Corruzione elettorale. È il nuovo terremoto giudiziario sulla Puglia che ha già innescato una reazione a catena nella politica con le dimissioni dell’assessora regionale ai Trasporti Anita Maurodinoia, esponente del Pd. L’indagine coinvolge 72 persone e ha portato ai domiciliari il sindaco di Triggiano (Bari), Antonio Donatelli, e Sandro Cataldo, marito dell’ormai ex assessora Maurodinoia, e referente del movimento politico Sud al centro. L’inchiesta è coordinata dalla Procura di Bari e riguarda su una presunta compravendita di voti per le elezioni comunali di Triggiano del 2021, Grumo Appula e le regionali 2020.

La svolta delle indagini è arrivata il 6 ottobre del 2021 dopo il ritrovamento in un cassonetto per l’immondizia di frammenti di fotocopie di documenti d’identità e codici fiscali. Erano le fotocopie dei documenti che, secondo gli investigatori, chi veniva pagato doveva consegnare per permettere ai corruttori di controllare che la preferenza, acquistata al prezzo anche di 50 euro, fosse andata a buon fine. Il fascicolo è coordinato dal procuratore aggiunto Alessio Coccioli e dai pm Claudio Pinto e Savina Toscani. Le misure sono state disposte dalla giudice per le indagini preliminari Paola De Santis.

L’indagine – I carabinieri del Comando Provinciale di Bari e della Sezione di Polizia Giudiziaria hanno eseguito l’ordinanza di misura cautelare nei confronti di 10 indagati – di cui una in carcere, sette ai domiciliari e due divieti di dimora nel Comune di Triggiano – richiesta dalla Procura di Bari. A vario titolo viene contestata un’associazione finalizzata alla corruzione elettorale, attraverso per le elezioni amministrative del 20 e 21 settembre 2020 nel comune di Grumo Appula, e del 3 e 4 ottobre 2021 nel comune di Triggiano. Un meccanismo che, stando alle indagini, avrebbe permesso di comprare voti anche a 50 euro. In totale sono 72 gli indagati.

Dimissioni – Nei confronti della Maurodinoia è stata eseguita una perquisizione e risulta indagata anche in questa indagine. Ha rassegnato le dimissioni e il presidente Michele Emiliano le ha accettate. Il nome dell’esponente dl Pd (che si è dimessa anche dagli organismi di parti) era già comparso nell’inchiesta su mafia e politica che ha portato diverse persone in carcere, compresa una consigliera comunale di Bari, e conta 130 indagati. L’assessora, era emerso successivamente, risultava indagata dal 2019 per voto di scambio politico-mafioso. “Apprendo solo da organi di stampa di essere indagata, consapevole della mia assoluta estraneità a qualsivoglia ‘combine’ elettorale o illecito di qualsiasi tipo. Constato, da quel che mi è dato leggere che fonte di prova sarebbero intercettazioni – aveva dichiarato la politica – tra persone che non conosco, le quali, oltre me, nominano, con disinvolta leggerezza, soggetti, anch’essi, non coinvolti nei tristi fatti agli onori della cronaca”. Questa inchiesta ha generato anche un terremoto politico con la richiesta del Viminale che ha avviato un controverso iter per lo scioglimento del comune di Bari. In quel caso l’assessora era rimasta al suo posto, oggi la decisione del passo indietro.

Il gip: “Rischio reiterazione del reato di voto di scambio” – Nel motivare le esigenze cautelari la gip De Santis scrive che “c’è un “rischio di reiterazione del reato” di compravendita di voti alle competizioni elettorali “chiaramente desumibile dalla “professionalità dell’agire e della protervia a commettere una serie indefinita di comportamenti tutti riconducibili all’ottenimento del risultato elettorale programmato”. La giudice riporta un passaggio delle richieste fatte dai pm secondo i quali esiste “un sistema rodato, ampiamente consolidato volto a orientare un numero elevato di voti in favore di candidati sostenuti dal sodalizio”. E ancora secondo l’impostazione accusatoria accolta dal gip, dalle indagini è emerso un “collaudato accordo illecito” il cui obiettivo era la rielezione del sindaco e di due consiglieri comunali (non destinatari di alcuna misura eseguita oggi). In occasione di entrambe le consultazioni elettorali, la rete messa in piedi ha orientato le preferenze di voto di numerosi elettori, attraverso il pagamento di denaro e altre utilità nei loro confronti. “Le dinamiche inerenti gli illeciti elettorali” trovano “riscontro effettivamente nelle indagini di altri procedimenti penali inerenti diverse tornate elettorali e in diversi territori (Bari, Ceglie del Campo, Grumo Appula) a conferma dell’esistenza di un sistema politico clientelare e di una macchina organizzativa che si attiva con modalità illecite in ogni competizione elettorale” scrive nell’ordinanza la giudice per le indagini preliminari Paola Angela De Santis. Nell’ordinanza vengono riportati stralci delle accuse della Procura di Bari, secondo i pm esiste “un sistema escogitato da Sandro Cataldo“, “per controllare l’effettivo esercizio del voto in favore del suo partito politico” Sud al Centro e “della moglie Anita Maurodinoia, in particolare mediante formule di voto da imporre agli elettori”.

