“Non c’è più tempo”. I penalisti italiani, mercoledì 20 marzo, diserteranno le aule di giustizia per protestare contro l’emergenza carceraria. Gli avvocati, nella delibera che ha deciso l’astensione, mette al primo punto i suicidi avvenuti in carcere, un fenomeno “in continua ascesa – circa uno ogni due giorni – e che appare oramai improcrastinabile un immediato intervento del Governo e della Politica, tutta, al fine di arginare la strage in atto”. Nel 2022 negli istituti penitenziari italiani si sono tolti la vita 84 detenuti e in questi giorni si calcola che ogni 60 ore un detenuto si uccida. Nei giorni scorsi in un solo giorno c’erano stati addirittura due casi. La stragrande maggioranza ha meno di 40 anni ed era in custodia cautelare.

Sul fenomeno che sembra aver imboccato un trend di crescita mai visto prima, ieri era intervenuto anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha chiesto interventi urgenti. Quelli che invocano gli avvocati sostenendo “che ogni giorno trascorso senza che siano attuati rimedi idonei a scongiurare la morte, per malattia e per suicidio, negli istituti penitenziari non può che accrescere le responsabilità, politica e morale, di coloro che tale fenomeno hanno l’obbligo di affrontare con rimedi urgenti e inderogabili”. I penalisti poi indicano anche un pericolo nella possibile emulazione e ricordano come “il sovraffollamento carcerario, la patologica carenza negli organici di agenti penitenziari, di medici e psichiatri e di operatori sociali acuiscono le già penose condizioni di vita dei detenuti”.

L’intenzione è quindi quella di “persuadere il Governo, il Parlamento e la politica tutta circa la necessità di adottare atti di clemenza generalizzati, quali l’indulto o l’amnistia, legiferare urgentemente in materia di concessione della liberazione speciale anticipata, introdurre il sistema del ‘numero chiuso’ ovvero ogni altro strumento atto a limitare in futuro il ripetersi del fenomeno del sovraffollamento, prevedendo altresì misure extradetentive speciali per detenuti in espiazione breve e operare una congrua depenalizzazione, oltre che ridimensionare l’impiego delle misure cautelari personali intramurarie, riconducendole ai principi liberali del minor sacrificio possibile e della presunzione di innocenza”.

Recentemente il capo del Dap, Giovanni Russo, commentando la questione dei suicidi in Commissione Giustizia ha avvertito dell’esigenza di “un approccio totalmente diverso, perché non è sufficiente una valutazione medico psicologica di primo ingresso. Abbiamo pochi psicologi e pochissimi psichiatri”, aveva detto ai parlamentari. Lo stesso ministero della Giustizia – il Guardasigilli Carlo Nordio ha parlato del sovraffollamento come di una delle cause principali del fenomeno – è intervenuto con investimenti nell’edilizia penitenziaria, manifestando anche la volontà di dare priorità al lavoro e allo sport come strumenti principali nel percorso rieducativo e risocializzante dei detenuti. Nell’analisi del Dap un focus è stato dedicato al carcere di Verona dove dallo scorso novembre ad oggi sono avvenuti ben cinque casi di suicidio. Ma l’amministrazione non avrebbe rilevato nulla di anomalo sia nel “percorso trattamentale” che nella detenzione.

Se hai bisogno di aiuto o conosci qualcuno che potrebbe averne bisogno, ricordati che esiste Telefono amico Italia (0223272327), un servizio di ascolto attivo ogni giorno dalle 10 alle 24 da contattare in caso di solitudine, angoscia, tristezza, sconforto e rabbia. Per ricevere aiuto si può chiamare anche il 112, numero unico di emergenza. O contattare i volontari della onlus Samaritans allo 0677208977 (operativi tutti i giorni dalle ore 13 alle 22)

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