Le indagini della procura di Bari che hanno portato a 10 misure cautelari per corruzione elettorale e il nuovo terremoto nella politica pugliese non riguardano soltanto le elezioni amministrative a Grumo Appula e Triggiano, il cui sindaco Antonio Donatelli è finito ai domiciliari. Anche per l’elezione alle Regionali 2020 di Anita Maurodinoia – assessora regionale ai Trasporti della giunta Emiliano, che oggi si è dimessa dall’incarico ed è uscita dal Pd – il marito Sandro Cataldo, che è finito agli arresti domiciliari, referente del movimento Sud al Centro, avrebbe acquistato voti per 50 euro.

Secondo quanto si legge nell’ordinanza, secondo l’aggiunto Alessio Coccioli e i pm Claudio Pinto e Savina Toscani, “negli accertamenti condotti dai carabinieri emergeva che la promessa e la consegna della somma di euro 50 erano finalizzate ad indicare quale preferenza sulle schede elettorali anche Anita Maurodinoia alle elezioni regionali che si svolgevano contemporaneamente alla comunali”. In quella tornata elettorale, Maurodinoia, conosciuta come miss preferenze, ha raccolto 19.700 voti dopo aver conquistati oltre 6mila alle comunali di Bari del 2019 e circa 3mila nella tornata precedente del 2014.

Dell’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale avrebbe fatto parte anche il candidato consigliere comunale a Grumo Appula, Nicola Lella, poi diventato assessore alla Sicurezza e alla Polizia municipale e oggi arrestato e portato in carcere. Tra le promesse in cambio del voto c’era anche quella di ottenere un posto di lavoro. Per gli inquirenti il “consenso sociale” acquisito nel tempo da Lella “è quindi stato frutto di quel sistema clientelare che lo ha visto approfittare delle classi sociali più indigenti e disagiate di Grumo Appula, promettendo danaro, lavoro, finanche il pagamento di bollette relative ad utenze domestiche, nonché altri favori in cambio di voti”, scrivono i pubblici ministeri nella parte di richiesta delle misure cautelari riportata nell’ordinanza della giudice per le indagini preliminari Paola Angela De Santis.

Il meccanismo prevedeva l’acquisizione dei dati personali di numerosissimi elettori (nome, cognome, indirizzo, recapito telefonico e sezione elettorale), con vera e propria ‘schedatura’ in elenchi in ordine alfabetico e mediante la raccolta e la catalogazione di copia dei documenti d’identità e delle tessere elettorali, per costituire un database informatico-anagrafico. Cataldo è ritenuto “capo e promotore dell’associazione, ideatore del programma criminoso” per la cui esecuzione si sarebbe “accordato con Lella”. Il nome di Mauridonia compariva anche in un’informativa dell’inchiesta sullo scambio politico-mafioso che aveva portato a 130 arresti a Bari.

Articolo Precedente

“Il diario della corruzione e il database con 2mila nomi”: la svolta nell’inchiesta sul marito dell’assessora pugliese grazie alla spazzatura

next