particolare utilizzato anche “per estinguere il prestito bancario utilizzato proprio per acquisire il pacchetto di maggioranza in Itavia rafforzando in tal modo la loro posizione all’interno della stessa”. Operazioni erano state già “giudicate” magistratura civile la quale, ne1l’aprile 2023, aveva nominato un curatore speciale che, fin dal maggio 2023 “evidenziava l’irregolarità delle due operazioni di finanziamento in danno della società, dei soci di minoranza e dei creditori. Alla luce di quanto evidenziato dal curatore speciale, la tutela del patrimonio della società veniva affidato ad un amministratore giudiziario”. La lente d’ingrandimento degli investigatori delle Fiamme gialle ha permesso “di riscontrare ‘il giro del denaro'” di due finanziamenti di ottobre e dicembre del 2022 a favore della Jds-Fin Holding, uno da 130 milioni e l’altro da 45 milioni di euro, con soldi presi con bonifici dalle casse di Itavia. Dopo questi versamenti su conti della Jds ci sarebbero state, poi, fino al settembre 2023, “numerose operazioni in uscita” per quasi 180 milioni di euro.

Nelle 21 pagine del decreto del gip, tra l’altro, vengono segnalati pagamenti da 95mila euro ad un negozio che vende Rolex, ma anche da oltre 7500 euro per “Sotheby’s London, nota casa d’aste del Regno Unito”, e poi spese da 30mila euro per alberghi e ancora 140mila euro “a favore di resort e hotel di lusso internazionali”. E 90mila euro “a favore di agenzie viaggi italiane”, 20mila euro a “negozi e boutique di lusso”, 25mila euro in ristoranti. E in più anche 8 bonifici, tra il 2022 e il 2023, “a tre diverse orologerie-gioiellerie” di Bologna per oltre 650mila euro. A far scattare le indagini era stata la denuncia del 18 agosto 2023 presentata da una società lussemburghese, socia di minoranza di Itavia. Quei soldi che la compagnia aerea aveva ottenuto come risarcimenti per la strage, scrive il giudice, avrebbero dovuto, in realtà, servire per “soddisfare le pretese di creditori ammessi alla procedura di amministrazione straordinaria“. Gli indagati, invece, con le loro operazioni anche in “conflitto di interesse” avrebbero “azzerato il patrimonio aziendale”.

La replica degli indagati: “Falso, soldi investiti e fatti fruttare” – “Con riferimento ai numerosi articoli di stampa pubblicati sul web e che alludono alla sottrazione dei risarcimenti riconosciuti alla società Itavia, si intende chiarire, sin da ora, alcuni aspetti evidenziati dagli organi di informazione. Sulla scorta di un comunicato stampa della Procura della Repubblica di Milano, è stata pubblicata la notizia del sequestro, nonché stralci del provvedimento giudiziario, peraltro in fase cautelare, ed in modo da non riportare fedelmente i fatti, aggiungendo circostanze non vere e lesive dell’onorabilità degli indagati e delle società coinvolte. La vicenda giudiziaria – scrivono in una nota Di Stefano e Marco Scorzoni – non riguarda in nessuna misura le somme riconosciute ai famigliari delle vittime, non risponde al vero che quanto versato alla nuova Itavia sia stata oggetto di qualsivoglia ipotesi di malversazione da parte degli amministratori, odierni indagati; in realtà gli investimenti intrapresi ed oggetto di preliminare contestazione sono stati investititi e hanno fruttato e portato direttamente nelle casse della società oltre dieci milioni di euro per i soli rendimenti maturati. Si tratta di una vicenda che origina da interessi di natura privatistica circa le aspettative di lucro dei soci di minoranza che hanno sollecitato l’intervento dell’Autorità Giudiziaria. Diversamente – prosegue la nota – da quanto riportato dagli organi di stampa, in sede societaria e in accordo con le Autorità preposte, sono in corso i rimborsi richiesti dal tribunale civile di Genova secondo un piano con modalità condivise con Itavia spa. Qualsiasi riferimento a sottrazione dei risarcimenti e/o azzeramento degli stessi è priva di qualsivoglia fondatezza. Saranno intraprese in tutte le sedi azioni giudiziarie per chiarire al più presto l’accaduto e per evitare ulteriori speculazioni o illazioni sul nostro operato, nella consapevolezza che chi ha agito lo ha fatto sempre nell’interesse della società”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Successivo

Toti arrestato, l’uomo di Esselunga a Brunetta: “Vendiamo il tuo vino se parli con Giovanni”. I cellulari spenti per sfuggire alle intercettazioni

next