Sale il dividendo del gruppo Eni che pagherà ai soci 1 euro per azione, il 6% in più di quanto preventivato. Il gruppo intende distribuire tra il 30%-35% del flusso di cassa da attività operative annuale in forma di dividendi e buyback (riacquisto di azioni proprie che ha l’effetto di spingere il valore delle azioni, ndr), in aumento rispetto al precedente 25%-30%. Lo evidenza Eni nel piano strategico 2024-2027 presentato nel corso del capital market day. Il dividendo proposto per il 2024 è pari a 1 euro per azione e il buyback è fissato a 1,1 miliardi. Il principale beneficiario di questa decisione sarà il ministero del Tesoro, primo azionista della compagnia petrolifera con circa il 32% (27% attraverso Cdp). La quota del tesoro è costituita da poco più di un miliardo di azioni, con ilm dividendo dovrebbe entrare nelle casse pubbliche circa un miliardo.

Il gruppo guidato da Claudio Descalzi sottolinea come, sul fronte della remunerazione degli azionisti, negli ultimi due anni siano stati distribuiti 11 miliardi, un record storico per la società, pari al 20% dell’attuale capitalizzazione di mercato. Di questo denaro, poco meno di 4 miliardi sono finiti al Tesoro. Nel periodo del piano quadriennale, la remunerazione per gli azionisti è pari al 40% dell’attuale capitalizzazione di mercato.

L’annuncio odierno, che non ha entusiasmato i mercati, arriva nel giorno in cui il Consiglio di amministrazione del gruppo ha dato via libera ai conti che erano stati comunicati a febbraio. Il 2023 si è chiuso con profitti per 4,7 miliardi di euro, in calo del 66% rispetto al 2022. Il calo dei profitti è comune a tutti i gruppi petroliferi che nel 2022 avevano beneficiato di quotazioni del gas eccezionalmente elevate. La distribuzione della quarta e ultima tranche del dividendo 2023, si legge nella nota di Eni, sarà deliberata dal Consiglio di amministrazione nella riunione del 4 aprile 2024, con data di pagamento al 22 maggio 2024, stacco cedola al 20 maggio e record date al 21 maggio. La società pianifica investimenti per 27 miliardi di euro (al netto della cassa derivante dall’attività di portafoglio), per una media annua pari a 7 miliardi, inferiori di oltre il 20% rispetto al piano dello scorso anno, grazie all’ottimizzazione della spesa, al miglioramento della qualità dei progetti e al maggiore contributo della gestione del portafoglio.

Eni prevede di generare un flusso di cassa operativo (differenza tra quanto entra e quanto esce in cassa in relazione all’attività industriale tipica del gruppo) è vista a 13,5 miliardi di euro nel 2024 e a 62 miliardi nell’arco del piano quadriennale, in crescita del 30% a scenario costante. Il flusso di cassa da attività operative Upstream per barile aumenterà di oltre il 30% tra il 2023 e il 2027 a scenario costante, grazie alla qualità dei nuovi progetti fast track in particolare Congo, Costa d’Avorio, Indonesia e Libia. La produzione crescerà ad un tasso medio annuo del 3-4% fino al 2027, in media del 2% dopo le operazioni di dismissioni previste grazie all’accelerazione delle attività di gestione del portafoglio. “Tutti i principali indicatori economici e finanziari denotano crescita e solidità, grazie al nostro chiaro percorso di generazione di valore che aumenta l’esposizione alle fasi positive del ciclo ed è resiliente in quelle negative”. dice Descalzi, presentando la strategia 2024-2027. “Riteniamo – aggiunge – che la transizione energetica possa essere realizzabile se genera ritorni adeguati e sostenibili, e pone le basi per nuove e profittevoli forme di business. Ed è proprio quello che stiamo facendo”.

Intanto slitta la quotazione in Borsa di Plenitude, la “divisione verde” del gruppo petrolifero. “Il mercato favorevole non c’è, con la guerra in Ucraina, la guerra in Medio Oriente, le situazioni di mercato sono ancora molto agitate chiaramente io voglio valorizzare Plenitude ancora oggi la situazione non è tranquilla il mio intento è dare valore non voglio ridurlo facendo una mossa azzardata”, dice Desclazi.

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