È una bella Fiorentina, moderna, quella che 35 anni fa in un tempo liquida 4 a 1 il Cesena al Franchi. Una squadra che gioca a meraviglia in avanti, facile con Borgonovo e Baggio ma anche grazie agli schemi di un giovane tecnico emergente come lo svedese Sven Goran Eriksson. Un tecnico che fa della zona il suo credo in un momento in cui in pochi la utilizzano: per farla servono calciatori che conoscono quegli schemi, a partire dalla difesa.

Pilastro di quella viola, nei due anni di Eriksson, è Glenn Hysen: di Goteborg, aveva iniziato con la pallamano dividendosi però anche col campetto di erbetta. Alla fine preferisce usare i piedi e comincia dal Warta, un club di Goteborg che gioca nelle serie minori: è forte, elegante ma incisivo, sa toccare il pallone e capisce l’evoluzione dell’azione, per questo si guadagna la chiamata di un giovane mister 31enne e che dopo aver stupito nelle serie minori con il Degerfors è approdato al Goteborg, Sven Goran Eriksson. Una squadra che cresce, stupisce, fino a calare un fantastico “treble” nel 1982, vincendo la Coppa di Svezia, il campionato e addirittura la Coppa Uefa battendo l’Amburgo in una doppia finale senza storia, con gli svedesi che vincono per 1 a 0 l’andata e 3 a 0 il ritorno in Germania.

Mister Eriksson va via, al Benfica, mentre Hysen resta per un altro anno prima di passare al Psv: in Olanda gioca due buone stagioni ma torna al Goteborg nel 1985, rivincendo la Coppa Uefa contro il Dundee in finale ed eliminando l’Inter ai quarti. Glenn ha già 28 anni quando arriva di nuovo la chiamata di Eriksson: la carriera del mister era decollata, dal Benfica alla Roma, dove aveva vinto una Coppa Italia e sfiorato lo Scudetto. Ma nel 1987 aveva puntato su di lui la Fiorentina di Pontello. Grossi investimenti non sono previsti: l’ossatura della squadra è già buona con molti giovani italiani, Baggio su tutti e poi Berti, Di Chiara, Carobbi ed esperti come Ramon Diaz. Ma serve qualcuno che conosca i movimenti della difesa a zona e Sven per questo si affida a Glenn Hysen.

Per la verità c’è la forte concorrenza del Manchester United: Ferguson è un grande estimatore di Glenn, che però si accasa alla Viola. Al Goteborg circa un miliardo e mezzo di lire. Il difensore che per carattere è uno allegro e guascone si ambienta subito a Firenze, anche grazie all’aiuto di Kurt Hamrin, ormai fiorentino d’adozione che agevola l’inserimento del connazionale. Inserimento che avviene anche a colpi di scherzi ai compagni, come lo stesso Hysen racconterà in un’intervista a Tmw, tra cassette di pesce nascoste nell’auto di Renzo Contratto e mobili fatti sparire dalle stanze del ritiro.

In campionato è il più presente, distinguendosi sia per i movimenti in difesa sia per la sua presenza in area di rigore avversaria sui calci piazzati, presenza che tuttavia gli varrà solo un gol, contro il Pescara. Presente e tosto da superare anche per gli avversari, come ricorda un duello con Altobelli ad alta tensione: ai tifosi Viola piace, e piace anche la bellissima moglie Helena. Nella seconda stagione, con gli arrivi di Dunga e Borgonovo l’auspicio è quello di una squadra più competitiva ma ogni volta che la Viola sembra destinata a spiccare il volo arrivano battute d’arresto più o meno clamorose. Hysen è costante, intanto è diventato anche capitano della sua nazionale: in una gara di qualificazione a Italia 90 contro l’Inghilterra una sua entrata dura su Lineker resta tuttora nell’iconografia calciofila svedese.

Con il ridimensionamento di Pontello e con Eriksson che torna in Portogallo, per Hysen l’avventura in Italia è chiaramente al capolinea: si rifà sotto Ferguson con lo United ma alla fine Glenn sceglie il Livepool, scelta che già da sola lo porta nel cuore dei tifosi Reds. Era un Liverpool che veniva dalla tragedia di Hillsborough, infatti le prime uscite di Hysen sono per far visita ai sopravvissuti, poi diventa un pilastro della difesa Reds che con lui vince la Premier e la Charity Shield. Ormai 33enne torna per giocare le ultime stagioni nel Gais, altra squadra di Goteborg per poi chiudere la carriera.

Fuori dal campo la sicurezza con cui guidava le difese viene meno, le uscite a vuoto aumentano: viene accusato di omofobia dopo un’aggressione nel bagno di un aeroporto, ma lui stesso e testimoni riferiscono fosse una reazione a una vera e propria molestia subita, e che in ogni caso fosse difficile credere a quell’accusa essendo stato Glenn un fermo supporto al figlio Anton, anch’egli calciatore che già nel 2011 ha fatto outing sulla propria omosessualità. Tra partecipazioni più o meno riuscite a reality svedesi e scivoloni per dichiarazioni improvvide, Glenn sembra ancora quello dei ritiri alla Fiorentina, come ha ricordato anche il figlio Tobias per salvarlo da uno dei tanti scivoloni: “Ha un modo allegro di dire quello che pensa, ed è anche un suo svantaggio”. Meglio con le scivolate che con gli scivoloni Glenn.

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