Carlo Ancelotti rischia il carcere. La Procura di Madrid chiede quattro anni e nove mesi di reclusione per il tecnico italiano: l’accusa è di evasione fiscale, nello specifico una frode all’erario spagnolo per un importo di circa un milione di euro negli anni fiscali 2014 e 2015, quindi all’epoca della prima esperienza da tecnico sulla panchina del Real. Cosa viene contestato ad Ancelotti? Secondo il quotidiano Marca, l’allenatore è accusato di due reati contro l’Erario, poiché nonostante lui stesso abbia affermato di essere residente in Spagna a fini fiscali e che il suo domicilio era a Madrid, ha omesso di eseguire la prestazione corrispondente allo sfruttamento dei suoi diritti di immagine che aveva ceduto ad altri enti. Già nel 2021 l’Agenzia delle Entrate spagnola chiese ad Ancelotti per recuperare la cifra di 1,4 milioni di tasse non pagate: all’epoca l’allenatore era appena tornato sulla panchina del Real dopo le esperienze con Bayern Monaco, Napoli ed Everton. Il suo nome era comparso nella ‘blacklist’ dei contribuenti con più di 1 milione di euro di pendenze con il Tesoro.

Ancellotti è stato raggiunto dalla notizia della richiesta della ‘Fiscalia’ mentre si concentrava sulla partita di Champions League contro l’RB Lipsia: il ritorno degli ottavi di finale è in programma mercoledì sera alle ore 21, il Real ha vinto 1-0 all’andata. Le accuse contestate all’allenatore però partono da un decennio fa: Ancelotti diventò per la prima volta allenatore del Real Madrid nel luglio 2013, con un contratto fino al 30 giugno 2016. Nel contratto di lavoro, sostiene la Procura, la retribuzione includeva ” oltre alla prestazione lavorativa, anche i proventi derivanti dalla cessione dei diritti di immagine al club”. Ancelotti nel frattempo da luglio 2013 aveva cominciato a lavorare e risiedere in Spagna, fissando il domicilio in un’abitazione in centro a Madrid. Il tecnico italiano lasciò la panchina del Real a maggio 2015, ma rimase nella casa in affitto fino ad ottobre, stando alla ricostruzione degli inquirenti spagnoli.

E qui arriva l’accusa della Procura, come riporta Marca: “Per evitare la tassazione dei proventi derivanti dai diritti d’immagine”, sia quelli percepiti dal Real Madrid che da altri marchi in occasione di vari eventi, Ancelotti avrebbe fatto ricorso ad una rete di trust e società che i pm spagnoli definiscono “complessa” e “confusa“. L’allenatore è accusato di aver “simulato” la cessione dei suoi diritti di immagine ad enti “privi di reale attività” perseguendo “l’occultamento del reale beneficiario dei proventi dei suoi diritti di immagine, in modo che né lui né alcuna di dette società debbano pagare tasse sulle ingenti somme ricevute in Spagna o fuori dal nostro Paese”.

Ancelotti, secondo la Procura, nella sua dichiarazioni dei redditi ha comunicato solo la retribuzione per il suo ruolo di allenatore percepita dal Real Madrid. Tuttavia, “ha omesso tutte le entrate corrispondenti allo sfruttamento dei suoi diritti di immagine”. La Procura sostiene, scrive ancora il quotidiano Marca, che i proventi derivanti dalla cessione dei diritti di immagine corrispondevano a redditi pari a 1.249.590 euro nel 2014 e 2.959.768 euro nel 2015: Ancelotti o gli altri enti non avrebbero pagato – è l’accusa – nemmeno un euro di tasse su questi importi.

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