Non è una figura marginale. Nemmeno di passaggio. Alfonsino Pisicchio, ai domiciliari da ieri per corruzione e turbativa d’asta, con Michele Emiliano ha un rapporto di lunga data. In politica, infatti, lo è da sempre. Al Comune di Bari ci è arrivato per la prima volta nel 1990, diventando presto anche assessore. Dieci anni dopo varca anche la soglia del Consiglio regionale. È il 2006, l’anno in cui l’allora sindaco di Bari, Michele Emiliano, lo chiama per presiedere la società partecipata del Gas, Amgas. “Risanandola ne giro di pochi anni – recita la sua biografia – raggiungendo importanti obiettivi sociali, quali la stabilizzazione dei lavoratori precari”.

Antonio Decaro, invece, nel 2015 gli affida il Bilancio della Città metropolitana. È lo stesso anno in cui torna in Consiglio regionale nella lista civica “La Puglia con Emiliano”, divenendo poi presidente di Commissione prima e assessore all’Urbanistica poi. Nel 2020 non fu rieletto, ma non per questo è rimasto fuori dal giro. Nel dicembre scorso, Emiliano lo volle commissario straordinario dell’Arti, l’agenzia regionale per le tecnologie. Tre ore prima dell’arresto, è lui stesso a dimettersi dall’incarico “per dedicarsi a tempo pieno alla vita accademica e agli studenti dell’Accademia delle Belle Arti”.

Ma sebbene l’arresto abbia scosso il palazzo di vetro della Regione, già messo a dura prova dall’indagine che ha colpito l’ex assessora ai Trasporti, Anita Maurodinoia, la notizia dell’inchiesta a carico dei fratelli Pisicchio era nota da tempo. Nel 2020, quando ancora Alfonso era assessore regionale all’Urbanistica, la notizia dell’avviso di garanzia a lui recapitato, detonò nell’emiciclo del parlamentino pugliese. La vicenda era quella dell’appalto al Comune di Bari per la riscossione dei tributi che, ieri, ha portato all’arresto dei due fratelli. Al tempo, però, Pisicchio dichiarandosi “estraneo ai fatti contestati”, si disse pronto a dimettersi. Cosa che poi non avvenne. Anzi, con Senso Civico, uno dei due partiti politici da lui fondato – l’altro è Iniziativa Democratica finito nell’inchiesta per l’ipotesi di voto di finanziamento illecito – tentò la riconferma ma non superò la soglia di sbarramento. Di qui il recupero nell’Arti.

Ma la notizia dell’arresto dei Pisicchio, arriva al termine di settimane durissime per il centrosinistra regionale. E le ore che hanno preceduto l’esecuzione delle misure cautelari, non sono state meno confuse. Dopo la cancellazione delle primarie, non solo l’intesa tra i due candidati Vito Leccese e Michele Laforgia appare sempre più improbabile, ma sono loro stessi a non lesinare colpi di scena. Come la decisione dell’avvocato penalista di rimettere la candidatura nelle mani del Movimento 5 Stelle e della Convenzione per Bari. Candidatura poi blindata dagli alleati. Una mossa che non tutti hanno compreso fino in fondo. Ma che non ha avuto il tempo di sortire alcun effetto, a causa della nuova tempesta giudiziaria. E se l’arrivo di Giuseppe Conte stamattina, posticipato di qualche giorno rispetto alle prime ipotesi per concedersi il tempo delle interlocuzioni con Emiliano e con i consiglieri regionali del movimento, sembrava potesse essere una conferma dell’alleanza, questo nuovo arresto potrebbe spaginare nuovamente tutto e indurre i 5 stelle a rompere definitivamente l’alleanza. Anche se, va detto, tanto nel caso dell’assessora Maurodinoia che nel caso di Pisicchio, le indagini sono partite ormai quattro anni fa, dunque già note quando i pentastellati decisero di entrare nella squadra di governo.

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