L’esercito israeliano “solleverà i responsabilidel raid che ha ucciso i sette operatori umanitari a Gaza. Lo ha detto il capo di stato maggiore dell’Idf ammettendo che quanto è accaduto è “contrario agli standard operativi“. E mentre dagli Stati Uniti plaudono ai “passi annunciati dal governo israeliano” tra cui “l’impegno ad aprire il porto di Ashdod” e “il valico di Erez” per consentire l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza, il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che chiede di ritenere Israele responsabile di eventuali crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi a Gaza, chiedendo lo stop alla vendita di armi a Tel Aviv.

I risultati dell’inchiesta dell’esercito sull’uccisione dei 7 operatori umanitari a Gaza hanno mostrato “che quell’incidente non sarebbe dovuto accadere” ed è “contrario agli standard operativi”, ha spiegato il capo di stato maggiore israeliano Herzi Halevi: “Coloro che hanno approvato il raid – ha continuato – erano convinti di colpire operativi armati di Hamas e non impiegati di World Central Kitchen“,ha ribadito. “L’attacco – spiega – è un grave errore che deriva da una seria mancanza dovuta ad un’identificazione errata, a errori nelle decisioni e a un attacco contrario a standard operativi”. Per questo l’Idf ha deciso di licenziare due ufficiali ed altri tre sono stati richiamati ufficialmente.

Un annuncio arrivato poco dopo la notizia della risoluzione adottata dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. Ventotto paesi hanno votato a favore, 13 si sono astenuti e 6 hanno votato contro la risoluzione. Nella risoluzione si chiede anche il divieto di vendere armi a Israele, a causa della sua condotta nella guerra a Gaza. Prima del voto, scrive la Bbc, si sono verificate delle spaccature tra i Paesi europei, con Germania e Bulgaria che hanno dichiarato che avrebbero votato contro perché la risoluzione non condannava esplicitamente Hamas anche se condannava il lancio di razzi su Israele da Gaza e chiedeva il rilascio degli ostaggi. La Francia si è astenuta, definendo “catastrofica” la situazione umanitaria a Gaza. Il voto non è vincolante ma proviene dal principale organismo delle Nazioni Unite per i diritti umani ed è destinato ad aumentare la pressione diplomatica su Israele.

Di contro è secca la replica di Tel Aviv che ha definito la risoluzione “anti-israeliana”: “Non menziona Hamas né i suoi crimini del 7 ottobre”, ha commentato il ministero degli esteri israeliano sottolineando che l’ambasciatore Merav Ilon Shahar ha abbandonato la sessione plenaria in segno di protesta. “Nel testo – ha aggiunto il ministro – si equiparano gli ostaggi a detenuti sospettati di attività terroristica”. Inoltre, “va contro il diritto di Israele di difendersi” e prevede un embargo “sulle armi a Israele mentre ignora in modo offensivo la fornitura di armi a Hamas da parte dell’Iran e dei suoi alleati”.

Dopo la telefonata di Biden a Netanyahu (con il presidente Usa che ha affermato che il loro sostegno “dipenderà dalle tutele per civili e cooperanti”), gli Stati Uniti hanno definito “sviluppi positivi” gli annunci del governo israeliano ma il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha ricordato che “il vero test sono i risultati ed ciò che vogliamo vedere nei prossimi giorni e settimane”. Il riferimento è alla decisione del gabinetto di sicurezza israeliano di riaprire il valico di Erez tra Israele e il nord della Striscia di Gaza per la prima volta dagli attacchi di Hamas del 7 ottobre scorso. Il governo di Tel Aviv ha inoltre approvato l’utilizzo del porto israeliano di Ashdod per contribuire a trasferire maggiori aiuti all’enclave. Blinken ha comunque aggiunto che gli Stati Uniti stanno rivedendo con attenzione l’inchiesta israeliana e seguirà con molta attenzione le misure che Israele sta prendendo “affinché nulla di simile accada mai più. È molto importante che Israele si stia prendendo la piena responsabilità per l’accaduto. Ed è importante anche che sembra si stiano facendo passi” nei confronti dei responsabili.

Una notizia definita positiva anche dal portavoce del segretario generale dell’Onu, Stéphane Dujarric, “ma, ovviamente, dovremo vedere come verrà attuata, abbiamo bisogno di un cessate il fuoco umanitario e di un massiccio afflusso di aiuti” ha aggiunto. “Queste misure dovrebbero essere attuate in modo rapido e completo”, si legge in una nota diffusa dalla Commissione Ue. Bruxelles ribadisce inoltre “il suo appello a proteggere i civili innocenti e gli operatori umanitari, in linea con il diritto umanitario internazionale”, invitando tutti gli attori della regione “a consentire urgentemente un aumento significativo del flusso di assistenza umanitaria a Gaza”.

Crescono, intanto, i timori per possibili attacchi iraniani dopo le minacce di Teheran seguite al raid al consolato iraniano a Damasco che ha ucciso alti funzionari iraniani. Circa 30 ambasciate israeliane sono state chiuse nel mondo come riferito da Haaretz che ha citato una fonte diplomatica secondo cui le misure di sicurezza sono state accresciute in tutte le istituzioni israeliane nel mondo dallo scorso 7 ottobre.

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