Come in ogni classica inchiesta di corruzione anche questa che arriva dal Barese e ha portato a 10 misure e alle dimissioni dell’assessora regionale Pd Anita Maurodinoia, indagata e conosciuta come “miss preferenze”, porta in dote un libro mastro con i nomi. Oltre al ritrovamento di materiale ritenuto fondamentale dagli inquirenti dentro un cassonetto della spazzatura alla periferia del capoluogo pugliese. Tra i gravi indizi di colpevolezza contestati – tra gli altri al marito dell’assessora, Sandro Cataldo, finito ai domiciliari – dall’aggiunto della procura di Bari Alessio Coccioli e dai dai pm Claudio Pinto e Savina Toscani c’è il ritrovamento di due fogli sui quali era riportato un elenco di cittadini/elettori già “catalogati” per cognome, nome, data di nascita, cellulare, e sezione elettorale. A loro – secondo gli inquirenti – doveva essere versata la somma di 50 euro, quale corrispettivo per l’avvenuto acquisto del proprio voto. In corrispondenza di più nominativi, sempre stando all’inchiesta, era stato già trascritto un “ok” per certificare l’avvenuto ritiro della somma pattuita.

Il ‘database’ con più di 2.000 nomi – Secondo gli inquirenti nella disponibilità di alcuni indagati c’era un “database con più di duemila nominativi con numeri di telefono e fotocopie di carte d’identità e schede elettorali”, secondo quanto riportato in un primo momento da uno degli indagati Armando Defrancesco, “vero delfino” di Cataldo. Si sarebbe trattato di nominativi di “persone alle quali sarebbe stato dato un corrispettivo in denaro, in cambio del voto” ed è emerso, inoltre, che lo stessoCataldo, marito dell’assessora Maurodinoia, nei cui confronti è stata disposta una perquisizione, avrebbe escogitato un sistema per “controllare l’effettivo esercizio del voto in favore del suo partito politico e della moglie”. Ci sarebbero state “formule di voto costituite da segni identificativi che venivano imposte agli elettori” e che avrebbero permesso “ex post di verificare l’effettivo voto come concordato”. Si trattava di una sorta di schedatura in elenchi in ordine alfabetico e mediante la raccolta e la catalogazione di copia dei documenti d’identità e delle tessere elettorali, per costituire un database informatico-anagrafico.

La verifica nel corso dello spoglio – Lo scopo della corruzione – secondo le indagini – era la rielezione dell’allora sindaco di Triggiano Antonio Donatelli e di altri due consiglieri comunali, non destinatari della misura cautelare. Il primo cittadino, poi effettivamente rieletto, è invece stato sottoposto agli arresti domiciliari. Le preferenze sono state condizionate anche in cambio di 50 euro per voto e chi accettava l’accordo avrebbe dovuto consegnare copia dei propri documenti d’identità e della scheda elettorale per un preciso conteggio dei voti sezione per sezione. La verifica veniva effettuata nel corso delle operazioni di spoglio dove vari gregari degli organizzatori – che stazionavano stabilmente nei pressi delle sezioni loro assegnate – verificavano se le persone si fossero effettivamente recate al voto. Inoltre, all’atto dello spoglio, controllavano l’effettiva corrispondenza dei voti acquistati.

Il ritrovamento nella spazzatura – Utile alle indagini è stato quanto scoperto dai carabinieri la sera del 6 ottobre 2021, in un cassonetto per la raccolta indifferenziata nel quartiere San Giorgio di Bari, in cui c’erano frammenti di fotocopie di documenti d’identità, codici fiscali di cittadini triggianesi, un consistente numero fac-simile di schede e “santini” elettorali. Il ritrovamento è avvenuto grazie alle intercettazioni telefoniche, che hanno permesso di cogliere il momento nel quale due persone ritenute dell’entourage di Cataldo hanno buttato il materiale. “Come arrivi a San Giorgio. subito all’inizio stanno i bidoni a destra. Sto qua ancora che è buio. Non ci sta nessuno”, dicevano al telefono. E ancora: “Il bidone è pure vuoto. Mo’ lo sto riempendo. Questo domani mattina alle cinque lo svuotano”.

I pm: “Agirono per conto di Cataldo” – Quella sera, attorno alle 21, i carabinieri si sono fiondati nel quartiere alla periferia di Bari e hanno effettivamente ritrovato il materiale, sottoponendolo a sequestro. Si tratta, scrive il giudice per le indagini preliminari Paola Angela De Santis, di “veri e propri elenchi”. Un ‘database’ simile era stato rinvenuto anche in occasione delle Comunali a Grumo Appula, dove secondo l’accusa Cataldo aveva voce in capitolo. Tra il materiale sequestrato, secondo gli inquirenti, c’era “varia documentazione personale riconducibile direttamente a Sandrino Cataldo e al suo nucleo familiare”, un particolare che per l’accusa corrobora l’ipotesi che i due che si erano occupati dello smaltimento “abbiano agito” per “dare seguito ad una esplicita disposizione” del marito dell’assessora “confermando il suo ruolo di vertice”.

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