A dieci giorni dalla decisione del Tribunale di Padovache dichiarato l’inammissibilità dei ricorsi della procura – ha di fatto stabilito che i certificati dei bambini figli di due donne non possono essere annullati, il ministero dell’Interno ha presentato ricorso. Il Viminale, che aveva emesso una circolare dopo la sentenza della Cassazione a sezioni Unite che aveva deciso sul caso di due uomini innescando i ricorsi delle procure, mantiene quindi una linea di intransigenza rispetto ai bambini registrati all’anagrafe con due mamme e ha già impugnato con reclami i verdetti che avevano dato ragione alle coppie omogenitoriali. In realtà il presupposto dei ricorsi del ministero, guidato da Matteo Piantedosi, non segue la linea della Suprema corte perché gli ermellini in quella sentenza del 31 dicembre 2022 avevano annullato il certificato di nascita di un bimbo nato in Canada e figlio di due uomini richiamando il divieto in Italia di gestazione per altri (maternità surrogata). Le coppie di mamme non hanno avuto bisogno di seguire la procedura di gpa e quindi il verdetto della Cassazione non dovrebbe essere applicato ai loro casi.

Certo è che la confusione è grande a livello giuridico perché il verdetto di Padova è arrivata a sorpresa e in netto contrasto con quanto ha stabilito solo poco più di un mese fa la Corte d’appello di Milano. Il ministero dell’Interno – tramite l’Avvocatura distrettuale del Veneto come riporta il Mattino di Padova – ha infatti presentato alla Corte d’appello di Venezia i ricorsi contro le 37 sentenze dei giudici civili di Padova. I ricorsi vanno presentati contro ogni singolo provvedimento. Le procedure erano così numerose perché a Padova, a differenza di altre città italiane la procura aveva deciso di agire retroattivamente e impugnare gli atti dal 2017 ad oggi.

I magistrati, sulla base di una circolare del ministero, avevano infatti chiesto la cancellazione dai registri dell’anagrafe del cognome della madre non biologica (cosiddetta intenzionale) dei bimbi con due mamme. Poi la procura, forse complice il cambio della guida dell’ufficio, però aveva chiesto l’intervento della Consulta. I giudici però non si sono espressi nel merito, ma hanno individuato una sorta di difetto procedurale dato che, secondo il Tribunale, i ricorsi non potevano riferirsi alla semplice trascrizione anagrafica, ma avrebbero dovuto intervenire sullo status del figlio. E questo, pur inquadrando il pronunciamento in un quadro giuridico che “deve tutelare l’interesse prevalente del bambino” a vivere “in una relazione stabile”, anche in mancanza del legame biologico con i genitori. Ora l’appello del ministro Matteo Piantedosi. Secondo l’Avvocatura distrettuale le sentenze del Tribunale sono state di “natura processuale” e non sono entrate nel merito della questione, ovvero il riconoscimento formale di bambini e bambini figli di coppie dello stesso sesso.

“La decisione del ministro dell’Interno di impugnare con diversi reclami gran parte delle sentenze pronunciate dal tribunale civile di Padova rivela la linea del Governo Meloni, ovvero quella di un vergognoso accanimento contro le mamme arcobaleno e la volontà di negare i diritti dei nascituri – afferma in una nota la capogruppo del Pd al Consiglio regionale del Veneto, Vanessa Camani – Visto che il Veneto si trova al centro di questa situazione a dir poco grottesca, il cui esito avrà un rilievo per tutto il Paese credo sia doveroso che anche il presidente della Regione Luca Zaia esca dal silenzio. Lui stesso, in tempi recenti, ha affermato che deve essere il Parlamento a trovare una soluzione. Questa guerra dei ricorsi e delle carte bollate è indecente, ed è indispensabile che la politica se ne faccia carico approvando una normativa in materia”.

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