L’allarme criminalità organizzata nel Veronese è tale che tutti i 98 sindaci, assieme al presidente della provincia, hanno scritto una lettera al governo, con cui chiedono il distacco presso la Procura della Repubblica scaligera di un magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia di Venezia e l’istituzione di una sezione operativa della Direzione Investigativa Antimafia. L’iniziativa è partita dal sindaco di Verona, Damiano Tommasi, e dall’assessore alla sicurezza e legalità Stefania Zivelonghi, assieme alla rete Avviso pubblico di enti locali impegnati nella tutela della legalità. La presentazione dell’iniziativa è avvenuta nella sede del municipio di Verona. La lettera è stata indirizzata al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, al ministro della Giustizia Carlo Nordio e ai parlamentari veronesi.

“Le relazioni semestrali della Direzione investigativa antimafia – dichiara il sindaco – evidenziano da tempo come quello veronese sia un territorio in cui, unitamente alla mafia calabrese, operano anche altre organizzazioni di tipo mafioso, italiane e straniere, attive nel riciclaggio di denaro di provenienza illecita nell’economia locale, nello spaccio di droga e nello sfruttamento di persone per finalità sessuali e di lavoro”.

La prova è costituita dalle numerose inchieste aperte: dalla presenza della cosca Arena Nicosia Grande Aracri alle infiltrazioni negli appalti dell’Ente Arena di Verona (con sovrafatturazioni e false fatturazioni milionarie), dalla cellula del clan Di Cosola di Bari (droga) al processo Isola Scaligera, dall’operazione Taurus agli affari legati al turismo del Lago di Garda. Dal 2022 al gennaio 2024, la Prefettura di Verona ha emesso 22 interdittive antimafia – di cui 4 prevenzioni collaborative – nei confronti di imprese operanti in diversi settori produttivi. Inoltre l’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, nell’ultimo rapporto riferito al 2023, ha segnalato 1.972 operazioni finanziarie sospette, ponendo Verona al secondo posto di tutto il Veneto.

“Il Veneto al pari di molte altre grandi regioni italiane ha estremo bisogno di utilizzare in maniera più diffusa degli strumenti normativi ed investigativi che solo la legislazione Antimafia mette a disposizione dei pubblici ministeri e della polizia giudiziaria – commenta il procuratore Raffaele Tito -. Questi strumenti da noi sono in mano di un nucleo troppo ristretto di Pm, peraltro con uffici nella sola sede di Venezia”.

Il procuratore osserva anche l’evoluzione mafiosa: “Le ‘nuove mafie’ o le mafie straniere, che imperversano nelle aree degradate delle città del Nord Italia, fondano la loro forza su vincoli familiari o regionali della terra di provenienza, e agiscono in maniera diversa rispetto alle mafie tradizionali che insistono da secoli sul territorio del Sud Italia. Ma anche queste ultime si sono adeguate ai tempi e bisogna prenderne atto. Verona, per quanto attiene il contrasto della delinquenza organizzata, è a livello nazionale decisamente sottovalutata: vi è scarsità di mezzi e soprattutto di uomini in tutte le strutture investigative e giudiziarie“.

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