Avrebbero speso in alberghi, ristoranti, abbigliamenti di lusso e gioielli i soldi destinati all’accoglienza e all’inserimento dei migranti e altri li avrebbero girati in conti all’estero. Sulla base di queste accuse il gup del Tribunale di Latina ha rinviato a giudizio la moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, Liliane Murekatete, la suocera Marie Therese Mukamatsindo e i cognati Michel Rukundo e Aline Mutesi. Le accuse contestate a vario titolo e a seconda delle posizioni sono di frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) e autoriciclaggio. Il processo inizierà a Latina il prossimo 11 giugno.

Nel corso dell’udienza preliminare tenutasi giovedì mattina il gup ha ammesso la costituzione di parte civile dei comuni di Sezze, Terracina, Roccasecca di Volsci, Latina, Pontinia, Aprilia, Monte San Biagio e Fondi, del sindacato Uiltucs, di diciannove lavoratori ed ex dipendenti della coop Karibu e del consorzio Aid, del Codacons, del Ministero dell’Interno, attraverso l’Avvocatura dello Stato, del Consorzio Agenzia Inclusione dei Diritti e del commissario liquidatore della Karibu.

Decisione arrivata nell’ambito dell’inchiesta sulle cooperative coinvolte nella gestione di richiedenti asilo e di minori non accompagnati, facenti capo alla cooperativa madre Karibu, con sede nel comune di Sezze nel pontino. Il deputato Soumahoro, eletto con Alleanza Verdi e Sinistra e oggi al gruppo misto, è estraneo all’indagine. Secondo l’ipotesi accusatoria della procura della repubblica di Latina, i due milioni di euro che erano stati erogati e destinati all’accoglienza dei migranti, sarebbero stati distratti per altri scopi e utilizzati per acquistare beni immobili all’estero e per acquisti di abbigliamento e accessori griffati. Le indagini vennero condotte dalla Guardia di Finanza.

A metà dicembre del 2023 per la moglie e la suocera di Soumahoro era arrivato un altro rinvio a giudizio: in questo caso riguardava la tranche di indagini che vede coinvolte Murekatete e Mukamatsindo per reati fiscali legati alla gestione di cooperative di supporto ai migranti. Il pm aveva integrato le contestazioni in riferimento alle dichiarazioni dei redditi del 2018 e del 2019 mentre il giudice aveva ammesso le parti civili, fra cui sindacati e lavoratori.

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