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Cinquanta intossicati a un matrimonio a causa delle vongole: condannato a 2 mesi e 20 giorni lo chef stellato Sacco

La vicenda risale al 2021: durante un ricevimento di nozze decine di invitati, compresi sposo e sposa, erano finiti intossicati a causa di vongole poi risultate contaminate da norovirus

di F. Q.

Un piatto di vongole è costato caro allo chef stellato Marco Sacco, due stelle Michelin al ristorante Piccolo Lago di Verbania. Il professionista è stato condannato a due mesi e venti giorni di reclusione per lesioni colpose e commercio di sostanze alimentari nocive, con sospensione condizionale della pena e non menzione.

La vicenda risale al 2021: durante un ricevimento di nozze decine di invitati, compresi sposo e sposa, finiscono intossicati a causa di vongole poi risultate contaminate da norovirus.

Per il fatto, oltre allo chef, è stata condannata anche la direttrice di sala, Raffaella Marchetti. Il pm, Fabrizio Argentieri, aveva chiesto per entrambi una condanna a otto mesi.

Il giudice di Verbania, Beatrice Alesci, ha anche stabilito il risarcimento: 8mila euro complessivi ai coniugi che organizzarono il pranzo di nozze e 250 euro per ogni invitato intossicato, in tutto 53. I due, lo chef e la direttrice di sala, sono stati anche condannati a pagare le spese legali di oltre 10mila euro.

La vicenda risale appunto a luglio 2021: il piatto incriminato fu un risotto con vongole risultate poi contaminate. La storia tornò poi sulle pagine di cronaca nell’aprile 2022 quando la procura chiese di poter prorogare le indagini.

“Siamo soddisfatti della sentenza, ringraziamo la procura di Verbania e la sezione carabinieri della polizia giudiziaria per il lavoro svolto” commentano i legali delle parti civili, gli avvocati Patrich Rabaini, Paolo Patacconi e Lucio Alfonso Liguori. In attesa delle motivazioni, i legali sottolineano come rimangano aperte questioni sul piano dei risarcimenti, anche dal punto di vista dei danni da matrimonio rovinato.

“Chef Sacco è addolorato, ritiene di aver svolto correttamente il proprio mestiere” spiega invece l’avvocato Marco Ferrero, difensore dei due imputati. Secondo il legale, si tratta di “una condanna per responsabilità altrui, trattandosi di un alimento acquistato in una confezione sigillata la cui genuinità sarebbe dovuta essere garantita, come previsto dalla legge alimentare del settore, dal produttore e poi dall’importatore e che, inspiegabilmente, non sono stati coinvolti nell’inchiesta”. L’avvocato Ferrero, sottolineando come il giudice abbia “giustamente limitato e non di poco le sproporzionate richieste di danno delle numerose parti civili”, che superavano gli oltre 100mila euro, ha annunciato che potrebbe ricorrere in appello.

Le vongole, di origine francese e importate da una società italiana, erano state servite crude, poiché in etichetta non vi erano indicazioni che ne vietavano tale utilizzo.

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