Il problema della comunicazione con altre civiltà extraterrestri ha sempre affascinato l’uomo fin dalla notte dei tempi, sia come evento fortuito sia come mirato. Fortuito nel senso di trovarci di fronte ad un evento di contatto non cercato, come nel caso degli avvistamenti degli oggetti volanti non identificati, cioè i classici Ufo/Uap, oppure cercando intenzionalmente di inviare messaggi nello spazio, nella speranza che qualcuno sia in ascolto e risponda.

Il primo messaggio inviato dall’uomo verso potenziali civiltà extraterrestri fu quello partito dal radiotelescopio di Arecibo dal nome della località portoricana da dove fu lanciato il messaggio nel 1974, grazie al lavoro del Fisico Frank Drake padre del Seti, Search for Extra Terrestrial Intelligence. Più attivo rispetto al Seti il programma Meti, Message Extra-Terrestrial Intelligence, creato dal russo Alexander Zaitsev che aveva lanciato messaggi nello spazio dal radio telescopio di Evpatoria. Oggi è tornato prepotentemente alla ribalta il fascino di inviare un messaggio nello spazio, grazie al libro “Il problema dei tre corpi” dello scrittore cinese Liu Cixin, dando origine alla omonima e seguitissima serie televisiva.

L’effetto ha generato la ripresa del dibattito sulla opportunità di inviare messaggi nel cosmo, rischiando cioè che venga intercettato da una civiltà avanzatissima ma aggressiva e colonizzatrice, in grado di annientare chi vi si opponga, cosa temuta dal famosissimo fisico britannico Stephen Hawking. Si è svolta infatti a Roma, il 12 aprile, al Senato, la conferenza stampa per la presentazione del Progetto ‘Star Bottle – Siamo unici nell’universo?’ con il responsabile del progetto, l’editore Domenico Zambarelli e Walter Riva, direttore di Cosmo 2050, Michele Magnifichi, responsabile di M3Sat e Luca Perri, astrofisico e divulgatore, moderati dal giornalista Luca Telese.

Il progetto si propone di dare a tutti i cittadini la possibilità di inviare un messaggio ad eventuali civiltà extraterrestri nello spazio. La conferenza si è svolta, non a caso, nella ricorrenza del primo uomo che è andato nello spazio, l’indimenticabile cosmonauta sovietico Jurij Gagarin il 12 aprile del 1961. Le Nazioni Unite hanno poi decretato questa data come la “Giornata Internazionale del Volo Umano nello Spazio”. Il progetto si propone di coinvolgere e sensibilizzare il genere umano a scambiare messaggi con altre potenziali civiltà presenti nella nostra galassia, la Via Lattea, dove è stata calcolata la presenza di oltre 8 miliardi di pianeti simili alla Terra potenzialmente abitati e abitabili. Grazie alle nuove tecnologie tutte italiane, con lo Star Bottle sarà possibile partecipare all’invio di messaggi con eventuali extraterrestri. Il tutto previsto in breve termine poiché la data prevista per il lancio è del 10 agosto.

Ricordo l’importanza che le Nazioni Unite hanno dato al problema della vita extraterrestre e della possibile loro presenza mediante gli oggetti non identificati. Come anche a livello istituzionale, il recente dibattito presso il Parlamento Europeo a Bruxelles e le numerose interpellanze parlamentari in Italia e in Europa. Non meno rilevante il contributo delle ricerche del giornalista Gianni Bisiach che ha trovato spazio nel sito Archivio Quirinale della Presidenza della Repubblica. In attesa del lancio dello Star Bottle, attendiamo comunque ulteriori sviluppi anche nella ricerca della presenza degli Uap e di Non Human Intelligence nel nostro pianeta.

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