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Ilaria Capponi: “Mortificata perché non entravo in una 38, mi scucivano gli abiti dietro. Una volta in una sala foto c’era scritto ‘non ci interessa se stai ovulando'”

Dopo quasi una settimana dalle parole infelici di Mauro Coruzzi (in arte Platinette) e dai commenti di Guillermo Mariotto andati in onda a ItaliaSì su Rai1 (e poi tagliati da Rai Play), Ilaria Capponi, parlando a Fanpage, dice di voler mettere una pietra sopra sulla polemica diventata ormai "più grande di quello che è"

di F. Q.

Dopo quasi una settimana dalle parole infelici di Mauro Coruzzi (in arte Platinette) e dai commenti di Guillermo Mariotto andati in onda a ItaliaSì su Rai1 (e poi tagliati da Rai Play), Ilaria Capponi, parlando a Fanpage, dice di voler mettere una pietra sopra sulla polemica diventata ormai “più grande di quello che è” tanto da rischiare di “offuscare il messaggio molto più alto che ho portato e che era l’unico motivo per cui sono andata a mettermi a nudo”.

L’ormai ex modella infatti nei giorni dedicati ai disturbi del comportamento alimentare ha portato in tv la sua storia, quella legata al problema della bulimia, e il suo rapporto con il mondo della moda ancora molto lontano dalla body positivity e dall’inclusività che addirittura, denuncia Capponi, esclude modelle taglia 42.

“Guillermo Mariotto dice che dico bugie? Voglio prendere le distanze da questa polemica – risponde Capponi a Fanpage – Ho parlato di un problema che ho avuto, la bulimia, e non è stato facile farlo. Ho usato toni pacati e credo di aver mantenuto un’eleganza che mi appartiene. Il mio focus rimane il mio intervento. Credo che lui si commenti da solo”. Stesso discorso per quanto riguarda la “battuta” di Platinette, un commento sul lato B della modella inascoltabile e intollerabile. Capponi ha infatti sdrammatizzato definendolo una “battuta stupida” e ridendoci sopra, ma, dice a Fanpage, “penso che una ragazza più fragile non sarebbe uscita di casa per diversi giorni”.

Parlando con il sito di informazione, però, Capponi va oltre la polemica con la Rai che, dice, ha cancellato lo spezzone incriminato da RaiPlay “anche per tutelarmi, nel mio rispetto e nel rispetto dei valori che portano avanti”, e racconta la sua vita infarcita di body shaming e aneddoti estremi legati al mondo della moda. Quando faceva la modella, racconta, il problema maggiore riguardava i commenti “in estemporanea”, cioè fatti dall’agenzia e dal cliente durante gli scatti “come se tu non fossi lì o parlassi un’altra lingua”. Tanti, dice, riguardavano aspetti fisici delle ragazze, come ‘ha il naso a patata’ o ‘spostati perché hai le ginocchia grandi’. Oltre a “insulti gratuiti e irrispettosi”. Commenti indirizzati non solo a modelle già adulte ma anche a ragazzine, come accaduto a lei quando aveva 14 anni. “Durante un casting – racconta a Fanpage – mi hanno fatto abbassare la gonna e mi hanno detto ‘hai le gambe grosse, sei bellina, ma così non lavori'”. Da lì è iniziato il suo problema con il cibo. Ma non solo. Addirittura, “una volta nella sala in cui si scattava c’era un cartello con scritto ‘non ci interessa se hai preso il cortisone, se hai le tue cose, se stai ovulando’, tutte quelle motivazioni che uno potrebbe avanzare per dire ‘non sono al massimo’. L’ho trovato drammatico“. Mortificazioni che spesso avvenivano anche durante gli scatti, come quando, racconta ancora l’ex modella “mi sono trovata a scattare foto con abiti di due taglie in meno rispetto al campionario che venivano scuciti per me, nella parte dietro. Anche questa è una mortificazione, perché a nessuno piace stare in mezzo a trenta persone che ti guardano con disprezzo perché non entri in una taglia 38″.

La moda, è l’amaro messaggio di Capponi, è ancora lontano dai messaggi di inclusione. E la “colpa” non è tanto delle agenzie, ma del mercato e cioè dei brand. “Tutto dovrebbe partire dai brand che ridimensionano le taglie“, spiega sottolineando che “è giusto che ci siano dei canoni” ma che questi non devono “ledere la salute dei professionisti”. Il consiglio è quello di “non scendere a compromessi” che rischiano, inevitabilmente, di far perdere a modelle e modelli la bussola delle priorità come la salute. “Mi chiedo perché le taglie di campionario non possano essere adatte a vestire modelli normopeso”. Se da una parte infatti la moda è diventata più “inclusiva” dal lato dei canoni estetici “valorizzando l’unicità”, lo stesso non si può dire per le taglie.

Capponi poi racconta di essere stata “salvata” anche dallo sport. L’ex modella, infatti, è stata anche una giocatrice di basket di Serie A e i due mondi, dice, “sono impossibili da conciliare”. Per il basket, infatti, ha “sviluppato massa muscolare” e poi “quando sono tornata alla moda non sono più entrata nei vestiti”.

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