Musica

Leon Faun, mezzo rapper mezzo attore: “Con la rabbia ho cercato di conviverci e mi ha dato forza. Giorgia Meloni? Non è un grande esempio”

L'irruenza e l'urgenza delle sue canzoni ricordano molto il primo Blanco, specie con questo secondo album appena uscito dal titolo “Leon”, notevole opera seconda per produzione e testi

di Andrea Conti
Leon Faun, mezzo rapper mezzo attore: “Con la rabbia ho cercato di conviverci e mi ha dato forza. Giorgia Meloni? Non è un grande esempio”

Leon Faun (vero nome Leon de la Vallée), classe 2001, è metà rapper e metà attore. L’irruenza e l’urgenza delle sue canzoni ricordano molto il primo Blanco, specie con questo secondo album appena uscito dal titolo “Leon”, notevole opera seconda per produzione e testi. Il primo progetto “C’era una volta” è stato benedetto dai featuring di Madame, Ernia e Dani Faiv. Un riconoscimento importante nell’ambito dell’hip hop. Dalla musica la cinema, inevitabile con due genitori artisti. Netflix ha rilasciato il trailer della serie “Briganti”, in uscita il 23 aprile, dove è nel cast. Non è un debutto sul set perché Leon ha già girato nel 2021 “La terra dei figli” di Claudio Cupellini, al fianco di Valeria Golino e Valerio Mastandrea. Il primo provino (non andato a buon fine) è stato per “Don Matteo”. Insomma Leon è un artista poliedrico da tener d’occhio.

“Questo è un lavoro più umano rispetto ai miei scorsi progetti ed è nato dall’esigenza di descrivermi in modo sincero, disco anche più adatto ai live. Non l’ho quasi mai fatto, ho sempre parlato per scene e immagini, ma mai mi sono raccontato in questa maniera. – ha affermato Leon a FqMagazine -. Nessuna corsa ai numeri, avevo l’esigenza di uscire da queste dinamiche e dedicarmi alla musica, alla mia libertà, all’ansia sana, quella di fare concerti”.

In Profezia dici “perdonami madre per l’odio che ho dentro”. Perché provavi rabbia?
Con la rabbia ho cercato di conviverci ed è anche grazie a lei che ho acquisito forza. La rabbia è sempre stata dettata da un rapporto odio-amore che avevo con mio padre, sicuramente. Eravamo in conflitto su un milione di cose, ci scontravamo tutti i giorni, anche per cose futili, ma per quanto riguarda invece l’arte trovavamo un punto d’incontro. Anche se non avevamo gli stessi gusti su alcune cose, ci ascoltavamo e ci rispettavamo.

Poi cosa è successo?
Ho iniziato a fare quello che faccio, sia recitare che fare musica, fare arte. Ho cercato di lavorare in questo mondo per trovare un collegamento forte con lui Quando è uscita ‘Oh Cacchio’ nel 2019 mi hanno preso per il mio primo film. Tutto è accaduto in mese e velocemente. Quella roba mi ha sovraccaricato emotivamente.

In che senso?
Mi è mancato l’utilizzo dell’arte come valvola di sfogo. Consideriamo che parliamo del periodo del Covid, eravamo tutti fermi in gabbia. Così mi sono sovraccaricato in senso negativo e da lì ho sempre avuto problemi, attacchi di rabbia, di ira. Può sembrare banale ma per me la serenità mentale è importantissima, non ce l’ho mai avuta appieno. Ci sto lavorando negli ultimi due anni, sto cercando di stare meglio. Però non sono stati gli anni più semplici della mia vita.

Hai intrapreso questo percorso da solo o con l’aiuto di un terapista?
Sì, da solo. Ho un blocco mio, non riesco a farmi aiutare in determinate robe.

In “Funerale Mio” affermi: “Non mi incazzo più per certi magazine”. Una critica verso la stampa?
È più una critica verso me stesso, perché magari mi incazzavo per determinate cose che uscivano sui giornali… Ma semplicemente fa parte del gioco. Tutto quello che dico nel pezzo è per una cosa rivolta a me stesso: bisogna capire come rapportarsi con la realtà. Questa riflessione si riflette anche per quanto riguarda i social, non mi sono mai sentito a mio agio a usarli.

In “Non dubitare di me” scrivi: “Se vivo in un Paese in cui in Italia c’è Giorgia. Leggo geroglifici sul fondo della sua grotta”. Una dichiarazione politica?
Un’altra cosa che mi fa incazzare. Non sono d’accordo con la sua linea di pensiero. È semplicemente una roba che mi provoca rabbia e ho cercato di parlare e scriverne, ispirato dalla rabbia. La premier non mi sta simpatica e ideologicamente non è un grande esempio.

Insomma non sei d’accordo con chi dice che ‘cantanti non devono parlare di politica’?
È una enorme stupidaggine. Penso sia doveroso non rimanere in silenzio, incazzarci e farci ascoltare. Penso sia giusto parlare di ciò che penso anche attraverso le canzone e un album.

Hai partecipato a Sanremo Giovani ma non sei stato preso. Ci sei rimaso male?
Non ero contento di non essere entrato, ma dopo ho capito che non era il momento. Io ci credo molto in quello che accade e mi affido al flusso delle cose. È stata comunque una esperienza figa e se fosse andata bene probabilmente il disco sarebbe uscito prima, ma non sarebbe cambiato altro

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