Prima ha chiesto al ministro della Giustizia di punire un magistrato perché aveva criticato una sentenza. Ora annuncia l’intenzione di voler denunciare un noto movimento antimafia, colpevole di aver criticato la sua iniziativa contro il pm. In attesa che Carlo Nordio risponda alla sua interrogazione parlamentare contro Nino Di Matteo, Maurizio Gasparri rilancia. E ora sostiene di sentirsi addirittura minacciato dall’iniziativa delle Agende rosse, che hanno manifestato la loro solidarietà nei confronti del pm della procura nazionale Antimafia. Ma andiamo con ordine.

L’interrogazione – All’origine della questione c’è la sentenza della Cassazione sulla cosiddetta Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra. Dopo le assoluzioni emesse dalla Suprema corte, infatti, Di Matteo ha pubblicato un saggio (scritto insieme al giornalista Saverio Lodato) in cui già dal titolo critica duramente le decisioni degli ermellini. Il libro, edito da Fuoriscena, s’intitola infatti Il colpo di spugna. Trattativa Stato-mafia: il processo che non si doveva fare. Ed è proprio a causa di quel saggio che Gasparri ha depositato un’interrogazione diretta a Nordio per sapere “quali iniziative intenda assumere per verificare l’eventuale sussistenza di responsabilità disciplinari e a tutela della magistratura, della Corte di cassazione e dei suoi componenti”. Insieme al procuratore generale della Cassazione, infatti, i guardasigilli è titolare della facoltà di promuovere l’azione disciplinare sui magistrati. Ma il capogruppo di Forza Italia al Senato va oltre e chiede a Nordio anche di “verificare l’eventuale sussistenza di reati derivanti dalle esternazioni contenute nel citato libro”. Insomma Gasparri vorrebbe che il ministro della Giustizia si attivasse per perseguire Di Matteo. A difesa del magistrato antimafia si sono schierate centinaia di cittadini, che hanno inviato decine di mail di sostegno al nostro giornale.

La lettera a Meloni – Ora sono intervenute anche le Agende rosse, che oggi hanno tenuto una manifestazione sotto la prefettura di Genova, consegnando al prefetto Teresa Torraco una lettera aperta da recapitare alla premier Giorgia Meloni. Gli attivisti del movimento fondato da Salvatore Borsellino solidarizzano con Di Matteo, “oggetto nei giorni scorsi di un duro attacco” e criticano l’interrogazione di Gasparri. “Arduo è pensare come l’atto del senatore non possa realmente costituire un precedente grave per tutti i magistrati che vorranno continuare a pensare con indipendenza – si legge nella missiva – Quasi impossibile non scorgere un abuso nell’atto di sindacato ispettivo e uno sfregio alla memoria di servitori dello Stato come Falcone e Borsellino”. E ancora le Agende rosse parlano di un “preoccupante l’ulteriore tentativo di boicottaggio, isolamento e delegittimazione di magistrati che mortificano la propria vita per alto senso dello Stato e della giustizia. Tanto basterebbe affinché il senatore Gasparri avvertisse il dovere di fare un passo indietro“. Per questo motivo il movimento “vuol chiedere che Governo e Parlamento si schierino decisamente a tutela di chi subisce continui attacchi e delegittimazioni” che “sono terreno fertile per il proliferare del pensiero e dell’agire mafioso”.
Il senatore di Forza Italia ora parla di intolleranza – Critiche che per Gasparri equivalgono addirittura a minacce. “Non mi farò intimidire da questa azione arrogante, minacciosa e basata su una pericolosa intolleranza. Difendo la legalità e i protagonisti della lotta alla mafia. Attaccati e denigrati da chi dovrebbe giustificarsi dei propri errori di Caltanissetta e di Palermo. Biasimo queste minacce nei miei confronti che ovviamente segnalerò alle autorità giudiziarie, con motivata denuncia“, è la reazione del capogruppo dei senatori di Forza Italia. Secondo Gasparri, infatti, la lettera delle Agende rosse rappresenta “il delirio di chi vorrebbe impedire il corretto uso dello strumento parlamentare dell’interrogazione che ho usato per la incredibile vicenda del magistrato Nino Di Matteo, che contesta in modo infondato e arbitrario la sentenza che smontando la sua tesi accusatoria ha assolto dopo anni di ingiusti processi gli eroi del Ros carabinieri Mori, Subranni e De Donno”.

L’intervento del magistrato – Nel frattempo, intanto, sulla questione si registra un clamoroso assente: il guardasigilli Nordio. Il ministro della Giustizia, come è noto, non è obbligato a rispondere tempestivamente a tutte le interrogazioni parlamentari. In questo caso, però, la vicenda è ormai diventata di interesse pubblico. Anche perché lo stesso Di Matteo ha chiesto di conoscere l’opinione del guardasigilli sulle accuse formulate da Gasparri. “Credo sia interesse di tutti comprendere se il ministro della giustizia Nordio intenda raccogliere la sollecitazione di Gasparri, se intenda disattenderla o se semplicemente intenda lasciarla cadere nel vuoto“, ha detto il magistrato intervenuto al Festival internazionale dell’Antimafia organizzato dall’associazione Wikimafia a Milano. “Quello del senatore Gasparri è stato un atto politico io credo che meriti una risposta politica, non nel mio interesse ma nell’interesse dei cittadini – ha proseguito ancora il pm – Credo sia interesse di tutti comprendere se il ministro della giustizia Nordio intenda raccogliere la sollecitazione o se intenda disattenderla o se semplicemente intenda lasciarla cadere nel vuoto”. Insomma Di Matteo vuole sapere da Nordio come la pensa sul suo conto: esprimendo critiche alla sentenza definitiva sulla Trattativa ha violato la legge? Oppure quello che dice Gasparri non sta né in cielo nè in terra? “Si tratta di una sollecitazione che tra l’altro proviene dal capogruppo di un partito che fa parte dello stesso governo di Nordio – ha continuato Di Matteo – Io credo sia una questione d’interesse generale, perché riguarda la possibilità che un magistrato si esprima in senso critico su una sentenza definitiva. E io credo che i cittadini avrebbero tutto il diritto di sapere quale è l’intendimento del ministro rispetto a una sollecitazione che proviene da un esponente politico di un partito di governo. Troppo comodo il silenzio, io credo che di fronte a certe questioni ciascuno debba assumersi le proprie responsabilità“. Al momento, però, ha prevalso il silenzio.

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