Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci) ha recentemente rinnovato un accordo per la collaborazione tra le istituzioni di ricerca italiane e israeliane che ha sollevato una ferma protesta di molti accademici italiani, formalizzata in una lettera aperta.

Molti tra noi accademici avevano già richiesto il blocco delle collaborazioni con istituzioni di ricerca israeliane, ma l’azione del Maeci compie un passo ulteriore in una direzione che noi riteniamo sbagliata e inaccettabile, perché non esclude neppure la possibile collaborazione su ricerche “dual use”, che potrebbero avere ricadute di interesse militare.

E’ importante, a mio parere, distinguere due livelli della protesta degli accademici italiani. In primo luogo, molti tra noi considerano criticamente tutta la ricerca effettuata per scopi militari offensivi. E’ sempre difficile distinguere tra armi offensive e difensive, ma molti tra noi si riconoscono, io credo, nella posizione a suo tempo assunta da Richard Willstatter, ebreo tedesco, premio Nobel per la Chimica, che nel corso della I guerra mondiale si era rifiutato di partecipare alle ricerche sui gas tossici, ma aveva accettato di lavorare sulle maschere antigas. Il fatto che attualmente lo stato di Israele sia impegnato in una azione militare contro il popolo palestinese di Gaza aggrava la situazione e rende più urgente la nostra opposizione all’accordo del Maeci con Israele.

In secondo luogo noi riteniamo che in questo momento sia importante rifiutare la collaborazione con le istituzioni israeliane anche su aspetti non connessi con l’impegno militare, perché questo fa pesare sul governo israeliano la nostra indignazione per lo sterminio di civili in corso a Gaza, che non può essere giustificata dal pur orribile attacco perpetrato da Hamas contro civili israeliani. Noi siamo completamente favorevoli alla collaborazione scientifica internazionale, ma poniamo come condizione che non siano in atto violazioni palesi dei diritti umani e teniamo a sottolineare che in molte sedi abbiamo preso posizioni anche più dure, d’accordo con colleghi di altre nazioni. Ad esempio la Federazione delle Società europee di Biochimica (Febs) ha cancellato il congresso internazionale previsto in Turchia nel 2016 per la dura repressione di un presunto progetto di colpo di stato, e trasferito in Francia quello previsto a Mosca nel 2023; le società di Biochimica russa e bielorussa sono tuttora sospese dalla Febs.

Noi non chiediamo il boicottaggio di singole persone, che sarebbe discriminatorio: abbiamo studenti e scienziati visitatori israeliani nelle nostre università e vogliamo che come singoli individui siano protetti da qualunque discriminazione; ma rifiutiamo la collaborazione con le istituzioni. Riteniamo puramente retorica la critica espressa alla nostra posizione dalla Ministra dell’Università e della Ricerca che proclama l’importanza della collaborazione internazionale nella ricerca, a prescindere dalla sua possibile applicazione militare, e a prescindere dalla possibilità di mandare un segnale critico al governo israeliano, mentre è in corso una durissima repressione della popolazione civile a Gaza. Ci schieriamo invece fermamente con l’assemblea dell’Onu e con il suo Segretario Generale Antonio Guterres.

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