“Voti comprati anche per Maurodinoia” – Stando all’inchiesta anche per l’elezione nel 2020 di Maurodinoia nel Consiglio regionale della Puglia suo marito Sandro Cataldo avrebbe acquistato voti per 50 euro. Secondo quanto si legge nell’ordinanza, “negli accertamenti condotti dai carabinieri emergeva che la promessa e la consegna della somma di euro 50 erano finalizzate ad indicare quale preferenza sulle schede elettorali anche Anita Maurodinoia alle elezioni regionali che si svolgevano contemporaneamente alla comunali”. Dell’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale avrebbe fatto parte anche il candidato consigliere comunale a Grumo, Nicola Lella, poi diventato assessore alla Sicurezza e alla Polizia municipale e oggi arrestato e portato in carcere. Tra le promesse in cambio del voto c’era anche quella di ottenere un posto di lavoro. Cataldo è ritenuto “capo e promotore dell’associazione, ideatore del programma criminoso” per la cui esecuzione si sarebbe “accordato con Lella”.

La consegna dei documenti – Le preferenze sono state condizionate anche in cambio di 50 euro per voto e chi accettava l’accordo avrebbe dovuto consegnare copia dei propri documenti d’identità e della scheda elettorale per un preciso conteggio dei voti sezione per sezione. La verifica veniva effettuata nel corso delle operazioni di spoglio dove vari gregari degli organizzatori – che stazionavano stabilmente nei pressi delle sezioni loro assegnate – verificavano se le persone si fossero effettivamente recate al voto. Inoltre, all’atto dello spoglio, controllavano l’effettiva corrispondenza dei voti acquistati. Utile alle indagini è stato quanto scoperto dai carabinieri la sera del 6 ottobre 2021, in un cassonetto per la raccolta indifferenziata nel quartiere San Giorgio di Bari, in cui c’erano frammenti di fotocopie di documenti d’identità, codici fiscali di cittadini triggianesi, un consistente numero fac-simile di schede e volantini di propaganda elettorale.

Il diario della corruzione – Tra i gravi indizi di colpevolezza contestati il ritrovamento di due fogli sui quali era riportato un elenco di cittadini/elettori già “catalogati” per cognome, nome, data di nascita, cellulare, e sezione elettorale; agli stessi doveva essere versata la somma di 50 euro, quale corrispettivo per l’avvenuto acquisto del proprio voto. In corrispondenza di più nominativi era stato già trascritto un “ok” per certificare l’avvenuto ritiro della somma pattuita.

Il database con più di 2000 nomi – Stando agli inquirenti nella disponibilità di alcuni indagati c’era un “database con più di duemila nominativi con numeri di telefono e fotocopie di carte d’identità e schede elettorali”. Si sarebbe trattato di nominativi di “persone alle quali sarebbe stato dato un corrispettivo in denaro, in cambio del voto. Emerso, inoltre, che Alessandro, detto Sandro, Cataldo, marito dell’assessore della Regione Puglia, Anita Maurodinoia, nei cui confronti è stata disposta una perquisizione, avrebbe escogitato un sistema per “controllare l’effettivo esercizio del voto in favore del suo partito politico e della moglie”. Ci sarebbero state “formule di voto costituite da segni identificativi che venivano imposte agli elettori” e che avrebbero permesso “ex post di verificare l’effettivo voto come concordato”.

L’indagato: “Mi preparo per le comunali di Bari” – Alcuni degli indagati si stavano anche preparando per le elezioni comunali di Bari del giugno prossimo. Il gip riporta un messaggio audio inviato ad una donna, non indagata, da Armando De Francesco, considerato braccio destro di Sandro Cataldo. Il messaggio audio recuperato dagli inquirenti risale al 28 maggio del 2021 e, secondo la giudice, mostra i piani di De Francesco per le comunali baresi del 2024: “Mo’ però mi sto preparando, ecco perché sto facendo questo fatto dell’ente di formazione, dei docenti, dei tutor perché questa gente mi dovrà tutta rispondere con dei voti… Mancano tre anni ma io sto già in campagna elettorale”.

Anche enti di formazione per raccogliere voti – Dagli atti dell’inchiesta emerge che anche enti di formazione e università telematiche venivano usati per raccogliere voti alle competizioni elettorali a Bari.. “L’attività svolta con gli enti di formazione – si legge nelle carte – oltre a dare la possibilità di interagire a stretto contatto con gli Uffici della pubblica amministrazione, creando così una sorta di legame professionale tra i vari soggetti che vi operano”, è “redditizia per le ampie ragioni di squisito tornaconto personale”. “Esempio eclatante”, scrive il gip, una intercettazione dell’indagato Armando De Francesco che “svela e ammette che l’impegno profuso nel campo in trattazione, quindi la disponibilità a offrire posti di lavoro in qualità di tutor e docenti, lo sforzo nel procacciare studenti, è finalizzato principalmente alla creazione di quel bacino” di elettori “quel vero e proprio elenco di potenziali elettori da cui attingere voti”.

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