Il 2024 è l’anno di Marc Marquez. Non ci sono altri protagonisti, solo comprimari. I titoloni di novembre sono già pronti: Marquez domina oppure Marquez fallisce. Non ci sono altre strade percorribili. Lo spagnolo è ancora oggi investito di un’aura differente da tutti gli altri piloti, è l’unico in pista che ha gareggiato e vinto contro gli ultimi grandi campioni della MotoGP come Dani Pedrosa, Jorge Lorenzo, Andrea Dovizioso e Valentino Rossi. Quartararo? Martin? Bagnaia? “Bravi piloti, ma nessuno è come Marc”. È questo il pensiero comune che si legge nei gruppi Facebook, Telegram o sotto i post di Instagram, è questo quello che pensano la maggior parte degli appassionati della MotoGP.

Quest’anno è l’anno della rinascita, del grande ritorno, della riscossa, per qualcuno anche della resurrezione del pilota spagnolo che è pronto a lottare per conquistare il suo nono titolo, pareggiando il palmares di Valentino Rossi, e chi invece crede che l’ex portacolori della Honda non riuscirà ad affermarsi al debutto in sella alla Ducati. Un neo, quello del numero di titoli mondiali, che Marc vuole al più presto sanare. La competizione con il Dottore c’è anche adesso che Rossi si è ritirato perché l’ossessione di essere il migliore, il più grande di tutti, Marquez ce l’ha nel sangue e voglio conquistare altre vittorie, altri titoli, altri record per rimanere, come se ce ne fosse ulteriormente bisogno, nella leggenda di questo sport.

Quindi è già scritto nel cielo? Marc Marquez sarà campione del mondo nel 2024? Io sono convinto di due cose: Marc è il favorito, senza se e senza ma. È vero, ci sono piloti che conoscono la Ducati Desmosedici meglio di lui, ma nessuno di loro è Marquez in termini di talento, di istintività, di aggressività e di guida. Nessuno. E se anche piloti di minor calibro come Fabio Di Giannantonio, Marco Bezzecchi e Johann Zarco – con tutto il rispetto – sono riusciti a vincere una o più gare, allora è logico supporre che Marc possa fare molto meglio dei piloti citati, che prima di salire su una Ducati non erano affatto dei fenomeni.

Aggiungiamo anche che le Ducati del team satellite – come la squadra di Gresini e VR46 – saranno quelle della passata stagione, quelle che hanno stradominato conquistando 17 gran premi su 20 tappe, monopolizzando il podio per otto gran premi e costringendo i marchi avversari a pregare Dorna – la società spagnola che gestisce la MotoGP – a concedere loro delle concessioni per ridurre la distanza competitiva tra l’azienda di Borgo Panigale e le altre case motoristiche. Insomma, Marquez non ha scuse. Deve vincere.

C’è solo un problema: la forza di Pecco Bagnaia, campione del mondo in carica. Non mi soffermo su Jorge Martin, talento puro, vero, ma non è il campione. Bagnaia ha vinto nel 2022 contro Quartararo, recuperando 105 punti in otto gran premi, ha vinto contro la sua stessa moto guidata da Martin nel 2023 nonostante le Sprint e l’incidente in Catalunya. I test a Sepang e il travolgente record nei test in Qatar della scorsa settimana rendono l’idea di quanto Pecco sia in forma, concentrato, sereno, convinto delle proprie qualità e del passo in avanti fatto dalla Ducati con la sua GP24.

Adesso è chiamato all’ennesima crescita, a una sfida ancora più improba. Se Pecco Bagnaia dovesse impedire a Marquez di conquistare il nono titolo e vincere lui il terzo “anello” della MotoGP, allora dovremo, per forza, iniziare a considerare Francesco Bagnaia un fenomeno, esattamente come quelli che ha battuto Marquez in passato, un vero campione della storia del Motomondiale.

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