di Giorgia Ivan e Anna Pelicci*

La Giornata Internazionale della Terra, istituita ufficialmente nel 1970, ha le sue radici nel libro manifesto ambientalista Primavera silenziosa di Rachel Carson del 1962. Sebbene buone pratiche, come fare la raccolta differenziata o spegnere le luci, siano importanti, non sono sufficienti per affrontare i cambiamenti climatici. È fondamentale conoscere e comprendere i nostri territori per promuovere una maggiore consapevolezza ambientale. Concentrarsi sulle soluzioni per migliorare l’ambiente è essenziale per affrontare efficacemente le sfide attuali.

La crescente presenza di plastica negli ambienti naturali sta preoccupando molto gli scienziati e non solo, a seguito anche di ritrovamenti di microplastiche all’interno dell’uomo e degli animali, oltre che in natura. Uno studio condotto da Federica Bertocchini, biologa molecolare, evidenzia che le larve della tarma della cera d’api possono consumare la plastica, suggerendo che possano essere utilizzate per biodegradare la plastica stessa. Questo studio, supportato anche da altre ricerche, suggerisce la possibilità di scoprire enzimi che favoriscono la biodegradazione della plastica.

Non solo la plastica nei mari è un problema, ma come sappiamo anche l’innalzamento delle temperature e il crescente inquinamento lo sono. Tuttavia, sono state proposte diverse soluzioni, che ci possono aiutare nella mitigazione e nella salvaguardia. Progetti nel Mediterraneo, come quello riguardante le foreste di posidonia oceanica, mirano a ricreare e preservare gli habitat marini per proteggere la biodiversità. Altri progetti, come Life Pinna, si concentrano sulla protezione delle specie a rischio, come la Pinna Nobilis che è a rischio critico d’estinzione. Importante è, inoltre, coinvolgere le comunità locali per sviluppare pratiche di pesca più sostenibili, come dimostrato dal progetto Life Delfi per la salvaguardia dei cetacei che purtroppo, e sempre più spesso, finiscono nelle reti da pesca. La collaborazione con le realtà del territorio è essenziale per garantire il rispetto dell’ambiente e della salute umana.

Quando si parla di pianeta Terra, non possiamo non pensare a cosa si estende sotto i nostri piedi, una risorsa preziosa e spesso sottovalutata: il suolo. Una risorsa vitale per la vita sul pianeta, non rinnovabile e sempre più a rischio. L’urbanizzazione selvaggia, l’agricoltura intensiva e l’inquinamento mettono a dura prova la sua salute e fertilità, con conseguenze gravi per l’ambiente e la nostra stessa sicurezza alimentare.

L’espansione incontrollata delle città e delle infrastrutture porta all’impermeabilizzazione del suolo, impedendo la naturale filtrazione dell’acqua e causando diverse problematiche: aumenta il rischio di inondazioni e smottamenti, si impoveriscono le falde acquifere e si perde prezioso terreno fertile.

Secondo i dati Ispra, in Italia negli ultimi 20 anni la superficie coperta da asfalto e cemento è raddoppiata, con una perdita di suolo fertile stimata in circa 17 ettari al giorno. L’agricoltura intensiva, con l’uso eccessivo di fertilizzanti chimici e pesticidi, impoverisce il suolo di nutrienti e ne altera la struttura. L’allevamento, che richiede grandi quantità di foraggio (circa il 35% della superficie agricola utilizzabile), contribuisce ulteriormente alla deforestazione e all’erosione del suolo. Secondo la Fao, un terzo dei terreni agricoli del pianeta è già degradato, con una perdita di produttività stimata in 200 miliardi di dollari all’anno.

Esistono diverse pratiche agricole innovative che possono contribuire a migliorare la fertilità del suolo e aumentare lo stock di carbonio. Un suolo sano e fertile è in grado di catturare e stoccare grandi quantità di carbonio dall’atmosfera, prelevandolo in forma di anidride carbonica e trattenendolo in forma di carbonio organico, contribuendo a mitigare i cambiamenti climatici. Le pratiche agricole innovative hanno un duplice beneficio: migliorare la fertilità del suolo e contrastare il riscaldamento globale.

Spesso trascurato e dato per scontato il suolo è la fonte primaria della nostra alimentazione. Pertanto, proteggere e mantenere la sua fertilità è essenziale per garantire la sicurezza alimentare globale. È una risorsa fondamentale e non rinnovabile. Occorrono più di 2.000 anni per formare appena 10 centimetri di terreno. L’azione dell’uomo ne può accelerare il degrado e i cambiamenti climatici possono ulteriormente compromettere la sua salute, con impatti significativi sulla sicurezza alimentare e sul benessere dei piccoli agricoltori.

Il suolo, oltre ad essere una risorsa preziosa per l’agricoltura, rappresenta un importante serbatoio di carbonio. Attraverso processi naturali, il suolo assorbe e trattiene il carbonio atmosferico, contribuendo a regolare il clima del pianeta. La capacità del suolo di sequestrare il carbonio dipende da diversi fattori, tra cui la sua tipologia, la gestione agricola e la presenza di vegetazione.

La tutela del suolo, dei mari e dell’aria è una responsabilità collettiva che richiede l’impegno di tutti: governi, aziende, cittadini, non ci viene richiesta dal pianeta, ma dalle generazioni presenti e future.

* Associazione Italian Climate Network www.italiaclima.org

Articolo Precedente

Giornata della Terra: oltre la crisi climatica, chiediamoci chi abiterà il pianeta

next
Articolo Successivo

Earth Day 2024, il report di Copernicus: “L’Europa è il continente che si sta riscaldando di più, mortalità aumentata del 30% in vent’anni”

next